Acireale non è più la città di “Collegi e Signorine”, è il titolo dell’evento che si è svolto sabato 9 marzo nella sala Pinella Musmeci. Evento, ideato e realizzato da Rosa Maria Garozzo con la collaborazione di Giovanna Di Bella e Lella Costa, Socie dell’Università Popolare Giuseppe Cristaldi.
L’evento, con il patrocinio della Città di Acireale e della Fondazione Maria Barbagallo – Diocesi di Acireale, è stato inserito nel programma del Mese di marzo promosso dall’assessorato alla Cultura, guidato dall’avv. Enzo Di Mauro con la collaborazione della prof.ssa Simona Postiglione e della dott.ssa Teresa Pizzo.
A Rosa Garozzo abbiamo chiesto di raccontare “dal di dentro” l’evento.
Acqua, bellezza e cultura, le ricchezze di Acireale
Le città hanno un DNA con componenti che si trasmettono nel tempo attraverso generazioni, caratterizzandole. Ad esempio Milano, Mediolanum in mezzo alla pianura, è la città per eccellenza degli scambi, del commercio, delle opportunità, del lavoro.
E Acireale? Tre sono le componenti che la caratterizzano: l’acqua, la bellezza, la cultura, tutte e tre ereditate dai nostri antenati mitologici, Aci e Galatea.
L’acqua, comprese quelle termali, è il dono di prosperità che Aci ha regalato al suo territorio, dopo la morte e la sua trasformazione in fiume.
Bellezza è Galatea, la ninfa che ha affascinato pittori come Raffaello, Poussin, Dalì e musicisti come il tedesco Haendel. E’ Santa Venera e la sua cappella reale. Bellezza è la pianta urbanistica barocca con le strade che, come quinte teatrali, si aprono mostrando la ricchezza di piazze, chiese, palazzi.
Cultura è quella che ci rimanda all’antica Grecia con Esiodo e Callimaco, alle metamorfosi del poeta romano Ovidio, tutti interessati al mito di Aci Galatea. Ad Acireale cultura è l’Accademia Zelantea, inaugurata nel 1671, la prima in Sicilia, la biblioteca e la pinacoteca annessa. Dalla seconda metà dell’ottocento, la cultura si declina nei numerosi corsi di studio inaugurati nei collegi maschili e femminili, rivolti ai giovani delle famiglie agiate della città e del circondario. Fama che si estenderà nel novecento a tutta la Sicilia. E di collegi acesi si è parlato nell’incontro.
In apertura un breve messaggio dell’on. Nicola D’Agostino ha sottolineato l’importanza della partecipazione di associazioni, club service e cittadini, alla vita della comunità acese. A seguire i saluti del prof. Angelo Pagano, presidente dell’Università Popolare Giuseppe Cristaldi e della Consulta.
I collegi di Acireale
Il titolo dell’incontro fotografa un periodo storico che ha caratterizzato la vita femminile acese, un arco temporale che va dal 1722, anno di costruzione del Conservatorio delle Verginelle – S. Venera in via Dafnica, agli anni ’70 del novecento.
Relatrice di questo primo tema è la prof.ssa Francesca Pennisi, docente di lettere, che durante il periodo universitario ha ricercato negli archivi acesi, documenti e testi, confluiti poi nella sua tesi di laurea.
Sono 6 i collegi femminili aperti fra il 1722 e il 1851, tutti nati grazie alla generosità di famiglie facoltose acesi, e destinati all’accoglienza di bambine povere, orfane di uno o entrambi i genitori. Francesca Pennisi, con un’esposizione chiara e sintetica, passa poi ad illustrare l’evoluzione nella gestione di questi collegi. Da luoghi solo di assistenza e beneficenza a centri di formazione sempre più articolati e qualificati per le ragazze delle famiglie agiate.
A metà degli anni ’30 del novecento, preside don Matteo Fresta, verrà inaugurato al Collegio Buon Pastore il liceo classico, e alla fine degli anni ’40 il Santonoceto ne avrà un altro, accanto al magistrale. Ed è proprio nel novecento che anche le donne seguono regolarmente i corsi di studio. Molte si diplomano, alcune si laureano, pochissime lavorano, specie se sposate.
Le Signorine di Acireale
Le “Signorine acesi” è il secondo tema trattato dalla prof.ssa Mariella Di Mauro. Durante il suo intervento sono state ricordate alcune famose signorine acesi, purtroppo oggi spesso dimenticate, e non conosciute dalle nuove generazioni.
La presentazione inizia con le “3 Signorine Romeo”: Angelina (classe 1897) insegnante di matematica, Caterina, detta Rinuccia, che nel quartiere della parrocchia di S. Giuseppe ha aperto e diretto un centro psicopedagogico, uno di assistenza alle famiglie bisognose, una scuola elementare in via Fiorini.
