Amarcord / Il convegno della Fuci nel 1933 richiamò ad Acireale un centinaio di studenti ed illustri relatori

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Il gruppo FUCI di Acireale negli anni ’30

Dal 28 aprile al 1° maggio del 1933 venne organizzato ad Acireale il settimo convegno della FUCI del Mezzogiorno d’Italia, che radunò gli universitari provenienti da diverse realtà (Acireale, Catania, Messina, Caltagirone, Reggio Calabria, Napoli). Questo importante evento testimonia l’impegno del gruppo fucino acese, fondato nel 1897 ed attivissimo in quegli anni, sotto la guida dell’assistente prof. Vincenzo Sozzi (1878-1961). La Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), che riunisce gli studenti universitari cattolici, è stata uno dei capisaldi della formazione degli intellettuali cattolici italiani del Novecento ed ancora oggi è attiva nella formazione alla politica ed alla responsabilità civile ed ecclesiale delle coscienze degli studenti universitari. Scopo dei convegni della federazione era quello di stabilire relazioni di intesa e collaborazione  tra le varie associazioni universitarie cattoliche, promuovere rapporti di amicizia tra gli studenti delle varie città, affermare alcuni punti determinanti del pensiero cristiano in ordine allo studio e alla vita universitaria.

Il programma dell’atteso evento, reso noto dal periodico diocesano “La Buona novella” del 15 aprile, prevedeva incontri formativi, momenti di preghiera ma anche di svago (era stato pensato anche un “trattenimento goliardico” nel salone dell’Oratorio dei Padri Filippini).

Più di cento i partecipanti al convegno, fortemente voluto dal vescovo di Acireale, mons. Salvatore Russo, già da sacerdote molto vicino all’ambiente degli universitari cattolici, tanto da essere appellato “vescovo fucino”. Numerosissimi i messaggi pervenuti da quasi tutti i presuli siciliani e pure dal nunzio apostolico mons. Fernando Cento, già vescovo di Acireale.

La cerimonia inaugurale, svoltasi alla presenza delle autorità ecclesiastiche e civili presso i locali del prestigioso Collegio Pennisi dei padri Gesuiti, “riuscì veramente sobria, calda, interessante”, come riferiscono le cronache. Intervenne anche il presidente nazionale della federazione, il giovane romagnolo Igino Righetti (Riccione, 1904), che dal 1926 aveva affiancato l’assistente ecclesiastico mons. Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI). Due gli illustri relatori invitati al convegno: il sac. prof. Umberto Mozzoni, argentino (nato a Buenos Aires nel 1904) ma di famiglia maceratese, che da lì a breve intraprenderà una brillantissima carriera nella diplomazia vaticana (che lo porterà in Canada, Regno Unito, Portogallo, Argentina e Brasile per poi essere nominato cardinale), e il sac. mons. Francesco Pennisi (nato a Pedara nel 1898 da una famiglia di origini acesi), allora rettore del seminario di Catania, che nel 1955 sarà eletto vescovo della nuova diocesi di Ragusa. Il primo (che all’ultimo minuto sostituì il prof. Mignosi dell’Università di Palermo, impossibilitato a partecipare perché ammalato) trattò il tema “Dio nella civiltà contemporanea” (“con larghezza di vedute e con parola piana e suadente”, scrive il giornale diocesano). Il  secondo, famoso per il brio e la vérve con i quali componeva testi di teatro popolare e scriveva per il bollettino dei chierici catanesi, relazionò sul tema dello Storicismo. A seguire si svolsero diverse conferenze ed altre attività.

Dopo “tre giorni di raccolta preghiera, di studio severo e piena letizia fucina” (riporta il resoconto pubblicato sul giornale la “Buona Novella”) i lavori si conclusero l’1 maggio, tra i boschi etnei, con un pellegrinaggio al santuario dedicato a “Maria SS. della Vena”, nel comune di Piedimonte Etneo.

Mons. Montini (futuro Papa Paolo VI) con Igino Righetti (1904-1939)

Il presidente Righetti, al termine del convegno, fece pervenire un telegramma al responsabile del gruppo acese, Giovanni Cirelli, nel quale si congratulava con gli organizzatori con queste belle parole: “Resta in ciascuno di noi una impressione gradita e preziosa della ospitale città, nella nobile anima cristiana, così giustamente fiera della sua alta tradizione, così feconda e generosa in ogni ardimento di bene e di virtù”.  Anche il vescovo di Acireale, mons. Russo, in una lettera oggi conservata presso l’archivio storico diocesano e indirizzata a Roma perché ne avesse conoscenza il Santo Padre, così scriveva: “Credo opportuno segnalare il contegno serio e dignitoso dei partecipanti, i quali, pur tra la caratteristica letizia goliardica, edificarono questo popolo, non abituato a simili spettacoli”.

Una pagina importante, quindi, per la storia della FUCI e della nostra città, che vide la presenza di alcuni illustri personaggi (Mozzoni, Pennisi, Righetti) e tanti giovani, che poi formarono la classe dirigente nella fase di ricostruzione post-bellica dell’Italia.

Guido Leonardi

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