Coronavirus ed emergenza / Nella casa famiglia di Monacella “Un’esperienza quotidiana straordinaria”

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La frontiera che vogliamo raccontarvi questa volta è quella delle case famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII. Anche questa realtà, fondata da don Oreste Benzi nel 1968 per contrastare l’emarginazione e la povertà, vive questo momento di emergenza da coronavirus con preoccupazione ma rimane animata da uno spirito audace che da sempre la contraddistingue. Già, perché questa situazione per la Papa Giovanni XXIII è inusuale: loro che “le cose belle prima si fanno e poi si pensano”, che “i poveri li andiamo a cercare”, loro “famiglie aperte e in uscita”, hanno dovuto sospendere o comunque rallentare le loro attività.

Concetta Iabichino e Alberto Pennisi sono mamma e papà di una grande famiglia: insieme ai loro quattro figli hanno accolto sei ragazzi, ciascuno con un percorso di vita travagliato. Il nome che hanno scelto per la loro famiglia “Angeli custodi” è il senso di questo amore per loro. Tutti insieme vivono nella struttura di Monacella, una frazione di Santa Venerina. Là dove, la quarantena si fa a porte chiuse ma dentro si è in dodici.

Una grande famiglia come la vostra come sta vivendo questo tempo di quarantena?

“Come tutte le altre famiglie! Dopo i primi giorni segnati dallo sconforto, dalla paura e dal grande timore, abbiamo iniziato a cogliere la bellezza di quel quotidiano straordinario che viviamo tutti i giorni. La nostra ricchezza è di essere in dodici. Questo sicuramente a volte stanca ma ci rende vivi e la necessità di andare avanti e riorganizzarsi prende il sopravvento”

La casa famiglia Angeli Custodi di Monacella (Santa Venerina)

Qualcosa inevitabilmente cambia rimanendo più tempo tra le mura di casa. Non è così?

“In questo periodo di grande prova in cui si è costretti a barricarsi in casa si riscoprono i veri valori della vita, quei stessi valori che purtroppo la frenesia del quotidiano e il riempirci di cose futili rischiano di passare in secondo piano”

Il messaggio che possiamo cogliere allora è di non sprecare questo tempo…

“Non si dà nulla per scontato ma tutto diventa grazia e ricchezza, la casa dove abitiamo, il nostro essere in tanti, il non sprecare nulla, il tempo, il cibo, le relazioni”

Infaticabile è il vostro amore per questi ragazzi. C’è qualcosa che rende tutto ciò speciale?

“Certo. Prima di tutto per noi far le cose insieme è bello. E poi quel grande dono prezioso, che pochissimi hanno, quello di avere con te Gesù. E quindi non più dodici in casa ma tredici, e che tredici! Sostare in preghiera in quella piccola stanzetta, la cappellina, in questi giorni diventa sempre più il cuore pulsante delle nostre giornate. Insieme recitiamo il rosario e partecipiamo alla messa”

Una preghiera che consola.

“Sì, ogni giorno è un ritornare al Padre, fra le sue braccia, tutti insieme, mamma, papà, figli grandi e piccoli. Che meraviglia”

Raccontateci di un momento particolare che anima le vostre giornate.

“Che tenerezza vedere quei figli che si alzano al mattino pochi minuti prima della lezione, si sistemano un poco ma rimangono col pigiama e le pantofole, si mettono davanti al pc per la didattica a distanza, abituandosi a una modalità tutta nuova, apparentemente fredda ma la voglia comunque di entrare in relazione con l’altro la rende indispensabile. Le distanze non hanno più confini e spazi definiti. Tutti lontani e tutti vicini allo stesso tempo e di questo ringraziamo la tecnologia. Ma ci pensiamo che qualche tempo fa era usata molte volte per isolarsi dalle relazioni e adesso è usata come unico strumento per comunicare con tutti?”

Quali lati umani sta facendo emergere in voi questo momento storico?

“Circondati dal dolore e dalla sofferenza, dallo scoraggiamento e dalla paura, sentiamo dentro una fiammella di speranza che scalda il cuore. Riscoprirsi più patrioti e appartenenti ad un Paese, al Mondo tutto e sconfinare i confini che ognuno di noi aveva comodamente creato, piangere e pregare per l’umanità tutta. E soprattutto sperare e sognare ad un domani che diventerà più consapevole e ricco”

Concludiamo con un pensiero positivo: andrà tutto bene se…?

“Papa Francesco ha lodato l’uso della tecnologia ritenendola un bene in questo periodo. Ciò non deve farci dimenticare il vero e profondo desiderio dell’incontro con i nostri fratelli, il condividere la stessa tavola per un pranzo o una chiacchierata. Ecco, vorremmo dire allora che andrà tutto bene se rimarrà questo desiderio dell’incontro anche dopo la fase dell’emergenza”.

Domenico Strano

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