Il conflitto Russo-Ucraino sembra giunto ormai da qualche mese all’auspicato punto di svolta. Per più di un anno ha attraversato crudeltà e violenze di ogni genere, devastazioni pesanti sul terreno. Tante inenarrabili sofferenze, fisiche e morali, tutte le peripezie e le vessazioni che le popolazioni civili hanno dovuto duramente sopportare.
Il motivo del punto di stallo della guerra
Il conflitto sembra giunto ormai ad un vicolo cieco, senza sbocchi apparenti. Il motivo dello stallo è posto sul carattere assunto dalla contesa: lo status di guerra di posizione, in cui nessuna delle due parti belligeranti resta animata o sostenuta da quella particolare forza ( o spirito ) di attesa di chissà quali roboanti, o spettacolari imprese di conquiste territoriali. O comunque di svolte clamorose delle armate in loco.
Forse, la mancanza assoluta di quel successo, che doveva essere decisivo e definitivo sull’avversario, e che all’inizio probabilmente era stato pure accarezzato, o in qualche modo sperato nell’anno trascorso delle operazioni militari, ha dato alla guerra quel carattere di stanchezza che oggi serve certamente a diminuire – almeno negli ultimi mesi – l’intensità della sfida e lo stesso fumus di superiorità di una armata sull’altra. Insomma manca sul campo proprio la convinzione che si possa ottenere, da alcuna delle parti armate quella superiorità militare, totale ed assoluta.
E’ di nuovo il momento della diplomazia
Ecco allora essere giunto di nuovo il momento della diplomazia che può far capolino e bussare alla porta dei due avversari. E sperare di essere accolta. Le condizioni perché si arrivi alla cessazione del fuoco sembrano essersi avverate tutte. Porteranno infine all’avvio delle discussioni bilaterali ? E le eventuali discussioni – una volta avviate – condurranno finalmente a quella pace stabile e che sia anche giusta e di cui tutti avvertono l’urgenza oggi ? Certo il tempo non dovrà essere lasciato trascorrere a vuoto. E neppure utilizzato in modo poco costruttivo o poco propositivo.
I presupposti per l’avvio delle trattative sembrano essere realisticamente concretizzati. Occorre allora assicurarsi che essi portino ad una pace stabile, in quanto fondata sul diritto e sulla giustizia.(Foto
Due importanti constatazioni
Diverse sono le constatazioni da fare, ma due sono certamente molto importanti e non trascurabili. La prima essenziale evidenza su cui occorre riflettere, è senza dubbio quella che anche questa guerra – come qualunque altra, in precedenza accesa nel Pianeta – non ha risolto alcuno tra i problemi che precedentemente avevano avvelenato i rapporti di buon vicinato tra Mosca e Kiev.
Nessuna guerra ha infatti mai risolto alcuna controversia internazionale. A quello scopo l’unica via, ritenuta da sempre utile, è quella che resta ancorata ad oneste trattative, condotte però senza pregiudizi e senza prevenzioni.
La seconda evidente osservazione che salta fuori subito è che il conflitto ha addirittura inasprito, o comunque riacutizzato, vecchi e mai del tutto sopiti rancori. Ha avvelenato gli animi, in maggior misura di prima, ha riportato in superficie le immancabili divisioni tra le due Nazioni. Ha infine ingigantito perfino semplici dispute personali, tra i capi di Stato o di governo.
Tutto questo sembra proprio l’irriducibile avversario della civiltà. E sembra perfino anche l’esatto contrario di quanto debba costituire invece l’essenza dello spirito di convivenza che deve unire i popoli della Terra.
Ripartire dagli accordi di Minsk
In merito al conflitto Russo-Ucraino, resta allora doverosa la ripartenza con le trattative, avendo sempre come base quelli che furono già gli accordi di Minsk. E resta pure doveroso il ricominciare, avendo sempre bene in mente le giuste, corrette e sincere richieste di sicurezza, avanzate dai due contendenti.
Su quella base, non è più tanto importante accertare chi delle due parti possa aver avuto la colpa maggiore dell’avvio delle ostilità, il 24 febbraio 2022. Assume invece un’ importanza più basilare l’annotazione che un anno e più di guerra, crudelmente combattuta, non ha portato ad alcun sostanziale e rilevante mutamento dei confini precedenti dei due Paesi. E neppure – a ben vedere – ha recato quella trasformazione psicologica, di rilevante entità, della condizione dei due Paesi in lotta. Cosa che, in genere, si accompagna alle vicissitudini sofferte dalle popolazioni delle Nazioni in lotta. E divide irreparabilmente tanto i popoli, come pure i governi interessati dalle violenze sul campo.
Quanto detto, nel caso che qui ci occupa, non sembra, per fortuna, essere motivo di separazione o divisione nelle discussioni che dovranno aprirsi. È allora possibile ripartire, senza però perdere altro tempo con preliminari o con questioni pregiudiziali. Le condizioni per l’avvio di oneste trattative ci sono tutte, non bisogna lasciarle fuggire. Occorre procedere, però, con convinzione e tenacia, e dalle due parti.
Conflitto russo-ucraino: il ruolo del Vaticano
A rafforzare appunto il convincimento che la tenacia debba essere l’arma più solida in grado di ritrovare il filo in grado di riunire i punti d’incontro tra Kiev e Mosca, una funzione decisiva la riveste o la assolve il Vaticano. La Santa Sede, praticamente da sempre, ha proficuamente e tenacemente operato per la ricerca del bene comune e per la tutela del bene supremo della Pace, in ogni parte del Mondo.
Ha pienamente operato nel passato a quei fini ed anche nel conflitto Russo-Ucraino l’attività diplomatica è stata già spesa nei limiti possibili del caso. Ha dato un contributo prezioso ed indispensabile affinché il filo, anche sottile e non appariscente, del contatto tra i due Paesi belligeranti, non s’interrompesse mai. Anzi si tenesse pronto in vista o in attesa della maturazione di tempi migliori.
La funzione della Santa Sede per la tutela della Pace mondiale è essenziale, anzi è estremamente e decisamente utile e proficua. La Sede Apostolica ha pienamente corrisposto alle aspettative mondiali della necessità di preparare – nelle contese planetarie – il terreno adatto e la promozione delle condizioni idonee alla messa in funzione del dialogo.
Questa proficua attività – che ha sempre offerto ottimi risultati – è dunque attesa anche in questo conflitto, affinché esso sia fermato dall’azione diplomatica. La forza della Santa Sede è non solo diplomatica e politica, ma anche spirituale e morale.
Sebastiano Catalano
Giovanna Fortunato