Sei famiglie italiane su dieci scelgono il discount per fare la spesa e negli ultimi dodici mesi questa quota è aumentata di quasi nove punti percentuali. Tra il 2007 e il 2013, la fetta di famiglie che acquista presso hard discount è quasi raddoppiata, superando il 21% nel 2011. La punta massima del fenomeno di coloro che si rivolgono ai discount per fare la spesa si è verificata nel Mezzogiorno (dal 65% al 73%), anche se in termini incrementali si sono avute variazioni anche più ampie al Nord, dove il salto è stato di quasi dieci punti percentuali (dal 46% al 55,5%), e al Centro (dal 53% a quasi il 62%). È quanto è emerso dall’audizione sul Def (documento economico e finanziario) che il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, ha tenuto davanti alle Commissione speciali di Camera e Senato.
Il carrello della spesa s’impoverisce dei prodotti base per l’alimentazione: -4% la frutta, -3% gli ortaggi, -7% il grana padano, -3% il parmigiano reggiano. Mentre la carne bovina registra un calo delle macellazioni del 7% nel primo trimestre nel 2013. Questi valori, sono più rilevanti al Sud, dove è anche più consistente l’aumento del numero delle famiglie che hanno chiesto un aiuto per sopravvivere: in tutt’Italia, si è registrato nel 2012 un aumento del 9%, con un totale di 3,7 milioni di persone coinvolte. Tra queste, i bambini. Nel mese di aprile, il Rapporto sul benessere dei bambini, sempre dell’Istat, rilevava che dei 723mila bambini italiani in stato di povertà assoluta, metà vive al Sud. Quasi la metà delle famiglie in povertà, nel 2011 non ha svolto una vacanza, il 40% non ha a disposizione 800 euro per una spesa imprevista e l’11% ha problemi per permettere ai figli di fare pasti proteici adeguati nell’arco settimana.
Non solo l’alimentazione è a rischio. Anche le cure sanitarie subiscono una forte flessione a causa della crisi economica. Da quando ha avuto inizio la crisi economica, il 71% delle famiglie italiane ha quasi eliminato le spese per la sanità (visite mediche e analisi cliniche e radiologiche) mantenendo quella “incomprimibile” – come l’ha definita Giovannini nel corso dell’audizione – per i medicinali. Tra le famiglie più povere, questi tagli hanno riguardato il 70% dei nuclei. Questo avviene a causa della diminuzione del reddito disponibile delle famiglie consumatrici – diminuito nel 2012 del 2,1% rispetto all’anno precedente, con una riduzione ancora più consistente nell’ultimo trimestre, pari al 3,2% rispetto all’analogo trimestre del 2011 – e del conseguente decremento del livello di spesa, che è sceso dell’1,6% nel 2012 (del 2,1% nel quarto trimestre).
Il presidente dell’Istat ha confermato che il prodotto interno lordo italiano “dovrebbe ridursi nel 2013 in una misura molto vicina a quella stimata dal governo nel Def”, che prevede una contrazione dell’1,3%, aggiungendo che per il nuovo anno ancora non è possibile valutare l’impatto delle misure che prevedono lo sblocco di quaranta miliardi di crediti verso le imprese da parte della pubblica amministrazione. Un vero e proprio “grido d’allarme” il presidente l’ha rivolto evocando la questione della frequenza scolastica e dell’elevato abbandono da parte dei giovani stranieri: “Se un ragazzo straniero su due lascia la scuola prima dell’adempimento scolastico – ha affermato Giovannini – nella migliore delle ipotesi stiamo creando una forza lavoro non educata e quindi inadatta, nella peggiore è una molla di rivolta sociale che in altri Paesi conosciamo molto bene”.
Nonostante i dati allarmanti sopra richiamati, secondo gli ultimi rilevamenti elaborati dall’Istat è in controtendenza la fiducia dei consumatori. Pur riferendosi alla situazione economica generale e non a quella dei singoli individui, ha raggiunto livelli in rialzo ai quali da tempo non si assisteva. È significativo e meriterebbe qualche riflessione il fatto che mentre il clima di fiducia diminuisce nel Nord-Est, aumenta nel Nord-ovest, nel Centro e nel Mezzogiorno, che evidentemente, nonostante la crisi che sferza l’economia e angoscia le famiglie, è anche dotato di risorse proprie, individuali e collettive, in grado di fronteggiare una situazione così difficile e rispetto alla quale ancora non si intravvede una possibilità di via d’uscita.
Roberto Rea