Santa Tecla e il suo santuario Madonna di Fatima hanno ospitato la Via Crucis degli Sportivi, per tutte le parrocchie dove è presente la realtà sportiva del CSI. Un evento che è eccellenza e orgoglio per la nostra diocesi, in quanto appartiene quasi esclusivamente al comitato CSI di Acireale.
Un momento associativo importante – come ha sottolineato il presidente del Comitato di Acireale Salvo Raffa – per vivere lo sport come esperienza educativa; per rendere i ragazzi protagonisti anche dell’atto di meditare la Croce come strumento d’amore.
Per ricordare che senza di Lui le motivazioni vengono meno; per condividere con chi ha preso su di sè tutti i pesi e i peccati del mondo, le fatiche dell’essere associazione, gruppi sportivi, realtà parrocchiali.
Guidati dall’assistente ecclesiastico don Stefano Presti, i ragazzi e i dirigenti, stazione dopo stazione, hanno contemplato la vittoria dell’amore sul dolore, “perché forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6); hanno meditato come la Croce renda tutti fratelli e compagni in un viaggio in cui quelle quattordici stazioni della Via Crucis non sono che il punto di partenza. Perché la Croce non parla di una sconfitta.
Un invito per ricordare a chi è allenatore, a chi è educatore a farsi compagno di viaggio, strumento di condivisione di fatiche, paure, gioie e dolori.
Un invito per ricordare ai giovani di seguire l’invito del Maestro, ad avere fiducia in Lui. Per ricordare loro di sostenere i compagni di squadra, soprattutto dopo una sconfitta.
Un invito a guardare a Colui che, nonostante sia caduto tre volte, si è sempre rialzato: è importante non rimanere a terra dopo una caduta, sia dentro il campo che fuori, anche se la tentazione è forte. Trovare la forza di non arrendersi, stringere i denti e rialzarsi.
Un invito ad alzare lo sguardo e vedere tutta la bellezza di cui sei circondato. Se tieni lo sguardo verso il basso, potrai mai accorgerti di tutte le meraviglie che ci sono nella tua vita? Se il tuo sguardo è triste, senza speranza, non riuscirai mai a vedere che tu sei una meraviglia.
Un invito per tutti ad essere meno sordi, meno ciechi, a non avere pregiudizi, a non avere le coscienze intorpidite. Un invito a non avere paura di essere quel seme che, caduto a terra, muore e porta frutto.
Un invito ad avere lo stesso entusiasmo di San Paolo: “dimentico del passato, proteso verso il futuro, corro verso la meta”. (Fil 3,13-14)
Chiara Michelle Messina