“Cortile dei Gentili” a Palermo, una legalità possibile

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Mons. Ravasi

Giustizia, tradizione religiosa e multiculturalità. Sono questi i valori fondamentali posti al centro dal “Cortile dei Gentili”, che si è svolto Palermo, il 29 e 30 marzo, su iniziativa del Pontificio Consiglio della cultura, dell’arcidiocesi e dell’Università di Palermo. “Dobbiamo far fiorire la bellezza, perché ci permette di vedere tutto quello che attorno a noi e in questa terra è la sua negazione”. Ha aperto così il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, nella cornice del duomo di Monreale, la tappa siciliana del Cortile, dove credenti e non-credenti sono stati protagonisti di una sfida cruciale: rispondere con la cultura del dialogo e del diritto all’incultura della criminalità organizzata e aprire ponti di dialogo con ogni espressione religiosa. “Un Cortile itinerante, che qui in Sicilia si concentra sul tema della legalità. Un uomo che vive nell’illegalità oltraggia Dio”, ha detto il card. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, nella presentazione della tappa siciliana. Palermo non è stata scelta a caso: “Dopo l’umiliazione di una ‘modernizzazione senz’anima’, ha spiegato Alessandra Dino, sociologa esperta di mafia e dei processi simbolici e comunicativi (anche religiosi) all’interno di “cosa nostra” – Palermo può tornare a essere “un ponte tra l’Europa e tutta l’area a Sud del vecchio continente”, un luogo in cui “le identità e le differenze s’incontrano, tolleranza e capacità di ascolto stemperano le contraddizioni; i confini geografici si dissolvono, per ritrovare una nuova possibilità di dialogo”. Nel corso della due giorni, filosofi, religiosi, giuristi, storici e intellettuali si sono confrontati in quattro panel dedicati a ‘Diritto divino e giustizia umana’, ‘Religioni e diritti umani’, ‘Pluralismo e universalismo’ e ‘Religioni e spazio pubblico’. Tra i relatori, il cardinale Jean-Louis Tauran, il filosofo Rémi Brague, Giuliano Amato, Gian Enrico Rusconi, il medioevalista Henri Bresc e lo storico della mafia Salvatore Lupo. “Legalità non è sinonimo di ‘legalismo’, per questo non è possibile parlare di legalità senza porre al centro del dibattito il tema dei diritti umani”. Sono queste le parole di Aldo Schiavello, docente di filosofia del diritto, che ha aggiunto: “L’età dei diritti è chiamata a fare i conti con il problema dell’incommensurabilità dei valori e delle culture senza cedere alla tentazione di una sbrigativa reductio ad unum”. Un Cortile della narrazione per gli universitari è stato organizzato nella sede palermitana della LUMSA, e sul sagrato della Cattedrale si è tenuto il Cortile dei bambini, che hanno disegnato su un foglio lungo 30 metri come vedono la loro isola. La dimensione popolare e quotidiana dell’impegno per il dialogo e la legalità è stata ribadita dai ragazzi di “Addiopizzo” in un incontro con il card. Ravasi, il card. Romeo e il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. “Col Cortile dei Gentili abbiamo voluto operare un sincero sforzo per ‘riapprendere’ la vocazione cristiana, rammemorandola per quello che essa autenticamente è: la voce che viene dall’Altro”, ha affermato Leonardo Samonà, docente esperto dei temi dell’alterità, aggiungendo “l’incontro con altre culture e religioni consiste “nell’esperienza di un legame che della diversità ha bisogno e attraverso il rispetto di essa si rafforza. Col Cortile un altro piccolo passo avanti è stato fatto”. Lorena Leonardi

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