La limitazione del culto al tempo del coronavirus: giusta e rispondente alla situazione contingente? È una domanda che, già di per sé, difficilmente ci si sarebbe aspettati di vedere posta, perché nessuno avrebbe immaginato un evento tale abbattersi sulla collettività. La risposta implica il coinvolgimento dell’aspetto prettamente giuridico, ma anche e soprattutto di quello etico, riguardante il rispetto assoluto della vita e la sua difesa e, per questo, non semplice ed immediata.
L’argomento è stato affrontato a distanza, in una videoconferenza aperta alla partecipazione di tutti, venerdì 29 maggio, organizzata dall’Afa (Associazione Forense Acese), presieduta dall’avv. Alessandro Patanè. “Riuscire ad affrontare temi di forte interesse, come quello attuale, con l’Afa è importante, come lo è collaborare con l’associazione per il miglioramento della funzione amministrativa”, ha dichiarato il sindaco di Acireale, ing. Stefano Alì. Limitazione, blocco e chiusura che hanno riguardato tutta la sfera di movimento dell’individuo nei mesi scorsi, per la sua salvaguardia e per condurre a buon fine lo scontro con il virus silenzioso ma dalle conseguenze letali.
“Il bene della salute, il bene del corpo e tutto quello che ne consegue come le relazioni, gli incontri, la famiglia, sono un dono di Dio, ragion per cui anche noi ne abbiamo a cuore la tutela. Quando io stesso ho emesso decreti e provvedimenti dal punto di vista diocesano ho tenuto conto di quello che diceva il presidente del Consiglio dei ministri, ma, d’altro canto, ho emesso io, investendo la mia autorità giuridico-canonica nei confronti della comunità cattolica, dei decreti a partire dal punto di vista teologico-dottrinale. Da parte nostra c’è stata sempre una netta e chiara collaborazione. Io penso anche che, quando avremo più serenità, dovremo tornare a considerare tutti questi atti amministrativi e legislativi, per deliberare meglio un profilo di rispetto reciproco ed evitare interferenze ed incomprensioni”, ha dichiarato il vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti. Un confine tra il concetto di “diritto” e ciò che è stato necessario mettere in atto nella fase di emergenza non facilmente delineabile.
“Il bilanciamento tra valori, tra diritto alla salute da una parte e tutti gli altri diritti che riguardano la persona, si fa estremamente difficile. I provvedimenti che sono stati posti in essere a livello nazionale e regionale trovano la loro legittimazione e trovano il punto di appoggio, riguardo a competenza, nel fatto che si faceva riferimento alla tutela dell’art. 32 della Costituzione, del bene tutelato, che è quello della salute, un diritto individuale ma interesse primario della collettività. I diritti non operano in maniera isolata, perché spesse volte si intrecciano nella realtà e talvolta possono creare dei conflitti. Tutti i diritti costituzionali non possono essere ritenuti assoluti e nessuno di questi può pretendere una prevalenza”, ha spiegato l’avvocato Emilio Castorina, docente alla facoltà di Giurisprudenza di Catania. In condizione di gravità, dunque, nulla conserva la sua connotazione di “assolutezza” ma tutto si legge e si interpreta in relazione agli altri fattori contingenti con la finalità di tutelare la vita.
L’assessore comunale Mario Di Prima ha ribadito l’utilità di questo momento di incontro virtuale realizzato dall’Afa e moderato dall’avv. Roberto Pavone con il “flashback legislativo” che ha ripercorso il quadro normativo nazionale messo a punto dal Governo per far fronte all’emergenza. Un rivedere ciò che è stato, superato il momento drammatico, con la consapevolezza che, seppur con limitazioni e rinunce, la preziosità e la fortuna è stata avere salva la vita.
“L’associazione non ha mai interrotto in questi mesi l’attività di formazione, trattando temi importanti e di forte valenza sul sociale”, ha dichiarato l’avv. Fabrizio Seminara, vicepresidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catania.
Rita Messina