Si è aperta con una sessione di interventi dedicati alle patologie degenerative la seconda parte del convegno “Cervello, mente, società”.
Se la prima sessione ha fornito spiegazioni sull’ intricata architettura del cervello con indicazioni pratiche sui deficit funzionali negli stati patologici, la sessione successiva ha approfondito lo scottante tema delle malattie neurodegenerative. Patologie di particolare rilievo per il notevole impatto sociale e sanitario in termini di persone colpite.
Ha aperto i lavori il dott. Davide Maimone, direttore della U.0.C. di Neurologia con Stroke Unit della Azienda Ospedaliera per le Emergenze Cannizzaro-Catania.
Il noto specialista, nel suo intervento dal titolo “I disturbi cognitivi nella sclerosi multipla”, ha trattato in modo esauriente l’insieme diagnostico e i relativi deficit di una delle condizioni neurologiche più diffuse e invalidanti nel mondo.
L’incidenza della sclerosi multipla
L’intervento è iniziato con un indagine breve ma dettagliata sull’incidenza e sull’epidemiologia della sclerosi multipla. “ L’ultima rilevazione – ha dichiarato l’esperto – parla di circa 10.000 persone affette. Pari a circa 1 caso su ogni 490 abitanti in Sicilia. Con un incidenza in aumento per diversi decenni”. Questa la dimensione del fenomeno solo nella nostra regione.
La questione centrale è stata poi imperniata sul tema del dibattito su cui si è indirizzato l’intervento. I deficit cognitivi nella sclerosi multipla si manifestano nel 60% dei pazienti con diagnosi e si accentuano con il tempo.
La presenza di deficit cognitivi è uno dei principali fattori che influenzano la qualità della vita dei pazienti affetti da sclerosi multipla.
I domini maggiormente coinvolti sono quelli della memoria visiva, della memoria verbale, della velocità di elaborare delle informazioni, funzioni esecutive, flessibilità mentale, capacità logico-deduttive, capacità visuo-percettive.
Tali disturbi cognitivi si tramutano in difficoltà nella sfera sociale, professionale e personale: perdita di autostima, ridotta partecipazione alle attività sociali, abbandono dell’ attività professionale, problematiche interpersonali nell’ ambito familiare.
Test di screening per la valutazione della patologia
Si procede in prima istanza alla valutazione delle funzioni cognitive del paziente, tramite una approfondita valutazione neuropsicologica. “ La valutazione dei test di screening – continua il dott. Maimone – dovrebbe essere parte integrante dell’ esame clinico e può essere condotta con l’uso di test di screening, ad esempio SDTM, oppure con app da iPhone e Smartphone”.
Nei pazienti affetti da sclerosi multipla, la sostanza bianca del cervello diventa bersaglio di una reazione anomala del sistema immunitario.
Le lesioni, che possono comparire a carico di differenti aree del cervello e del midollo spinale, determinano differenti deficit di tipo cognitivo correlati alle diverse aree che possono essere colpite dalla malattia.
Nonostante ciò “ le basi neuropatologiche dei disturbi cognitivi nella sclerosi multipla sono solo parzialmente note -aggiunge il relatore – ma includono danni strutturali e alterazioni dei network funzionali”.
Non c’è al momento una cura definitiva
Al momento non esiste un trattamento definitivo in grado di curare la sclerosi multipla. I farmaci utilizzati possono rallentare o modificare il decorso della malattia. I diversi trattamenti, farmacologici e non, permettono di ridurre il numero delle ricadute. “Attualmente la terapia dei disturbi cognitivi nella SM -prosegue il professore – prevede la prevenzione del danno neurologico e la riabilitazione cognitiva”.
La ricerca scientifica, la disponibilità di terapie avanzate, le attività riabilitative, rappresentano il futuro sentiero di cura della sclerosi multipla. “Nuovi farmaci specifici e l’esercizio fisico regolare – conclude il dott. Maimone – costituiscono potenziali presidi terapeutici per il futuro”.
Rita Vinciguerra