Nella giornata del 20 settembre Acireale si è dimostrata solidale alla causa di Giulio Regeni. Infatti, come suggerito dalla stessa famiglia, un gruppo di attivisti, giovani ed intellettuali si sono riuniti per tenere vivo il ricordo di Giulio, ma soprattutto nei confronti del desiderio univoco di verità. Accanto a loro presenti anche figure dell’amministrazione comunale. Nello specifico Michele Greco, Presidente del Consiglio di Acireale. E Giuseppe Tomarchio, senatore.
Dopo aver letto poesie e passi del libro “Giulio fa cose”, ha preso vita uno scambio di opinioni importante. A prevalere è stato il sentimento di informazione che si ha nei confronti del caso Regeni. Diversi docenti ed educatori hanno sottolineato la necessità di parlare di Giulio nelle scuole, di tutti gli ordini e gradi. L’informazione è la risposta all’oblio. Riuscirà Acireale a rispondere a questa necessità? Speriamo di si.
Cronaca / Acireale ricorda Giulio Regeni
Lo scorso 20 settembre la Consulta ha deciso di passare il processo su Giulio Regeni in mano alla Corte Costituzionale. Tuttavia, i giudici della Corte – riuniti per discutere le sorti del processo svolto (ndr. e successivamente interrotto per assenza degli imputati) sui quattro agenti 007 della National Security Agency egiziana – hanno deciso di rinviare a giudizio la decisione in merito alle eccezioni sollevate dal Gip del Tribunale di Roma, Roberto Ranazzi. Ad attendere con ansia la decisione vi è indubbiamente l’intera famiglia Regeni. Ma non solo, in quella data ritenuta decisiva per il raggiungimento della verità sulla storia di Giulio Regeni, in moltissime piazze italiane si è celebrata la memoria del giovane attraverso la lettura di poesie e passi del libro “Giulio fa cose”. Anche Acireale ha preso parte a questa iniziativa, schierandosi dalla parte del “popolo giallo”.
Cronaca / Il 20 settembre, una data importante per il processo su Giulio Regeni
“Il 20 settembre sarà una giornata importante, per Giulio e per tutti quelli che confidano nella Giustizia. Non ci saranno presidi a Roma, ma chiediamo aiuto a tutto il popolo giallo di trovarsi sulle panchine gialle, leggere ad alta voce qualche passo del libro “Giulio fa cose”, indossare i bracciali gialli, esporre gli striscioni alle finestre. Fate foto e condividetele sui social. Siamo una comunità numerosa, responsabile e inarrestabile, facciamolo vedere” – riporta l’appello delle ultime settimane fatto dalla famiglia Regeni. Infatti, l’importante udienza si è tenuta a porte chiuse, dal momento che né la famiglia né lo Stato si sono costituiti parte del procedimento. Non a favore e nemmeno contro.
Cronaca / Processo su Giulio Regeni: su cosa verteva la discussione dei giudici costituzionali?
Al centro dell’analisi svolta dalla Corte Costituzionale c’è l’articolo 420bis, comma 2 del Codice di procedura penale, nella forma in cui è stato riformulato dalla “Riforma Cartabia” del 10 ottobre del 2022. Più specificamente, la parte coinvolta è quella in cui non prevede che il giudice proceda in assenza dell’imputato, anche quando ritiene altrimenti provato che l’assenza dall’udienza sia dovuta alla mancata assistenza giudiziaria o al rifiuto di cooperazione da parte dello Stato di appartenenza o di residenza dell’imputato.
Per semplificare, l’attuale legge sull’assistenza di un imputato non prevede casi come quello che riguarda Giulio Regeni, che impedisce da anni alla Giustizia italiana di procedere nei confronti degli assassini del giovane. La domanda che si è posta alla Corte di Giustizia è dunque la seguente: “Il processo su Giulio può procedere anche in assenza della collaborazione dell’Egitto e del riconoscimento giudiziario degli imputati o no?”. La risposta della Corte, prevista per il 20 settembre, sembra aver bisogno ancora di tempo per essere elaborata.
Cronaca / Giulio Regeni: Chi era?
Giulio Regeni era un ragazzo italiano cresciuto a Fiumicello, in provincia di Udine. Sin da piccolo manifestò la sua propensione all’impegno civico e alla ricerca. Ancora minorenne, si trasferì negli USA per studiare presso l’ “Armand Hammer United World College of the American West”. Successivamente, volò in Gran Bretagna; prima a Leeds e poi a Cambridge. Per ultimo, si trasferì a Vienna. Probabilmente la figura di Giulio si piazza tra i meritevoli studenti italiani curiosi di allargare le proprie prospettive future all’estero.
