Un relatore di eccezione, don Valentino Salvoldi, scrittore e missionario, al convegno “Chiesa… dove sei?”. Si è trattato del quinto convegno teologico, organizzato ad Acireale da don Vittorio Rocca, professore di Teologia morale presso l’Istituto “San Paolo” di Catania e Decano della Basilica San Sebastiano, svoltosi nelle giornate del 3 e 4 giugno presso la Basilica acese. Savoldi è un personaggio molto noto, che ha maturato una lunga esperienza missionaria in 36 paesi africani e 11 asiatici. “In tutti questi anni ho sviluppato la teologia della bellezza. La Chiesa è presente dove c’è la bellezza. Viviamo il tempo presente, scopriamo i segni dei tempi, ascoltiamo il grido dei giovani, che vogliono vivere intensamente questa vita e ricordiamo loro le parole di Gesù: <<Io sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in pienezza>>. Questa è la bellezza della Chiesa”.
Don Valentino Salvoldi e la Chiesa dal volto sinodale / Prima relazione: “Una Chiesa in ritardo?”
Nell’introduzione alla prima parte del convegno (definita dallo stesso Salvoldi “pars destruens”), don Vittorio Rocca ha evidenziato: “Dietro certe forme di astio nei confronti della Chiesa io credo che si nasconda l’amore per essa. Non riusciamo a digerire gli scandali, perché amiamo la Chiesa, che ci dà quell’incommensurabile tesoro che è Cristo, insieme ai sacramenti. La Chiesa è il luogo in cui si prega e dove si impara a perdonare ed amare. Cerchiamo, allora, una Chiesa dal volto sinodale, capace di rinnovarsi tornando alle origini, al Vangelo. Per questo obiettivo occorre ripartire da una alleanza tra teologia e pastorale, come ci ricorda Papa Francesco”.
Don Valentino Salvoldi ha affrontato il tema della prima giornata chiedendosi: “Che immagine abbiamo della Chiesa? Spesso ci si chiede dove è Dio nel male? Occorre piuttosto chiedersi dove siamo noi, dove è l’uomo? Occorre poi evidenziare la dimensione della bellezza. La Chiesa c’è dove c’è gioia, dove c’è speranza. Quella realtà che mi permette di incontrare Cristo e di capire che c’è un Dio che mi rivolge lo sguardo, questa per me è la Chiesa: un posto in cui mi sento perdonato, accettato, in cui non mi identifico con il mio peccato; il luogo in cui trovo misericordia. La Chiesa è madre, perché mi dà la vita in Cristo. Luogo privilegiato dove soprattutto i giovani possono vivere quella pienezza di vita annunciata da Gesù, è quel luogo stupendo che mi dà la Fede e mi fa fare l’esperienza di Fede”.
Nel corso del seguente dibattito Salvoldi ha evidenziato come il “freno” viene spesso azionato dalla chiesa “di base”, che oppone resistenza anche a ciò che propongono gli stessi teologi.
Seconda relazione: “Una chiesa dal volto sinodale”
All’inizio della seconda giornata dei lavori Don Vittorio legge la lettera di dimissioni del card. Marx, resa pubblica proprio quel giorno, in cui il porporato lancia una pesante auto-accusa di “fallimento istituzionale e sistematico”, indicando come soluzione a tale crisi la via sinodale. Un tema a cui lo stesso Salvoldi aveva accennato il giorno prima e che sarebbe stato oggetto della seconda relazione, la “pars construens”.
“La Chiesa non è solo l’istituzione. Vogliamo una chiesa viva, una chiesa come sinodo, che cammina. Ai giovani dico: incontrate la bellezza in Cristo! La chiesa c’è dove c’è la bellezza, la bontà, la speranza. Il giovane fugge da una Chiesa legalista, ingessata, autoreferenziale, verso la quale è portato a dire “Cristo sì, Chiesa no”. Importanza decisiva, in tal senso, va riconosciuta alla formazione spirituale e religiosa in famiglia. “Nella mia famiglia si respirava Dio. Mia mamma mi disse una volta: “Se vuoi vivere, ricorda solo cose belle”. Ed una vera icona di questo pensiero ho avuto occasione di incontrarla personalmente in Madre Teresa di Calcutta.
“La chiesa poi deve essere libera, sganciata dal potere perché la logica di Cristo è diversa, è il potere del servizio. Regnare attraverso Cristo è il servizio: questo è il potere della Chiesa; marcire come il seme che è piantato e poi porta frutto”. Essere critico di fronte al potere gli è costato sette espulsioni, due condanne a morte ed una scampata lapidazione, ricordando le quali, a una precisa domanda, risponde: “davanti ai plotoni di esecuzione, mi sono sentito nelle mani di Dio. Ho sentito una grande tranquillità”.
Nel suo intervento finale il card. Paolo Romeo ha ricordato la dimensione della sinodalità, su cui si incentrò proprio il Concilio Vaticano II: “La Chiesa che sogniamo è quella del Concilio, incentrata sulla sinodalità, la chiesa del popolo santo di Dio, della parola di Dio”.
Guido Leonardi