Convegno sulla famiglia a Padova: ricostituire il circolo virtuoso

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(16-5-2013) Due “consegne” alla luce del Vangelo affidate a genitori e figli da monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, e la proposta di un percorso di “accompagnamento” e di uno spazio di condivisione per genitori, avanzata da Eugenia Scabini, docente emerito di psicologia sociale all’Università Cattolica. Sono i principali spunti emersi dal convegno annuale della Facoltà teologica del Triveneto, in corso a Padova su “La famiglia al crocevia dell’impegno educativo”.

Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara
Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara

Oltre l’angoscia della perdita. Un’arte difficile, osserva monsignor Franco Giulio Brambilla, quella dell’educare, affidata ormai esclusivamente alla famiglia rimasta sola in questo compito giacché “il triangolo classico dei grandi soggetti educativi”, scuola, famiglia e comunità cristiana, “si sta sfaldando”. A ciò si aggiunge “la difficoltà alla persistenza dei legami tra uomo e donna” con la “fatica a costruire storie stabili e stabilizzanti per i figli”. Di qui due “compiti” per entrambi. Con riferimento alla presenza di Maria ai piedi della croce, il presule invita i genitori a “superare l’angoscia per la perdita del figlio come figlio posseduto”, poiché “diventare padri e madri fa maturare” non solo nel generare, ma anche nel “lasciar andare” per far diventare il figlio “un uomo nuovo” che non cessa di “essere figlio, ma lo è da grande e libero, capace di rispondere non solo alla vita”, ma anche “di sé”.

Un circolo virtuoso. Per fare questo, avverte monsignor Brambilla, è necessario che la coppia resti tale, così che marito e moglie “possano dirsi l’un l’altro: i figli sono diventati grandi, restiamo noi due. È stata un’avventura grande e drammatica, cerchiamo ora di star loro vicini (ma ormai è una prossimità diversa) perché essi stessi vivano da adulti!”. Ai figli, a loro volta, sulla scorta delle parole di Gesù a Giovanni “ecco tua madre!”, sono “riconsegnati” i genitori, “ma come a uomini nuovi, a discepoli diventati adulti” che dovranno accogliere “nello spazio degli affetti” i genitori “in modo nuovo, talvolta anziani, spesso malati”. E lo faranno bene se a loro volta “costruiranno una casa, una vocazione, una nuova avventura umana. Se faranno una nuova famiglia, se risponderanno ad una vocazione ecclesiale o a un servizio nel mondo”. Dal vescovo l’esortazione ai figli a riscrivere quel “circolo virtuoso” che “genera ancora vita. Magari in modo diverso”, ma “con la stessa e interminabile cura che dona la vita”.

La prof.ssa Eugenia Scabini, già docente di psicologia sociale all'Università Cattolica del Sacro Cuore
La prof.ssa Eugenia Scabini, già docente di psicologia sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore

Famiglia “affettiva”. Ad auspicare “un recupero convinto” dell’identità della famiglia, in particolare di fronte alle “scelte politiche in tema di omogenitorialità”, nonché spazio e sostegno al rapporto coniugale, “poco protetto culturalmente”, è Eugenia Scabini. “L’introduzione del matrimonio tra omosessuali in vari Paesi (e recentemente anche in Francia) – avverte – scardina l’idea che la famiglia nasca dal legame di un uomo e di una donna, e cioè che la differenza di genere ne sia una caratteristica basilare”, mentre si sottovalutano i rischi legati alla “possibilità che coppie dello stesso sesso possano avere figli”. E mentre “un buon equilibrio tra aspetti affettivi ed etici è cruciale per il benessere delle relazioni familiari”, oggi viene data grande enfasi al “versante affettivo/emotivo a scapito di quello etico/normativo”.

Reti orizzontali. L’esperta parla di “viraggio critico da una concezione di famiglia centrata su una coppia stabile e generativa a una concezione di famiglia in cui il legame forte e indissolubile tende a essere solo quello di filiazione”, e avverte che i genitori investono emotivamente troppo nei figli, con uno stile educativo “sempre meno autorevole” e sempre più teso a compiacere il bambino. Per questo, assicura richiamando l’esperienza del Centro di Ateneo sui percorsi di promozione e arricchimento dei legami familiari, oggi “più che mai è necessaria” una “costruzione comune e condivisa di nuovi stili di rapporto genitori-figli” attraverso “una più forte alleanza di coppia” e una più matura coscienza intergenerazionale. In concreto servono “luoghi aggregativi e associativi” per ricreare “orizzontalmente” la “rete comunitaria che rende possibile l’educazione delle nuove generazioni e il sostegno della funzione genitoriale”.

a cura di Giovanna Pasqualin Traversa

(Fonte: SIR)

 

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