L’olivicoltura in Sicilia sta fronteggiando uno dei momenti di crisi più complicati finora: si prevede che fra il 2024-2025 ci sarà un’importante riduzione della produzione olivicola, maggiore del 50% rispetto alla stagione precedente. L’isola storicamente produce circa 30.000 tonnellate annue, pari al 10% dell’intera produzione italiana, ma questo reparto agroalimentare risulta attualmente compromesso.
La crisi dell’olivicoltura in Sicilia / Cambiamento climatico e calo della produzione
Il cambiamento climatico è un punto cardine all’interno di questo momento di criticità: il 2024 ha avuto un’estate quasi totalmente priva di piogge e con una temperatura piuttosto alta per range temporali ampi. Tutto ciò è stato estremamente dannoso per la produzione delle olive, specialmente per la cultivar Nocellara del Belìce, consumata principalmente come oliva da mensa. Le previsioni per questa specie esprimono un possibile calo del 50%, se confrontata la quota produttiva con quella dell’annata precedente. Le condizioni più estreme sono però quelle degli uliveti rivolti alla produzione di olio.
Le stime esprimono soltanto 14-16mila tonnellate di olio, rispetto alle 35mila dell’annata precedente. Le conseguenze più devastanti si sono registrate soprattutto nelle zone in cui non è stato possibile irrigare. Talvolta, nonostante la presenza delle le reti irrigue non è stato possibile dare acqua al terreno poichè gli invasi sono vuoti.
La crisi dell’olivicoltura in Sicilia / Qualità e mercato
“Le elevate temperature che sono rimaste a lungo sopra le medie stagionali e la poca disponibilità di acqua dei mesi di luglio e agosto hanno creato una situazione di criticità un po’ ovunque in Sicilia. Le olive hanno avuto problemi di accrescimento e dove gli uliveti non erano irrigati c’è stato anche un problema di cascola. I forti temporali improvvisi, avuti in queste settimane, non sono stati sufficienti a migliorare di molto il quadro generale. Il nostro olio comunque resta imbattibile, i consumatori sanno che è un prodotto sano e qualitativamente unico, possono fidarsi ciecamente”, ha dichiarato Gino Provenzano, della Cia Sicilia Occidentale.
La qualità dell’olio siciliano resta comunque molto elevata. Le olive non hanno riportato danni da parte della Bactrocera oleae (la cosiddetta mosca olearia). Chiaramente l’impatto climatico sulla produzione ha fatto lievitare il costo del prodotto. Le stime di prezzo si aggirano addirittura sui 9,55 euro nella provincia di Trapani.
La crisi dell’olivicoltura in Sicilia / Prospettive future
“Il mondo agricolo è ormai costretto a confrontarsi ogni anno con la siccità, non è più un fatto eccezionale. Stanno soffrendo anche le piante ad alto fusto ed è un segnale che non possiamo sottovalutare. Torniamo a chiedere un intervento immediato, e che guardi soprattutto al futuro, nella gestione delle acque: bisogna mettere subito in campo soluzioni per la prossima stagione, senza aspettare di trovarsi di nuovo in emergenza. E occorre sostenere economicamente i produttori affinché si dotino di impianti di irrigazione, laghetti artificiali, pozzi, in modo che questi investimenti non ricadano sul prezzo finale delle produzioni a danno dei consumatori”, affermano Camillo Pugliesi e Luca Basset, rispettivamente presidente e direttore della Cia Sicilia Occidentale.
Certamente è da rivedere il sistema di gestione delle risorse idriche siciliano che va adattato e adeguato alle nuove condizioni poste dai cambiamenti climatici. Le tecniche tradizionali le irrigazione di soccorso non sono più in grado di fronteggiare crisi idriche così estese nel tempo. Nuove politiche in tal senso sono necessarie e urgenti, anche per impedire il collasso di uno dei settori produttivi più caratteristici dell’isola.
Maria Maddalena La Ferla