L’aggressione è stata violenta e brutale e le conseguenze alla persona del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avrebbero potuto essere anche più gravi. Gravissimo è poi l’episodio in sé, tale da indurre alla solidarietà, alla “sincera vicinanza” espressa immediatamente dalla stessa presidenza della Cei. Accanto all’espressione di solidarietà si pone una riflessione, su molteplici piani.
Il primo è relativo alla pressoché inspiegabile “surenchère”, si direbbe con un’espressione francese, cioè quel febbrile gioco al rialzo, quella “spirale” che ha segnato la vicenda politica italiana negli ultimi tempi. Una spirale finalizzata certo ad interessi a corto raggio, in cui molti osservatori hanno colto tratti della crisi che ha caratterizzato i primi anni Novanta: con tutto quel che consegue ai “déjà vu”, francamente desolanti. Per non parlare degli “avatar” degli anni Settanta che sono comparsi in questi giorni intorno a piazza Fontana.
Sembra che, di fronte alla possibilità di chiudere almeno alcuni aspetti di una lunghissima “transizione”, che ha segnato il nostro Paese, ci si ritragga. E questo è tanto più grave, perché tutti gli attori devono essere consapevoli che la grande crisi economico-finanziaria del 2007, di cui sembra si possa intravvedere una pur provvisoria soluzione, non fa sconti a nessuno dei competitori internazionali.
Siamo, infine, alle questioni più profonde, relative al tono del sistema-Paese. Da questo punto di vista sono illuminanti le osservazioni del comunicato della presidenza della Cei, che riprende tanti interventi degli ultimi mesi del cardinale Angelo Bagnasco che, proprio pochi giorni fa, ha fatto appello a “un linguaggio serio e sereno”.
Le parole del comunicato diffuso ieri – “auspichiamo per il nostro Paese un clima culturale più sereno e rispettoso al fine di realizzare nella coesione sociale e nella responsabilità politica il bene di tutti e di ciascuno” – si pongono così in continuità con l’invito ad affrontare le più gravi e grandi questioni del Paese nel rispetto delle persone che esprimono diverse posizioni.
Dalla Chiesa italiana, dunque, un richiamo al senso di responsabilità collettiva.
È, per concludere, il momento della chiarezza: il momento di dire dei “no” convinti, senza alcuna reticenza, alla violenza, alla demonizzazione dell’avversario come nemico. Con la consapevolezza che una “spirale” di odio è molto facile da innescare e assai difficile da spegnere, da superare.
Ecco, allora, la necessità di un convinto e condiviso investimento culturale ed educativo per fare crescere insieme il Paese, isolare i violenti e andare avanti con convinzione nella concretezza.
Francesco Bonini