Lettera agli umani.
La vita è bella! Benigni, credendoci, ne ha fatto il titolo di un memorabile film.
La vità però ci riserva sorprese, a volte non piacevoli o addirittura dolorose. Le disgrazie arrivano improvvise, spesso inaspettate: terremoti, guerre, perdita di lavoro, separazioni, malattie.
In questi momenti scopriamo di essere fragili, canne al vento..
Il coronavirus ha sorpreso il mondo intero, in poco tempo si è diffuso dappertutto seminando morte ed angoscia. Le nostre vite sono state stravolte, le nostre abitudini spazzate, dall’oggi al domani.
Mentre stiamo chiusi a casa, paralizzati dalla paura, rischiamo davvero di chiuderci ancora di più senza capire che, anche in questi momenti drammatici anzi, proprio in questi momenti difficili, dobbiamo tirare fuori il meglio di noi stessi.
Leggo con dolore i post di molti che, disseminando critiche ed odio, contro questa o quella parte politica, come se ci fosse qualcuno talmente santo che può dire “io non ho sbagliato!”, mentre persino i santi ammettono di essere i peggiori peccatori, non si rendono conto di essere ancora intrappolati nel sonno della ragione e del buon senso. Dino Buzzati, nel suo capolavoro “Il deserto dei Tartari”, dice: “Nel sogno c’è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai dalla vaga sensazione ch’è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare”.
Ecco, credo che sia giunto il momento! Svegliamoci dalle illusioni che siamo invincibili, che la tecnologia può tutto, che se distruggeremo questo pianeta possiamo trasferirci su Marte, che se l’Australia brucia per sei mesi a noi che ce ne importa, e se i siriani sono decimati per una guerra che dura da 8 anni, nell’indifferenza vergognosa delle Nazioni Unite, cosa possiamo farci. Se ancora miliardi di persone vivono con un dollaro al mese mentre gli abitanti dei Paesi più sviluppati muoiono di malattie cardiocircolatorie per eccesso di cibo; se con lo scarto dei nostri acquisti inutili abbiamo inquinato aria, terra, ed acqua compromettendo la salute di tutti i cittadini del mondo, è evidente che siamo noi esseri umani a creare le condizioni di disastri già annunciati. Ecco, questo non sarà più possibile, ci dice drammaticamente l’epidemia in atto.
Non è detto che sia soltanto un male, visto che il virus ci ha trovati già morti nella coscienza, nell’anima, chiusi come siamo in un irriducibile egoismo. I supermercati svuotati già al primo giorno di allarme, ciascuno ha provveduto a riempire le dispense per mesi, fregandosene di chi, arrivando dopo, non trova la possibilità di acquistare il cibo per un giorno. Così in farmacia, razziare il più possibile, per stare tranquilli, chiusi nel soggiorno a vedere la tv , sazi e sicuri di avere oltre il necessario.
Siamo egoisti persino nelle preghiere, invocando Dio per salvare noi e la nostra famiglia, senza fare diventare la preghiera invece una invocazione collettiva per salvare tutti, a partire da chi ha più bisogno perché povero, emarginato, carcerato, rifugiato, prigioniero, malato.
In realtà il compito di curare le ferite dell’umanità non è di Dio, Egli ci ha dato tutto: il Creato da custodire, la famiglia da amare ed essere amati, il prossimo per aiutarci a vicenda, l’intelligenza per guidare le emozioni e stroncare le pulsioni negative, l’arte – per avvicinarci a Dio, la coscienza per giudicare il bene ed il male, la religione per essere guidati e conoscere l’Amore infinito. Cosa ne abbiamo fatto di tutto questo?
Trasformiamo dunque la paralisi della paura in azione, occupiamoci del nostro prossimo, chiamiamo parenti ed amici per sapere come stanno, sui social eliminiamo i messaggi di odio e seminiamo buoni sentimenti. Quando facciamo la spesa , lasciamo nelle nostre parrocchie e sulla porta di casa di chi sappiamo in difficoltà, la busta con alimenti.
Se attiviamo l’amore si diffonderà il virus della speranza che ci contagerà tutti, che non ci farà sentire soli, perché avremo la certezza di essere uniti, non solo perché ci affacciamo dai balconi cantando ed incoraggiandoci a vicenda, ma perché sapremo aiutare concretamente chi ha davvero bisogno.
Dobbiamo imparare a preservare i beni della Terra per le generazioni future, per lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, quindi dobbiamo imparare ad acquistare il necessario e non il superfluo, dobbiamo capire finalmente che la felicità si trova nelle cose semplici della vita, nei rapporti umani improntati sul rispetto reciproco, sulla pazienza e sulla tollerenza, su una Natura bellissima e rigogliosa che ci dà più del necessario se sapremo rispettarla e custodirla.
Il virus se ne andrà quando incontrerà sulla sua strada una Natura risanata, una umanità consapevole delle sue fragilità, un Amore universale che lotterà per la pace e la giustizia, affinchè a nessuno manchi il necessario.
Acireale, 20 marzo 2020
Orazio Antonio Maltese