Ma la sua natura eccelsa fu riconosciuta ben presto anche dall’Unione Europea, la quale gli conferì per due anni di seguito (2012 e 2013) il premio “Europa e giovani”. A prevalere tra le passioni e gli interessi di Giulio vi era lo studio sulle realtà del Medio Oriente. In seguito, queste passioni si concretizzarono in un vero e proprio lavoro di ricerca. Infatti, lavorò prima a Il Cairo per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, poi s’impegnò in un Dottorato di Ricerca presso il “Girton College” dell’Università di Cambridge. Si trovava in Egitto proprio per ragioni legate al suo dottorato.
Cronaca / Giulio Regeni: dov’era Giulio quel 25 gennaio?
L’ultima notizia tracciabile lasciata da Giulio Regeni fu un messaggio di testo inviato alla sua fidanzata il 25 gennaio del 2016. Fu una sua amica, però, a denunciare la scomparsa del giovane. Noura Wahby, infatti, spiegò i fatti sui social e subito si è alimentato un vortice di informazioni mediatiche, per la maggior parte tutte riportanti l’hashtag “#WhereIsGiulio” (“Dov’è Giulio”). Sembrava che il giovane dovesse incontrare degli amici in piazza Tahrir (ndr. luogo simbolo delle rivolte in Egitto a partire dal 2011). Ma da quella piazza, è evidente, non fece più ritorno.
Cronaca / Giulio Regeni: la tortura
Giulio fu ritrovato poco più di una settimana dopo, il 3 febbraio del 2016. In un fosso alla periferia del Cairo, il suo corpo giaceva nudo e mutilato in tutte le sue parti. I segni rilevati dal cadavere hanno lasciato traccia di una violentissima sottoposizione a tortura. Un pestaggio atroce che ha provocato lividi (presumibilmente da calci e pugni e – peggio – bastoni). Un numero di fratture indefinibile, tra cui sette costole rotte, tutte le dita delle mani e dei piedi rotte, così come gambe, braccia, spalle e denti.
Ma la tortura non si è esaurita in questo. L’autopsia rivelò segni di accoltellamenti, incisioni con lame e punteruoli. A questo punto potremmo dire che il peggio era già stato fatto, no? No. I medici legali rilevarono abrasioni, bruciature da sigaretta ed una estesa emorragia cerebrale. Ad essere torturato non è stato solo il corpo di Giulio, ma anche la dignità di tutti i suoi diritti umani contemplabili. Ma nemmeno presi in considerazione dai suoi uccisori.
Cronaca / Giulio Regeni: cosa è successo dopo la sua morte?
Subito dopo la sua morte, le autorità egiziane garantirono a parole una “piena collaborazione” con l’Italia. Una collaborazione nei fatti mai avvenuta, né in principio, né oggi. La disponibilità delle autorità egiziane venne meno anche rispetto alle norme del diritto internazionale generale e nei rapporti diplomatici con l’Italia, oggi stridenti. Gli investigatori italiani hanno potuto interrogare pochi testimoni per una manciata di minuti, dopo che gli stessi erano già stati interrogati per ore dalle autorità egiziane. L’Egitto avviò una vera e propria strategia di depistaggio delle indagini, omettendo dati e prove che sarebbero state probabilmente decisive per la verità sul caso Regeni.
Le riprese video su Giulio vennero cancellate, furono negati i tabulati telefonici dei luoghi frequentati dal giovane. L’Egitto non solo nega le torture a cui è stato sottoposto Giulio e nemmeno identifica gli accusati dal punto di vista giudiziario. Per questo, il processo su Giulio si è fermato fino a questo momento. Riuscirà la Corte Costituzionale a riavviare i procedimenti processuali sul caso di Giulio? Riusciremo a scoprire la verità? Forse. Certo è che il popolo giallo non opera solo in memoria di Giulio. Ma anche e soprattutto per dar valore a quei diritti umani che tutti gli Stati, universalmente, dovrebbero contemplare. Il processo su Giulio Regeni non deve dare risposte soltanto alla famiglia di Giulio. Ma anche a tutti quei ragazzi che hanno conosciuto lo stesso destino del giovane ricercatore.
Grazia Patanè