I violenti devono sapere che nessun partito sarà mai disponibile a giustificare le loro malefatte, nemmeno quello di loro riferimento. Occorre poi un grande lavoro di recupero di cultura della convivenza e del confronto. Vicende come questa negano la storia del nostro Paese, seppelliscono l’umanesimo e il cristianesimo, senza dimenticare l’illuminismo.
Ci sono momenti in cui la storia sembra andare a ritroso per camminare non più verso la civiltà, ma verso il ritorno alla barbarie. Tra questi è da ascrivere quanto è accaduto sabato scorso a Cremona. Una settimana prima, barbari dell’estrema destra avevano assalito e gravemente ferito un uomo della sinistra estrema. Per fare “giustizia” secondo l’antica legge del taglione, i seguaci di quest’ultima, barbari allo stesso modo dei primi, hanno organizzato la manifestazione vendicatrice che doveva assalire il covo dei nemici. Ma, impossibilitati per l’azione delle forze dell’ordine, si sono dedicati, con rabbia satanica, a punire la città incolpevole, mettendola a ferro e fuoco, distruggendo e violentando luoghi pubblici, banche, proprietà private.
Cremona è stata posta sotto assedio; i suoi abitanti costretti a chiudersi nelle abitazioni per non essere coinvolti nella follia, nel timore di quanto avrebbe potuto accadere. Che poi, secondo previsione, è in realtà accaduto.
Destra e sinistra, a questo punto, per quanto riguarda questa gente, non sono più catalogabili come espressioni politiche, bensì nella categoria variabile della delinquenza, della barbarie.
Siamo tornati al Medioevo? No, molto più indietro nel tempo, quando la vendetta veniva moltiplicata all’infinito.
Nella unanime condanna di questo evento delittuoso c’è, purtroppo, chi osa giustificarlo, se non addirittura legittimarlo. Penso in questo momento al segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, che, anziché condannare i violenti distruttori, si dedica a biasimare le forze dell’ordine che hanno solo fatto il loro dovere; e anche all’onorevole Franco Bordo, di Sel, in prima fila nella manifestazione, che non ha avuto il buon gusto di dissociarsi. Atteggiamenti che disonorano una certa politica.
Di fronte ai fatti di sabato scorso e a tutte le violenze, la soluzione non può essere solo “a posteriori”, nel dopo, nella punizione di chi commette queste follie. È la prevenzione, culturale e concreta, che deve maturare in tutta la società, a partire dai partiti e dai loro capi. I violenti devono sapere che nessun partito sarà mai disponibile a giustificare le loro malefatte, nemmeno quello di loro riferimento. Occorre poi un grande lavoro di recupero di cultura della convivenza e del confronto. Vicende come questa negano la storia del nostro Paese, seppelliscono l’umanesimo e il cristianesimo, senza dimenticare l’illuminismo.
Vincenzo Rini, direttore “La Vita Cattolica” (Cremona)