Riportiamo le riflessioni del Prof Francesco Pira a proposito del razzismo, a partire dal monito costante di Papa Francesco sui migranti e i rifugiati bisognosi d’accoglienza.
Nell’Italia settima potenza più industrializzata, ancora in emergenza pandemica, si percepisce l’indifferenza nei confronti dei migranti che, quasi ogni giorno, muoiono in mare. Papa Francesco continua a ripetere che siamo tutti fratelli, con qualunque colore della pelle e che senza l’altro non siamo niente. Purtroppo, non sempre ce ne ricordiamo. Recentemente, i giornali hanno ricordato Lampedusa per un motivo molto importante. L’8 luglio del 2013 il Papa volle raggiungere l’isola per portare conforto ai migranti, ai rifugiati e sostenere la comunità lampedusana dedita all’accoglienza.
Un viaggio che voleva risvegliare le coscienze e che ci aiutò a comprendere il percorso del suo pontificato. Nella sua preghiera pronunciò queste parole, invocando il perdono di Dio: “Perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore. Perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. La comunità internazionale abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore”.
Razzismo / Papa Francesco: migranti e rifugiati bisognosi d’accoglienza
Quest’anno l’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Alessandro Damiano, ha voluto registrare un videomessaggio per ricordare il IX anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa. Nel suo videomessaggio ha detto: “Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza. Ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore. Sono trascorsi 9 anni e ciò che accadde in quegli anni continua ad accadere. Uomini, donne e bambini in fuga, fratelli e sorelle in umanità continuano a morire nel Mediterraneo e non solo.
Siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto. Su questa indifferenza risuona l’appello divino: “dov’è il tuo fratello?”. Non è emergenza è movimento di popoli in fuga. Urge un sistema per una accoglienza degna, trasferimenti rapidi e vie legali d’accesso. Adesso”.
Contro il razzismo / Papa Francesco: Lampedusa, migranti e il bisogno d’amore
Ecco, ha ragione Mons. Damiano quando afferma che stiamo vivendo la globalizzazione dell’indifferenza. In questa società liquida nella quale i punti di riferimento naturali sono perduti, assistiamo infatti allo svilupparsi di una società fortemente individualista ed egoista. In questo contesto si innestano gli altri, i migranti, che in qualche modo tentano di usurpare quella fragile identità, con i quali appare inverosimile dover condividere lo stesso sentire globale. La migrazione ormai da alcuni anni ha dimostrato essere un tema capace di rispondere perfettamente all’esigenza di alimentare il frame della paura che crea consenso e dunque potere sull’opinione pubblica.
Proporre la contabilità dei flussi, mostrare gli sbarchi e i centri di accoglienza, associare quei volti senza nome a paesi attraversati dalla guerra e dal terrorismo. Associare seppure indirettamente la crisi economica ai migranti che stanno cercando di entrare in Europa, enfatizzare i fatti di microcriminalità diffusa che coinvolgono stranieri. Sono tutti elementi utili a delineare un quadro ben preciso, capace di generare un atteggiamento di paura e insicurezza. Sentimenti che in alcuni casi evolvono purtroppo in ostilità e violenza verso coloro che sono percepiti come “degli intrusi” che turbano la nostra relativa sicurezza e minacciano il nostro benessere.
Contro il razzismo / La paura dell’ignoto
Il grande sociologo Bauman aveva descritto questa paura con queste parole: “Ciò che non siamo in grado di gestire ci è ignoto; e l’ignoto fa paura. La paura è un altro nome che diamo al nostro essere senza difese”. Niente di più vero. Per combattere la paura è necessaria la capacità di gestire. Gestire le informazioni, avere gli strumenti culturali che fanno comprendere quale sia la verità. Se prevale l’informazione parziale o distorta, la rappresentazione della migrazione rimane qualcosa altro da noi.
Soprattutto non ci mostra le interdipendenze che ci legano a loro. Non ci spiega che l’aumentare del divario economico tra nord e sud del mondo è il fattore scatenante dei flussi migratori, che lo sfruttamento economico di cui la nostra società occidentale beneficia ne è causa, che la stessa tecnologia che ci ha aperto a possibilità quasi infinite è la stessa che mostra il divario e che motiva gli esclusi a cercare di non esserlo più.
Contro il razzismo / Papa Francesco: Lampedusa, migranti e il bisogno d’amore
Così immagini ad alto tasso di drammaticità, decontestualizzate, suscitano emozioni nel pubblico e ne influenzano le decisioni. Si alterano così i processi di costruzione dell’opinione pubblica e la popolazione continua a non comprendere il fenomeno migratorio. L’industria della disinformazione in tutto questo ha giocato, e continua a giocare, un ruolo fondamentale. Tantissime le fake news diffuse sui fenomeni migratori.
Pertanto, la migrazione presenta molteplici aspetti critici: un livello di complessità elevato della sua narrazione e la sua stessa cronaca, se non accurata e approfondita, può generare visioni del mondo alterate o parziali. Risulta fondamentale definire il quadro geopolitico, culturale, sociale, così come l’uso di una terminologia appropriata e corretta nella descrizione di individui e di situazioni di evidente drammaticità.
Così la rappresentazione falsata e parziale del fenomeno migratorio alimenta il frame della paura e con tutta evidenza condiziona in profondo la società e gli individui, che si trovano schiacciati tra il flusso continuo di notizie e un utilizzo spregiudicato di alcune specifiche parole chiave e la politica che nella ricerca ossessiva di consenso, a fronte di una crisi di credibilità, sfrutta il tema come elemento per esacerbare la contrapposizione tra le diverse posizioni ideologiche.
Papa Francesco / Contro il razzismo: il bisogno d’accoglienza dei migranti
Non possiamo negarlo siamo tutti diventati potenziali citizen reporters che, se solo dotati di uno smatphone, possono registrare e immediatamente inviare nelle reti globali qualsiasi illecito compiuto da chiunque, in qualsiasi luogo. Le urla del razzismo e del rifiuto sono la colonna sonora del nostro quotidiano. Il fenomeno non è governato correttamente, lavoriamo male sull’emergenza e non lavoriamo completamente sulla progettazione.
Tutti dobbiamo comprendere la necessità del cambiamento e della svolta nazionale e internazionale. La società in rete costituirà isole invece di uno spazio comune, dove ognuno si sentirà in diritto di condividere notizie false o di postare immagini capaci di terrorizzare chiunque. Ritornando a Bauman mi piace ricordare una sua citazione: “La paura deve per forza cercare, inventare e costruire gli obiettivi su cui scaricare l’odio mentre l’odio ha bisogno della spaventosità dei suoi obiettivi come ragion d’essere”. Noi non possiamo più permettere che esistano persecuzioni di genere o razziali sulle quali scaricare le nostre frustrazioni e bisogna agire “qui e ora” così come suggerisce Mons. Alessandro Damiano.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.