Cosa c’è in un bicchiere di vino? Se proviamo a chiederlo a chi di vino se ne intende ci dirà molto probabilmente che ci sono profumi floreali, note erbacee e magari una spunta di riduzione.
Se ci rivolgiamo a chi il vino lo produce, un ambaradan intriso di tecniche e processi entrerebbe dalle nostre orecchie e il desiderio di impugnare il nostro calice e portarlo al naso si farebbe attendere. Ma questo difficilmente accadrebbe.
Nel vino sono ammesse fino a una sessantina di additivi, previsti ovviamente da un disciplinare, nulla di illecito o malsano per intenderci. In tempi di consumo responsabile e cibo etico le abitudini legate al consumo di vino sono molto cambiate. Il consumatore vuole scoprire il patrimonio di tradizioni che c’è dietro un bicchiere di vino, ricercando il prodotto di maggiore qualità e bevendolo con moderazione.
Ingredienti del vino e valori nutrizionali in etichetta
L’Europa sta discutendo da tempo sul consumo consapevole del vino. La domanda oggi è cambiata: cosa c’è dentro? Dall’8 dicembre 2023 sarà obbligatorio indicare in etichetta l’elenco degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale dei vini secondo le ultime integrazioni al Regolamento Ue 2021/2117 pubblicato il 2 dicembre 2021.
Sette sono attualmente le indicazioni obbligatorie presenti in ogni etichetta di vino: l’indicazione sui solfiti, la percentuale di alcol, il lotto, il volume nominale della bottiglia, nazione di produzione, l’azienda imbottigliatrice e la denominazione d’origine.
Lo dico subito: questa storia delle nuove indicazioni in etichetta stuzzicherà l’orgoglio dei produttori dei vini “naturali”, ottenuti da un processo di vinificazione senza aggiunta di solfiti e conservanti, e dei produttori dei vini “convenzionali”.
Tra le informazioni gli additivi
Partiamo dal presupposto che solo alcune informazioni dovranno essere riportate in etichetta. Ci sono delle pratiche enologiche autorizzate che consentono l’introduzione di sostanze come additivi o coadiuvanti tecnologici. Secondo il Regolamento Ue da poco ratificato solo gli additivi sono soggetti a etichettatura. In etichetta, dunque, potremo trovare dal più comune e imprescindibile acido tartarico (la spalla del vino, il più importante, alcune volte aggiunto per correggere l’acidità fissa del vino) alla resina di pino d’Aleppo (questa aroma conferisce delle note balsamiche gradevoli che aumentano la percezione di freschezza del vino).
Informazioni aggiuntive in digitale
Sempre in etichetta troveremo l’indicazione dei valori nutrizionali di riferimento. In tali casi, l’indicazione degli ulteriori valori nutrizionali, quali la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale, potrà essere consultata tramite QR-code o siti internet, da riportarsi sull’imballaggio dei prodotti in questione. Si potrà in tal modo ovviare all’effetto “bugiardino” con etichette piene di informazioni e simboli che potrebbe non facilitare un’immediata comprensione del consumatore e procurare ingiustificato allarmismo. Il Regolamento, va precisato, non permette la profilazione dei dati personali: cioè non è consentita l’attività di raccolta ed elaborazione dei dati ai fini commerciali.
Scelte d’acquisto più consapevoli
Chi ci guadagna e chi ci perde? Tutti hanno qualcosa da imparare. Sia i produttori che i consumatori. Per quest’ultimi, le nuove indicazioni saranno di fondamentale importanza al fine di compiere scelte d’acquisto più consapevoli, sicure e salutari. In forza dell’odierno quadro normativo europeo sulle bevande alcoliche sono già presenti alcune indicazioni, come il logo che sconsiglia l’assunzione di alcol per le donne in gravidanza. In alcuni Paesi extra europei, Stati Uniti per esempio, nel retro etichetta del vino sono già da tempo riportati sia i valori nutrizionali che il cosiddetto “government warning”, con indicazioni chiare sul rischio derivante dall’assunzione eccessivo di alcol.
L’importanza di adottare stili di vita più sani
Per i produttori l’introduzione di informazioni sugli ingredienti e sul valore energetico dei prodotti vitivinicoli rappresenta una sfida di non poco conto. Non si tratta di uno sfregio alla cultura del bere come qualche politico nostrano ha affermato sommariamente. Di sfregio, di legge anti-vino, si può parlare in riferimento alle etichette irlandesi recante l’”health warning” perché assimilano l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino. Il punto qui è spingere i consumatori ad adottare stili di vita più sani. E poi, perché mentre tutti gli altri cibi contengono indicazioni sugli ingredienti e i valori nutrizionali il vino non dovrebbe contenerne?
Gli italiani e il vino
Il consumo del vino in Italia, ci rivelano gli ultimi dati del Censis, sta scendendo. Il nuovo volto dei consumatori italiani di vino – oggi a quota 29,4 milioni (ovvero 55% della popolazione) – è, quindi, sempre più moderato. In quasi tutti i Paesi Europei, un po’ meno quelli dell’area balcanica perché con una tradizione legata alla birra e altre bevande alcoliche, il vino è la bevanda alcolica più consumata. Se è amore verso questa bevanda alcolica, ricca di storia e fascino, allora occorre conoscerla fino in fondo. È un diritto, per i consumatori, conoscere a pieno ciò che stanno bevendo. L’importanza di educare al bere bene è la migliore risposta che si può dare a quei governi che trattano argomenti delicati come l’eccessivo consumo di alcolici con misure inique, finendo così per demonizzare la bevanda alcolica più apprezzata al mondo.
Conoscenza limitata dei consumatori
Per finire, una considerazione. Per il consumatore, alla luce delle nuove etichette, capire cosa sia un ingrediente, un additivo o un coadiuvante tecnologico non sarà facile. Il rischio che corriamo è quello che egli possa rimanere incagliato nella rete del mare agitato di internet con notizie fuorvianti e allarmanti. Da qui l’importanza di educare al bere bene e responsabile come più volte ricordato, mediante non solo iniziative legislative ma formative. Produttori, operatori del settore e sommelier, non importa di quale associazione, molti dei quali oggi anche influencer, non dovranno più solo spiegare cosa ci sia dietro un calice di vino ma anche dentro.
E questo andrà fatto con una sensibile intelligenza e la giusta competenza. Infine, uno scenario. Sebbene l’etichettatura degli ingredienti per il vino venga discussa da un decennio, soprattutto a livello europeo, la percezione dalla parte dei consumatori è limitata. Fin qui la domanda più gettonata è stata “Contiene solfiti?”. Ma adesso il background, considerata la scarsa conoscenza da parte dei consumatori su cosa ci sia realmente dentro il calice, diverrà un punto chiave. Bacco non voglia abbandonarci ad una inutile guerra tra convenzionalisti e naturalisti! Piuttosto venga in nostro soccorso.
Domenico Strano