Cooperazione / Sui casi Alberto Trentini e Silvia Romano, necessaria adeguata formazione per i volontari

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Il recente caso di Alberto Trentini cooperante italiano imprigionato in Venezuela, il 15 novembre scorso, accusato di presunte attività sovversive o il caso di Silvia Romano, la cooperante Milanese, andata in Africa per conto di una piccola ONG, e sequestrata qualche anno fa in Africa, ci impongono alcune riflessioni, da un punto di vista puramente manageriale. Lungi da dare giudizi morali sulla vicende o sulla bontà o slancio altruistico dei cooperanti internazionali che sentono la pulsione di fare qualcosa per gli altri, è opportuno focalizzarsi su alcuni aspetti poco analizzati, che generano conseguenze opposte all’obiettivo iniziale.

Primo: i nostri giovani non devono rimanere soli

E devono essere assistiti da mentori che li guidano lungo il loro cammino a scoprire la loro vocazione. Quindi se ancora oggi possiamo gioire di giovani che sentono il bisogno di dargli agli altri o di fare esperienze “forti”, abbiamo il dovere morale di canalizzare questa pulsione nel migliore dei modi, e qui, vengo alla managerialità, bisogna mettere la persona giusta nel posto giusto dopo adeguato periodo di formazione. Quando una parrocchia un sacerdote o un qualunque adulto maturo ha la fortuna di ricevere una confidenza di un giovane, ha il dovere morale di provvedere al meglio alla sua formazione.

E grazie a Dio non mancano a noi cattolici le scuole di formazione a riguardo formare un cooperante lo devo mandare possibilmente nelle migliori scuole di cooperazione internazionale, il PIME – Pontificio Istituto Missioni estere, il VIS Volontariato Internazionale Sviluppo dei Salesiani, il CUM Centro Unitario per la formazione Missionaria di Verona, sono tutti centri di eccellenza della formazione dei cooperanti internazionali. Dove si sono formate migliaia di volontari, nei corsi si analizzano le motivazioni di chi parte, si danno i fondamentali per approcciare le culture del luogo, con rispetto e professionalità.

Qui di seguito segnaliamo alcuni dei siti di formazione:

Poi può anche darsi che dopo il corso si decida che un giovane abbia la pulsione per gli altri ma forse è meglio indirizzarla in altri modi, luoghi, più simili alla mia personalità. Spesso alcuni giovani vorrebbero iscriversi alla facoltà di  medicina, per motivazioni etiche più che scientifiche, poi quando fanno i test psico attitudinali pre-universitari alla domanda lavoreresti ore ed ore su un vetrino, ti piace la chimica o la matematica, rispondono in modo negativo, ed allora magari scelgono di fare altre facoltà più inclini al loro senso della missione verso gli altri che non sia medicina. Questo sempre per mettere le persone giuste nel posto giusto. Queste organizzazioni non solo ti formano, ma ti assistono e ti guidano, non mandano dei giovani alle prime esperienze in zone segnalate ad alto rischio dal ministero degli Esteri, ti fanno entrare piano piano nel mondo della cooperazione internazionale, accostandoti a dei tutor in loco, ect.

Se non siete cattolici poco importa potete rivolgervi alla Croce Rossa, Emergency, o altre ONG, di grande professionalità, e soprattutto diffidate da ONG piccole, con poca esperienza, perché spesso mandano i cooperanti senza una rete di protezioni o di contatti.

Secondo: quanto vale oggi la vita umana?

Ha un prezzo ? Una vita vale più di un’altra ? Ovviamente la risposta è scontata, quindi si fa di tutto per salvare una vita e riportarla a casa. Ma se per  riportare un cooperante a casa bisogna pagare un riscatto, o scendere a patti con governi poco democratici, non si fa altro che finanziare cause dai risvolti nefasti, che è esattamente l’opposto di quello che partendo si voleva fare. Poi quale sia la cifra poco importa, quello che importa qui sottolineare che facendo ciò siamo diventati seppure indirettamente finanziatori dei terroristi o di stati canaglia. Si abbiamo contribuito alla loro causa. Un kalashnikov in Africa si compra chiavi in mano munito di caricatore di 30 colpi 600 dollari (circa 550 euro), con quattro milioni di euro ad esempio si possono comprare circa 7.000 fucili per un totale di più di 200.000 colpi. Quante vite si possono uccidere con 200.000 proiettili ?

Altra questione è l’ottica cara a noi manager delle risorse scarse. In azienda abbiamo un budget e dobbiamo gestire la baracca con quei soldi a disposizione se li dedichiamo ad un progetto li togliamo indirettamente ad un altro. Quindi gioco forza si è costretti a dare priorità di finanziamento. Quindi la domanda è sempre la stessa:  quante vite umane posso salvare con quattro milioni di euro ?

Quindi come spesso accade si parte per fare del bene agli altri e molto spesso si ottiene l’effetto contrario, in questo caso specifico partendo cooperante per alleviare le sofferenze altrui si è ottenuto l’effetto opposto diventando inconsapevolmente strumento di sofferenza per molti ma soprattutto per le persone che si volevano aiutare. Per questo ancora una volta la formazione la managerialità deve essere uno strumento importante prima di fare delle scelte importanti che possano ricadere sugli altri, pur animate dalle migliori intenzioni di questo mondo.

G. C.