Nella seconda giornata del Convegno Ecclesiale di Firenze, il programma prevede la visita del Santo Padre Francesco. Prima però di andare a Firenze, il Papa ha iniziato il suo viaggio in terra toscana con una visita pastorale a Prato, presentandosi di buon mattino – poco dopo le otto – davanti al Duomo della città, dove la papamobile è stata accolta festosamente dalla folla, tra cui c’erano anche tanti malati e disabili.
Incontrando poi i fedeli all’interno del Duomo, li ha definiti “fortunati, perché siete in buone mani! Sono mani materne che proteggono, sempre aperte per accogliere. Siete privilegiati anche perché custodite la reliquia della «Sacra Cintola» della Madonna, che ho appena potuto venerare.” E partendo proprio dall’invito rivolto dal Signore agli Ebrei di celebrare la Pasqua «con i fianchi cinti» (come ci viene raccontato nell’Esodo), ha ribadito che “Cingersi le vesti ai fianchi significa essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino. A questo ci esorta il Signore anche oggi, oggi più che mai: a non restare chiusi nell’indifferenza, ma ad aprirci; a sentirci, tutti quanti, chiamati e pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore e anche la fatica di camminare sulla sua strada”. “Una fede che pensa a sé stessa e sta chiusa in casa non è fedele all’invito del Signore, che chiama i suoi a prendere l’iniziativa e a coinvolgersi, senza paura”.
Ed ancora, tra gli episodi evangelici in cui si parla dell’atto di cingersi le vesti, Papa Francesco ha citato “anche il gesto compiuto da Gesù durante la sua cena pasquale, quando si strinse le vesti ai fianchi, come un servo, e lavò i piedi dei suoi discepoli”, “perché, come ha fatto Lui, facessimo anche noi. Siamo stati serviti da Dio che si è fatto nostro prossimo, per servire a nostra volta chi ci sta vicino. Per un discepolo di Gesù nessun vicino può diventare lontano”.
Il Santo Padre ha quindi ringraziato la comunità di Prato per “gli sforzi costanti” che essa attua per “accogliere”, “integrare” e “adottare”, cercando “le migliori possibilità concrete di inclusione”, senza scoraggiarsi di fronte alle difficoltà. Ha suggerito poi di raccogliere l’invito di san Paolo “a indossare un’armatura particolare, quella di Dio”: “Dobbiamo cingerci di verità” – ha ribadito – “Non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza”.
Ha quindi concluso con l’incoraggiamento, rivolto soprattutto ai giovani, “a non cedere mai al pessimismo e alla rassegnazione”, prendendo come esempio Maria, “che con la preghiera e con l’amore, in un silenzio operoso, ha trasformato il sabato della delusione nell’alba della risurrezione”.
Nino De Maria