“La letteratura scaturisce dalla persona in ciò che questa ha di più irriducibile, nel suo mistero. È la vita che prende coscienza di sé stessa quando raggiunge la pienezza di espressione, facendo appello a tutte le risorse del linguaggio”.
Nell’intuizione di don Renè Latourelle il senso della riflessione di Papa Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione spirituale, indirizzata lo scorso luglio ai sacerdoti, agli agenti pastorali e a tutti i cristiani. E rivisitata nel convegno tenutosi il 17 marzo, a cura del Serra Club di Acireale e dell’Unione Cattolica Insegnanti, al Seminario Vescovile di Acireale. Tema: “Il valore della lettura di romanzi e poesie nel cammino di maturazione personale”.
In avvio dei lavori il presidente del Serra Club, ing. Pierluigi Bella, ha illustrato motivazioni e intenti sottesi all’iniziativa congiunta, con particolare riguardo alla progressiva e ormai pressochè cronica disaffezione dei giovani, sin dalla prima età, alla lettura.
Da qui il munus etico per ogni educatore, di ridestare amore per poesia e letteratura; indirizzando lo sguardo alla bellezza; e così verso il Signore.

Il valore della poesia nella formazione della personalità
La poesia non è altro che un istante di verità che mette in comunicazione la mente con il cuore. L’ineffabile sublimità della poesia, nelle suggestioni della prolusione della presidente dell’Uciim Candida Ippolito, docente, educatrice e scrittrice (nostro articolo del 21 novembre). Esse traggono abbrivio dal riconoscimento del valore della poesia nella formazione della personalità. Che va riaffermato già in ambito scolastico, se si vuole perseguire l’obiettivo di risvegliare i ragazzi dal torpore attuale. Aiutandoli a uscire dagli angusti confini dell’ordinario; educandoli alla emotività.
Ineludibile in tal senso l’afflato della sensibilità di docenti ed educatori a cui, muovendo dall’assunto di Danilo Dolci per cui ciascuno cresce solo se sognato, spetta il ruolo di aiutare i ragazzi a sognare come saranno nel loro futuro. Forse ancor prima che essi stessi abbiano iniziato ad immaginarsi.
Con la sua prerogativa stabilizzante, in quanto aiuta a comprendere meglio sé stessi e allo stesso tempo a interiorizzare il valore e il piacere della bellezza, la poesia catalizza tali processi.

Il bello della poesia
Attraverso le parole dei poeti i giovani possono ripercorrere il loro vissuto e reinterpretarlo, condividendo le emozioni da altri trasposte in versi. Così orientarsi al bene e guardare il mondo con occhi nuovi, elevandosi oltre il fenomenico e nutrire quella necessità esistenziale della trascendenza, a cui l’uomo da sempre anela.
>Indi imparare a trarre il meglio dalla vita, che nella metafora di Khalil Gibran “non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”.
Come ha saputo fare e ci insegna a vivere, chi tante tempeste, e non solo metaforiche, ha dovuto attraversare: “Prefiggetevi cose belle non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a tutti gli uomini» (Rom 12,17; 2 Cor 8,21; 13,7); “Verificate ogni cosa, tenete ciò che è bello” (1 Ts 5,21). Da San Paolo e poi da Dante, teniamoci il bello della poesia.
Così, chiosando ancora Dolci, forse la domanda più bella che un insegnante possa porre a un allievo è Qual è il tuo sogno? e poi osservarlo, con nuovi occhi, secondo la risposta. La poesia aiuta a sognare.
La lettura come benedizione della vita
La lettura come benedizione della vita è l’aforisma che riassume la relazione della prof. Gabriella Zammataro, anima e coordinatrice scientifica della Festa del Libro che ogni anno a Zafferana Etnea coinvolge alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
Fedele al motto dell’iniziativa, secondo cui con Roberto Denti leggere significa imparare a capire e a rispondere ai propri interrogativi, la nota pedagogista coglie nel sottotesto dell’epistola vaticana le tracce del pensiero di Tullio De Mauro; per cui la letteratura ci aiuta a comprendere le diversità.
In primis, nei classici, come suggerisce Papa Francesco citando espressamente Basilio di Cesarea e l’esaltazione della preziosità della cultura classica, il cui più nobile retaggio si rinviene nell’antica virtù della pietas, che trova eccelsa espressione nella sua inerenza a Cristo. Un patrimonio di valori evocato non solo da scrittori credenti, ma pure da letterati e critici non aderenti alla fede cattolica, come Bloom e Citati. Che però, più o meno consapevolmente, ne sposano la tensione verso quell’aura trascendente che promana dai classici e dal Libro dei libri, la cui lettura ci guiderà a vedere l’Invisibile con lo sguardo del cuore.
L’accorato invito delle relatrici a riscoprire il dono prezioso della lettura, ha indotto don Nino Russo parroco della chiesa Madre di Giarre e consigliere spirituale dell’Uciim, a rinverdire in un’accezione … proustiana, i ricordi delle letture della propria infanzia e giovinezza e a riflettere sull’influenza che hanno esercitato per la sua formazione personale e religiosa. Da qui l’impegno a promuoverla già presso i suoi alunni, offrendosi pure di conservare e custodire in parrocchia i libri, ahimè, dismessi.
Poesia e letteratura aiutano a leggersi dentro
Mons. Giovanni Mammino, rettore del Seminario e cappellano del Serra, enuclea il senso del documento papale, nell’appello rivolto a tutti, di tornare attraverso la lettura, alla propria identità più profonda. Eludendo il rischio di isolarsi nel pragmatismo dell’immanenza e mancare all’appuntamento col trascendente.
Gli scrittori ci aiutano a confrontarci con una realtà più grande di noi, nella ricerca fondamentale della nostra vita, verso l’ineffabile infinito e quindi verso Dio. Cammino che può essere condotto in compagnia anche di autori sedicenti atei o agnostici, nei cui versi in realtà spesso si cela un desiderio di Dio non inferiore a quello di tanti poeti o letterati credenti… poiché lo Spirito supera ogni confine.
In definitiva, poesia e letteratura possono accompagnarci a vedere la realtà dentro e fuori di noi, con uno sguardo orientato a Dio. Da qui il monito lanciato dal Papa: “Dobbiamo selezionare le nostre letture con apertura, sorpresa, flessibilità, lasciandoci consigliare. Ma anche con sincerità, cercando di trovare ciò di cui abbiamo bisogno in ogni momento della nostra vita”. E così tornare, aggiungerei, ai βιβλία, il Libro per eccellenza. Perché, se con le parole del filosofo, i libri sono dei fari eretti nel mare del tempo, proprio per questo una lettura della Bibbia avrebbe forse dissipato il suo velo di Maya…
Giuseppe Longo