Rinuccia è stata eletta, negli anni ’60, al consiglio comunale. Infine Maria, ancora vivente, prima donna acese a diventare professore ordinario e ad essere nominata socia del club Lions.
Nel campo dell’istruzione e della politica, come non ricordare il grande contributo all’apertura di nuove scuole e alla costituzione della sezione femminile della DC acese, da parte di Minerva Impalà. Direttrice didattica, eletta consigliera al Comune nel’48 e dopo al parlamento regionale nel 1955.
Sempre nell’istruzione, ma con un taglio imprenditoriale, Maria Barbagallo che nel 1950, insieme all’Università Cattolica di Milano apre, ad Acireale, la scuola Superiore per Assistenti sociali. Nella gestione della scuola sarà coadiuvata da Graziella Brex, nativa di Agira, acese di adozione. Come Maria Barbagallo, anche Camilla Bella, la “mite”, si laurea alla Cattolica di Milano. Entrambe conoscono Padre Gemelli ed Armida Barelli, e ne seguono gli insegnamenti per tutta la loro vita.
Iride Spina, fra gli allievi della Paolo Vasta, era conosciuta per la preparazione e l’inflessibile rigore educativo. Lina Scandura, oggi 95 anni, ha dedicato la sua vita alle attività caritative della parrocchia di Odigitria. E’ stata la prima donna della diocesi, ad essere nominata Ministro straordinario per la Comunione.
Gli intermezzi musicali, tutti con richiamo ai pezzi che imparavano le educande dei collegi, sono stati eseguiti dal maestro Vera Pulvirenti e dalla violinista Alessandra Platania.
Il video sui collegi è stato montato da Grazia Pagano con il contributo di antiche cartoline e foto, gentilmente messe a disposizione dal prof. Franco Calì.
Testimonianze di due donne di oggi
Infine la testimonianza di due donne di oggi, sposate con figli e in posizioni apicali. Inizia la dott.ssa Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minorenni di Messina, ricordando il lungo cammino e le battaglie delle donne per l’accesso ai concorsi in magistratura. Nel 1965 sono 8 le prime donne magistrate, oggi sono il 56%, del totale.
La presidente Pricoco ricorda, per alcuni casi, le difficoltà nel tutelare i diritti per i minori con una legislazione, non sempre al passo con le esigenze dei tempi. Dal tono e dal contenuto delle parole, traspare la sua passione intellettuale e umana per questo lavoro. Non è un caso che, dopo l’esperienza di Presidente a Catania, preferisce trasferirsi a Messina, mantenendo lo stesso incarico, anziché cambiare settore rimanendo, nella stessa città etnea.
Prosegue la dott.ssa Valentina Pulvirenti vicesindaco e assessore con deleghe alla Salute, Istruzione, Sociale, Demanio. Anche se da pochi mesi in carica, si sta adoperando per portare avanti due progetti. Uno per le scuole che prevede l’educazione ai valori della gentilezza e del rispetto. Sempre per le scuole è previsto un centro d’ascolto con specialisti in psicologia, in grado di aiutare gli studenti nelle situazioni di disagio.
L’altro progetto è rivolto alle donne maltrattate, vittime di violenza. In questo secondo caso, l’assessorato supporta le associazioni che accolgono queste donne, anche individuando bandi e fonti di finanziamento.
Monsignor Raspanti: “Qualche remora culturale frena ancora
la presenza femminile”
Conclude l’evento monsignor Antonino Raspanti, vescovo della diocesi di Acireale e presidente CESI. Con riferimento alle “Signorine” acesi ricorda il loro costante impegno ai valori evangelici, professati nella vita e nel lavoro. Alcune di loro, per anni hanno ricoperto il ruolo di presidenti dell’Azione Cattolica, tutte hanno partecipato attivamente alle attività nelle parrocchie di appartenenza.
Con riferimento al messaggio di Papa Francesco della “Chiesa Madre e dell’esigenza di smaschilizzarla”, monsignor Raspanti ritiene che nella nostra diocesi il processo sia un po’più lento. Anche se le donne sono presenti nei consigli di partecipazione diocesani e parrocchiali, e in alcuni casi, ne guidano alcuni settori. A suo parere, c’è ancora qualche “remora culturale” nell’affidare a consacrate o laiche, alcuni ruoli un po’ più delicati.
La serata ha visto la partecipazione di tantissimi acesi, molti rimasti in piedi fino alla fine, interessati a rivivere il nostro recente passato e conoscere attività e programmi del presente. L’impegno, la tenacia, e la competenza delle donne contribuirà a modificare aspettative, abitudini e tradizioni nella nostra conservatrice città, aprendo specie alle ragazze giovani, campi fino ad oggi affidati solo agli uomini. Questa è la nostra speranza, questo il nostro augurio.
Rosa Maria Garozzo