Lo scorso 28 novembre, nella “Sala dei miracoli” della chiesa San Raffaele Arcangelo di Acireale, si è tenuto un interessante incontro con Gary Drinkard, ex condannato a morte in Alabama, testimone della campagna “Città per la vita, città contro la pena di morte”.
All’importante evento sono intervenuti don Orazio Barbarino, rettore della chiesa San Raffaele Arcangelo e Walter Cerreti della Comunità di Sant’Egidio. La dott.ssa Giuliana Russo ha moderato l’incontro.
No alla pena di morte
L’appuntamento, fortemente voluto da don Barbarino, è stato un significativo momento per confermare le ragioni del no incondizionato alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele e disumana. Negli interventi che si sono succeduti si è ribadito come la condanna a morte indica una mentalità violenta che di fatto non risolve nessun problema. Quando uno Stato la applica compie un assassinio e mostra la stessa determinazione del criminale nel ricorrere alla violenza fisica. Recenti ricerche hanno evidenziato che nei Paesi che mantengono la pena di morte vi è un numero maggiore di omicidi rispetto a quelli che l’hanno abolita. E che tali omicidi aumentano velocemente dopo le esecuzioni.
La toccante testimonianza di Gary Drinkard
Gary Drinkard, liberato dalla pena di morte in Alabama, ha condiviso la sua struggente esperienza. Veramente toccanti le sue parole! Nel 1993, la sua tranquilla e felice vita familiare è stata sconvolta. La polizia ha fatto irruzione nella sua casa, trovando una piccola quantità di marijuana e accusandolo ingiustamente di omicidio, lo ha condannato alla sedia elettrica.
Mentre era rinchiuso nel braccio della morte, Gary ha sperimentato la crudeltà del sistema giudiziario. Lì ha osservato la disperazione, la mancanza di fiducia e di speranza, così come il suicidio e la pazzia di molti suoi compagni di prigione. La sua liberazione è avvenuta solo grazie al sostegno di avvocati competenti che hanno potuto dimostrare la sua innocenza.
“La condanna a morte – sostiene don Orazio Barbarino – non è in armonia con la dignità dell’uomo. Indipendentemente dal modo in cui il condannato viene giustiziato, la pena di morte impedisce la riabilitazione e la riconciliazione, negando la dimensione umana del colpevole”.
Nel suo intervento Walter Cerreti ha sottolineato, con forza, come tanto si può e si deve ancora fare contro questo strumento altamente disumano. Ed inoltre ha voluto ribadire l’impegno che da anni la Comunità di Sant’Egidio porta avanti contro questo fenomeno, non solo in Italia e in Europa, ma in tutti i continenti.
Giovanni Centamore