Convegno Azione Cattolica / Il presidente Notarstefano: “Necessario saper leggere i segni dei tempi”

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Giuseppe Notarstefano

I punti di riferimento essenziali per l’Ac si riscontrano nel magistero della Chiesa, nella storia e nell’oggi associativo, nella rinnovata capacità di “leggere i segni dei tempi”. Consapevoli che il momento storico presente mostra elementi di forte complessità.
Quando pensiamo alla pace, alla democrazia, allo sviluppo integrale della persona e alla cura della casa comune, ai diritti umani e alle disuguaglianze: abbiamo però innanzi, allo stesso tempo, un periodo favorevole a costruire nuovi cammini di fede e nuovi percorsi di santità popolare.

Il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, nel convegno dell’ Azione cattolica a Sacrofano, invita la platea a guardare a questo inizio di triennio associativo come Pellegrini di speranza. L’immagine che il successore di Pietro ha voluto come simbolo del Giubileo 2025.

Convegno Azione Cattolica / Donne e uomini che sanno accogliere con speranza questo tempo

Il che vuol dire – lo spiega bene il presidente Ac – essere donne e uomini che sanno ac-cogliere con speranza questo tempo attraversato da guerre, contrapposizioni violente e insopportabili disuguaglianze economiche e sociali. Impegnandosi a dare spazio a una credibile e generativa “cultura dell’abbraccio”, che si rigenera nella fraternità e nella condivisione. E pone in atto gesti e segni di autentica e credibile vita comunitaria. Persone dunque capaci di animare in profondità la vita. Suscitando e accompagnando i fratelli e le sorelle con uno stile evangelico, di testimonianza e di impegno, che si mette in gioco in modo ordinario e quotidiano, nei diversi ambienti e condizioni di vita.

Giuseppe Notarstefano al convegno dell'Azione Cattolica
Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica

A partire dal “cuore ferito” della nostra della democrazia 

I nodi sono tanti e portati all’attenzione anche dalla recente Settimana sociale dei cattolici in Italia tenutasi a Trieste, che ha messo al centro lo stato di salute, il “cuore ferito” (per citare ancora Francesco) della nostra democrazia.
Questione che a sua volta intreccia le coordinate del dibattito su cattolici e cultura e lo scontro titanico, quanto strategico, tra personalismo e individualismo. Una sfida per l’Ac nazionale, in particolare: chiamata ad accompagnare le associazioni territoriali ad essere “generatrici di cultura”, facendosi promotrici di spazi di confronto aperto a tutti.
Un “tutti” fatto di persone che interagisce (più o meno, volenti o nolenti) con una delle grandi questioni del nostro tempo: le migrazioni (interne ed esterne). Una realtà che sta cambiando il volto del Paese, il rapporto tra mobilità e accoglienza, a partire, ad esempio, dalla questione dei “fuorisede”.

Convegno / Un’Azione Cattolica che ricorda a sé stessa ciò che è
e ciò che vuole essere

Una Azione Cattolica che ricorda a sé stessa ciò che è.
E lo fa attraverso le voci dei presidenti diocesani e i delegati regionali presenti. Una famiglia, una famiglia nazionale, fatta di tante famiglie diocesane. Capace di incarnare l’unitarietà intergenerazionale, di condividere ciò che di buono ha da offrire ciascun territorio, poiché “in Ac non è reato copiare”.
Un’associazione di persone che sanno misurarsi con le grandi questioni del tempo sì, ma che sanno fare tesoro anche delle piccole relazioni tessute dal basso. Come può essere un semplice “ti passo a prendere” e ti porto all’incontro parrocchiale.
Un’Ac che ha il gusto buono di quei cinque pani e due pesci e il sorriso contagioso di un popolo semplice che crede ancora nei miracoli. Soprattutto nel miracolo di un abbraccio fraterno e generativo.

Un’associazione che – in quanto tale – rifiuta di lasciarsi sedurre dal “leaderismo imperante”. In Ac, la democrazia si vive e si custodisce, ad ogni livello della sua struttura organizzativa. La democrazia è nel suo Dna. E non potrebbe essere altrimenti.
Di più – lo si è fatto notare in sede di dibattito: è tempo di “esportare con orgoglio” questo nostro stile di vita, negli snodi che caratterizzano la vita delle comunità ecclesiali e civili del nostro Paese.
Democrazia a pensarci bene è un buon sinonimo per sinodalità.

Paradigma perfetto del Cammino sinodale della Chiesa

“L’Azione cattolica, il suo essere, il suo cammino, è paradigma perfetto del Cammino sinodale. Il cammino di una Chiesa che si interroga sul suo stare nel mondo”. Di più: “Le ‘traiettorie sinodali’ di cui si discute in questi giorni, sono le traiettorie di impegno dell’Ac da sempre, dalla sua nascita. Non lo diciamo per vanto, ma per dire ancora una volta che noi siamo nella Chiesa e per la Chiesa. Consapevoli che la strada intrapresa dal Sinodo è solo all’inizio. L’inizio di una scala in salita. Che noi intendiamo percorre tutta con fiducia e Speranza”.

Una stagione nuova e dirimente, come quella vissuta da Vittorio Bachelet

“Abbiamo davanti una stagione nuova per la vita associativa”, “come lo fu quella dei primi anni post-Concilio”, “gli anni di Vittorio Bachelet”. Oggi come allora, “siamo chiamati a rimodellare la nostra presenza, per rispondere con più efficacia alle sfide del nostro tempo”. “Con i nostri limiti, ma anche con la certezza dello Spirito santo, intendiamo rispondere all’impegno posto nel titolo del nostro Convegno: Voi stessi date loro da mangiare.
Il presidente Ac chiude il convegno riprendendo le raccomandazioni di Papa Francesco ai nuovi cardinali:”occhi alti, mani unite, piedi nudi“.

                                                                                                                              L.V.

 

 

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