Coronavirus / 27 marzo, giornata indimenticabile: la carezza del Papa, la carezza di Dio

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La giornata del venerdì  27 marzo passerà alla storia per l’elevato numero di decessi (969) con o per il coronavirus e per la suggestiva e commovente preghiera del Papa, in un clima di assordante silenzio, interrotto dalla pioggia e sotto lo sguardo del miracoloso Crocifisso della chiesa di San Marcello, che nell’agosto del 1522 ha percorso le vie di Roma colpita dalla peste.
In una Piazza San Pietro deserta, Papa Francesco, solo in mezzo al colonnato del Bernini ha riunito in preghiera il mondo impaurito, smarrito davanti alla prima pandemia nel tempo della globalizzazione.
La pioggia che ha bagnato il Crocifisso miracoloso ha simboleggiato il pianto composto e sgomento del mondo che cerca di ascoltare e capire cosa, come, perché.
Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate nelle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite e le hanno riempite di un silenzio assordante. Si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti” Con queste parole Papa Francesco nella meditazione ha commentato il Vangelo che racconta la tempesta sedata, la paura degli apostoli, mentre Gesù dormiva e l’interrogativo “Perché avete paura?” corrisponde alla tempesta di dolore e di morte che il COVD 19 ha seminato nel mondo intero, mettendo a nudo le nostre fragilità, “lasciando scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”.
Le parole del Papa: Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”, risuonano solenni  e l’eco si prolunga nel colonnato.
La preghiera fiduciosa rinsalda la fede e al grido di dolore “Signore, siamo impauriti, disorientati e fragili”, risponde la“certezza che Dio è con noi “.
 “Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura, ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Signore, non lasciarci in balia della tempesta.”.
La Benedizione del Signore sulla Città e sul mondo – “Urbi et Orbi”– e l’Indulgenza plenaria, concessa dal Papa, dono di acqua cristallina che scende  quale benefica rugiada a purificare le scorie del male,  restituendo l’innocenza del giorno del Battesimo, sono state accompagnate dal suono delle campane e  dagli squilli delle  sirene.
Il mondo veda la via della salvezza, si accorga del Cristo che passa e che guarisce, abbandoni l’idea scellerata di poter dominare la natura, di poterla piegare ai sempre crescenti fabbisogni di risorse, e prenda consapevolezza che le civiltà e gli uomini sono uniti nella fratellanza.
“Insieme” e non solo “accanto” è la lezione che l’esperienza della pandemia traccia come un solco incisivo nella storia dei popoli.  “Siamo tutti nella stessa barca”, tutti fragili e impotenti dinanzi al virus, tutti fratelli della grande famiglia umana.
Sotto l’altare allestito nel pronao della Basilica, dove è stato esposto il Santissimo, si leggeva la scritta: 11 ottobre 1962. È il giorno che ricorda l’apertura del Concilio Vaticano II e del discorso della luna di Giovanni XXIII. “Tornando a casa troverete i vostri bambini: date una carezza ai vostri bambini e dite loro: è la carezza del papa”.
La carezza di Dio giunta sul far della sera del 27 marzo 2020 segna una data che sarà bello per tutti ricordare e poter dire: “io c’ero”.
La giornata si è conclusa con l’accorato messaggio del Capo dello Stato, che dal Quirinale ha fatto giungere a tutti gli italiani colpiti dal virus la solidarietà della Nazione, condividendo con i familiari delle vittime la sofferenza per i numerosi morti in condizioni estreme di solitudine, e la commozione nel non aver potuto dare il naturale commiato e la regolare sepoltura.
Il Presidente Mattarella ha ricordato gli straordinari medici e infermieri, veri eroi di questa terribile guerra ed i tanti infermieri, medici e sacerdoti contagiati dal virus, mentre assistevano i numerosi ammalati.
Ha inoltre alzato alta la sua voce nei confronti della Comunità Europea, che in questo tragico frangente dimostra scarsa attenzione alla gravissima emergenza economica che mette in ginocchio quasi tutti Paesi d’Europa.
Il distanziamento sociale si aggrava con il distanziamento economico che, se non ben controllato, costituirà una seconda e gravissima pandemia.

 Giuseppe Adernò