Abbiamo avuto qualche esitazione ad accettare le misure restrittive del Governo che ci chiedevano di restare a casa e di evitare al massimo i contatti con altre persone. Oggi tutta l’Italia è Zona Rossa, cioè zona ad alto rischio di contagio e quindi ogni persona che si sposta dalla sua residenza è soggetta al controllo e deve giustificare i motivi del suo spostarsi da casa anche all’interno della stessa città.
Siamo tutti concentrati ad accogliere le notizie che si inseguono di ora in ora, soltanto presi dall’ansia del diffondersi senza sosta del virus, la pandemia del secolo, che ha colpito il mondo. La paura del contagio, il rischio di finire in ospedale, la fatica di restare in casa chiusi senza vedere nessuno, in pochi giorni ha cambiato la vita del bel Paese e del mondo intero.
Fino a qualche giorno fa, tutti andavamo di corsa e non potevamo fermarci nemmeno un istante a salutare un amico e scambiare un semplice sorriso: “Scusa, ho fretta, ci vediamo!”. Ora ci scambiamo notizie, non solo quelle vere, che ci indicano quali gesti dobbiamo compiere per evitare o tentare di ridurre il contagio ma anche quelle false che ci lasciano perplessi e ci confondono le idee da non farci più sicuri di niente.
Nella solitudine delle nostre case, seguiamo attraverso la moderna tecnologia (TV, PC, Smartphone, Tablet e cellulari ) ogni sorta di messaggio e ci arrampichiamo sugli specchi dei pensieri che s’incrociano nell’amarezza dell’invasione del virus e delle vittime che aumentano ogni giorno e tra i barlumi di speranza per quei pochi che si salvano e riprendono a vivere.
Continua la diffidenza tra gli umani, s’insinua malefico il dubbio e si alimenta la paura. Eppure, in molti si stanno sacrificando per aiutare chi è già afflitto dal male e aiutare chi è più in difficoltà.
Quanti pensieri vagano senza risposta nelle nostre menti e ci disorientano, alimentando in noi tristezza e malumore!
Il coraggio di chi ancora crede che il bene trionfa sempre sul male e che l’umanità è capace di risorgere sempre dalle macerie, è solo di pochi, di quei soggetti che continuano a credere nell’uomo e nelle sue capacità di risorgere mediante le sue capacità intellettive e creative, che in periodi di catastrofe si rivitalizzano e creano nuovi geni e perfino artisti ed eroi.
Forse in questo tempo di quarantena, che ci costringe a fermarci e ci dà anche l’opportunità di riflettere e di interrogarci sul senso della vita e sui limiti della nostra esistenza, guardando nel profondo di noi stessi, potremmo scoprire alcuni nostri errori di comportamento e imparare a chiedere scusa ed essere meno arroganti e presuntuosi del nostro sapere e della nostra irreprensibilità.
Penso, infatti, che tutti ci chiediamo da dove spunta questo male e chi lo ha causato, se abbiamo delle colpe da scontare e questa è la punizione che ci meritiamo.
Forse come mai prima d’ora ci rendiamo conto del senso vero della globalizzazione e dell’unica appartenenza all’universo, dove non contano più le distanze nemmeno i confini, visto che i virus non ne hanno. Anche se non vogliamo chiamarci “fratelli”, come ci chiede il vangelo, dobbiamo riconoscerci “umani”, conterranei, appartenenti allo stesso unico globo terrestre. Il cielo non ha confini, il mare non ha confini, l’uomo e la sua natura hanno le stesse esigenze in qualunque parte del globo vivano, anche se hanno culture diverse.
Forse cerchiamo un colpevole, al quale addebitare dei comportamenti errati, e magari ci accorgiamo che anche noi potremmo avere avuto comportamenti errati nella nostra vita, anche senza consapevolezza, e che nel tempo sono diventate vere e proprie abitudini sbagliate.
Non so perché mi viene in mente un collegamento del virus con il cambiamento climatico, che non sta risparmiando nessuna specie della natura (ghiacciai, foreste, fauna, …) e nessuna parte del globo terrestre.
Mi chiedo dove abbiamo sbagliato, noi umani, a cui l’universo, creato come un Eden, era stato affidato fin dalle origini della sua creazione perché lo governassimo, lo custodissimo, ne traessimo beneficio per nutrirci e per godere della sua immensa bellezza. Forse abbiamo scomposto l’equilibrio universale, quel sistema “eco” che ha le sue leggi proprie che noi non solo abbiamo ignorato ma addirittura preteso di modificare, turbando ogni suo modello e capovolgendo ritmi e regole? Dico, forse, perché non sono esperta in nessuna scienza e in nessun sapere, ma sento sulla mia pelle che la natura, compresa la natura del mio corpo e della mia mente, si ribellano per l’aria infetta ed io comincio a sternutire, la mente si offusca e non mi permette una normale concentrazione, che gli occhi fanno fatica a mantenersi aperti perché le varie tipologie di elettricità spesso trasformano le luci in modo rapido e violento, così i tanti rumori, che strapazzano le orecchie anche quando non ho trasmettitori accesi nel mio spazio privato, … e quant’altro!
Abbiamo cambiato stile di vita e la natura si è ribellata. Ed ora? Sapremo dare giusta direzione ai nostri stili per tornare all’armonia originale dell’intero universo?
Certamente se ci nutriremo di saggezza e di buon senso, quella saggezza e quella sapienza che i nostri antenati attribuivano agli anziani, qualificati come “saggi”, “maestri di vita”, alla cui scuola i giovani dovevano maturare, seguendo regole, dettate da sobrietà e moderazione.
Forse, anche l’economia e la politica sarebbero migliori se ci educassimo tutti a ritmi di vita rispettosi delle leggi della natura e dei veri bisogni dell’uomo, che non si soddisfano con l’assenso ad ogni desiderio e istinto, ma vanno valutati e differenziati tra primari e indispensabili da quelli superflui e perfino dannosi.
Ma questo meriterebbe un’altra riflessione a parte per ricordarci che l’umanità è una e comprende ogni uomo, nessuno escluso.
Teresa Scaravilli