Mimmo Cuticchio, maestro in materia di pupi siciliani, nasce a Gela nel 1948 dietro le quinte del teatrino del padre Giacomo, dal quale ha ereditato l’arte dei “pupari”. Il maestro ha continuato per mezzo secolo l’arte dei “cuntisti” siciliani tramandandola fino al terzo millennio. Si tratta del maggior esponente dei “cuntastorie” che ancora pratica l’arte dei pupi siciliani che sono stati riconosciuti dall’Unesco come “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità” nel 2011.
Il cuntista e l’associazione Figli D’arte Cuticchio
Il cuntista è riuscito a tramandare l’arte dei pupi di scuola palermitana fino ai giorni nostri tra le periferie e i centri cittadini della Sicilia, evitandone la museificazione e lasciando ancora viva l’arte. Il suo percorso da “puparo” lo vede occupato nell’apprendistato con Peppino Cesano e già nel 1973 apre a Palermo il teatro dei pupi di Santa Rosalia. Nel 1977 fonda l’associazione Figli d’arte Cuticchio e successivamente apre una scuola per “pupari”.
Tematiche trattate dai pupari
L’arte di Cuticchio riporta sul palco le gesta di paladini come Orlando e Rinaldo. Riprende quindi anche il ciclo carolingio, con le gesta di Carlo Magno e molti altri ancora. Alcuni spettacoli di Mimmo Cuticchio si possono trovare online su Rai Play in modo gratuito a tutti. I pupi siciliani era l’evento più atteso per le classi meno abbienti, la narrazione veniva divisa in più serate e il culto orale della narrazione culminava quasi sempre con una battaglia finale dove i pupi magicamente venivano spezzati in due per poi ritornare integri per le scene successive. Un’arte che affascina bambini e adulti e da sempre ha rappresentato la storia della Sicilia in tutta Italia e all’estero.
Mimmo Cuticchio, il puparo con la laurea ad honoris causa
Cuticchio che durante la propria vita è stato in grado di unire lavoro, dedizione e arte ha ricevuto un riconoscimento dall’ Università Roma Tre, alla quale cerimonia era presente la figlia del capo di Stato, Sergio Mattarella. Durante la cerimonia Cuticchio ricorda i sacrifici fatti per perseguire e tramandare la tradizione dei pupi. Ci racconta come non abbia potuto studiare proprio perché come suo padre diceva: “i pupi non mangiano, ma ci fanno mangiare”.
E’ un uomo che si è sacrificato per la famiglia e ha dato tutto per tramandare l’arte che ci è giunta fino a noi. Soprattutto ai giovani dice: “Quando si vede la baracca con un burattinaio o una struttura del teatro delle marionette, bisogna avvicinarsi. Le marionette e i pupi sono il mezzo di comunicazione più antico che abbiamo. Il messaggio che vorrei dare ai giovani è di fare attenzione, perché non si tratta di un giochino. Dietro i burattini c’è un universo di tecniche e saprei. C’è un mondo, siate curiosi di conoscerlo”.
La creazione dei pupi siciliani di Mimmo Cuticchio in 90 scatti
Una mostra fotografica raccoglie in 90 scatti, realizzati da Dilio Lambertini, quella che è l’arte del cuntista e puparo siciliano. Ma soprattutto la loro creazione per uno spettacolo chiamato “O a Palermo o all’inferno” che racconta la spedizione dei Mille e di Garibaldi. Il fotografo gli ha voluto rendere omaggio poiché affascinato dall’arte dei pupi e dalla bravura di Cuticchio e dalla sua associazione teatrale.
Martina Grosso