Gli attivisti di Ultima generazione, negli ultimi mesi, sono stati i protagonisti delle prime pagine dei giornali con le loro azioni. Nel frattempo sul web si sono creati dei veri e propri schieramenti. Da un lato c’è chi sostiene questa forma di attivismo in quanto qualsiasi tipo di ribellione o rivolta non avrebbe senso di esistere se non creasse qualche forma di disordine o disagio. Dall’altro, c’è chi invece crede che questa strada renda ancora più difficile il raggiungimento degli obiettivi, in quanto porterebbe a indispettire anche chi ha idee che concordano con quelle di questi attivisti.
Chi sono e cosa chiedono gli attivisti di Ultima generazione
Nati nel 2021, gli attivisti di Ultima generazione si definiscono attori di una campagna di disobbedienza civile nonviolenta. Quello che chiedono è un’interruzione totale delle centrali a carbone: ad oggi 6 centrali sono ancora in funzione in Italia. Con la guerra in Ucraina, e nonostante il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima che vedeva un totale abbandono del gas entro il 2025, il governo ha infatti deciso di sfruttare maggiormente le centrali a carbone per rendersi più indipendenti dal gas russo. Le conseguenze a livello ambientale sarebbero quindi elevate, per l’alta percentuale di gas serra e anidride carbonica che deriverebbero dalla combustione del carbone.
Tra gli altri obiettivi, il gruppo punterebbe, come del resto aveva fatto anche il governo Draghi, su un incremento dell’energia solare ed eolica. Tra i vantaggi dell’energia solare, oltre l’assenza di emissione di anidride carbonica, vi è un annullamento dei costi di produzione, trasporto e approvvigionamento. Inoltre, secondo il rapporto dell’organizzazione Meteorologica mondiale, nel 2021 l’aumento di anidride carbonica è salito al 49%, il più alto negli ultimi dieci anni. In un mondo in cui le temperature e i rischi legati all’ambiente si alzano sempre di più è chiaro a tutti che bisogna fare qualcosa. Quello che però ci chiediamo è se i metodi e il tipo di attivismo di Ultima generazione possano effettivamente portare a delle soluzioni.
Le azioni degli attivisti di Ultima generazione
È Novembre quando delle attiviste di Ultima generazione lanciano una minestra su “Il seminatore” di Van Gogh. È da li che inizia una serie di “attacchi” a varie opere d’arte sparse nei musei di tutto il mondo. Non sono mancati ovviamente insulti e critiche online, che gli attivisti di Ultima generazione hanno colto in maniera positiva. Secondo loro, infatti, vista la situazione, creare disagio è l’unico modo per rendere impossibile alle istituzioni ignorare la crisi climatica. Ma questi atti servono effettivamente a spingere le istituzioni a fare qualcosa?
Molto matura la risposta dell’International Council of Museums. Piuttosto che attaccare gli attivisti e rischiare di distogliere l’attenzione dal tema della crisi climatica, sceglie di sfruttare la situazione per poter parlare della questione ambientale e della sua importanza. A tal proposito, tramite un comunicato, afferma “L’ICOM desidera riconoscere e condividere sia le preoccupazioni espresse dai musei in merito alla sicurezza delle collezioni sia le preoccupazioni degli attivisti climatici. [..] Desidera che i musei siano visti come alleati nell’affrontare la minaccia comune del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per il patrimonio culturale”.
I blocchi autostradali
È notizia degli ultimi giorni il blocco degli attivisti di Ultima generazione nel centro di Milano. Già a Novembre gli attivisti bloccavano il grande raccordo anulare a Roma. Online però la maggior parte delle persone si schiera con le persone che si sono ritrovate bloccate in mezzo alla strada. Per il popolo del web non è giusto coinvolgere le persone comuni che magari quel giorno avevano degli appuntamenti importanti. Soprattutto se consideriamo che in alcuni casi si sono ritrovate bloccate anche delle autoambulanze. Il rischio di queste azioni come già detto è che si dia più importanza all’azione stessa piuttosto che al messaggio che si vuole veicolare tramite questa.
L’attacco al Senato
Nelle ultime settimane però, l’azione che ha più fatto discutere sia il mondo del web che il mondo della politica è il blitz a Palazzo Madama, sede del Senato. Nella mattina del 3 Gennaio tre attivisti di Ultima generazione hanno lanciato della vernice al palazzo del Senato. Durissime le risposte della premier Giorgia Meloni e del presidente del Senato Ignazio La Russa, che hanno condannato aspramente il gesto degli ambientalisti. Quello ci fa riflettere sono le parole di una delle ragazze del gruppo di ambientalisti: “Sono molto spaventata come cittadina perché nessuno dei governi parla di crisi eco-climatica. Non capisco se non lo fanno perché sono totalmente ignoranti o se invece vogliono ignorare il problema”.
I governi hanno veramente a cuore la crisi climatica?
È veramente così? In effetti, nonostante le centinaia di convenzioni e iniziative atte a proteggere il nostro pianeta, sembra quasi che questi sforzi non siano abbastanza. Piuttosto di affrettarsi a considerare gli attivisti di Ultima generazione come dei criminali, sarebbe il caso di fare qualcosa in modo che queste situazioni non si verifichino più. Ormai sono anni che i governi di tutto il mondo dichiarano di fare qualcosa riguardo la crisi climatica eppure ogni anno sembra andare sempre peggio. Diventa quindi lecito mettere in dubbio le intenzioni dei governi di tutto il mondo. La stessa Greta Thunberg, dopotutto, ha deciso di non partecipare alla COP27: secondo lei la maggior parte dei partecipanti non era veramente disposto a cambiare le cose.
Qual è la risposta giusta ai blitz degli attivisti di ultima generazione?
Se le azioni degli attivisti di ultima generazione siano giuste o sbagliate non sta a noi deciderlo. La domanda che vogliamo porci è “riuscirà a cambiare qualcosa dopo tutte queste azioni?”. Non ci è dato saperlo al momento, quello che però crediamo sia importante è cominciare a smettere di alimentare polemiche e critiche. Che si pensi che le azioni degli attivisti di ultima generazione siano sbagliate o meno, l’importante è che si parli di più di questione ambientale, che si parli di più di crisi climatica. La speranza è che i governi non si fermino soltanto a condannare queste azioni, discutibili o meno, ma che queste diventino piuttosto un pretesto per fare di meglio. E cominciare a dare più importanza, ma davvero, alla questione ambientale.
Francesco Guglielmino