L’impressione è stata davvero di scendere giù, nelle profondità dell’Inferno localizzato sulle rive dell’Alcantara dove, per poco meno di un’ora, il passato si è imposto sul presente e ha condotto lo spettatore a ripercorre il cammino letterario più famoso del panorama italiano. È lì, in prossimità dell’acqua cheta del fiume, con il suo scorrere lento ma costante e quasi ritmico, che i personaggi più famosi dell’ “Inferno” di Dante Alighieri e della sua “Comedìa” (Canto XVI, verso 128), hanno preso vita ed hanno rivissuto le loro pene, quelle stesse che, a dir vero, non hanno mai terminato di tormentarne le anime.
Nella cornice naturale delle Gole, resa da anni più agevole al turista ed a chi ne voglia godere delle bellezze, si sta svolgendo, infatti, per il secondo anno, l’evento culturale, organizzato da Vision Sicily, con il sostegno di Gole Alcantara Parco Botanico e Geologico e dell’Associazione Albergatori di Taormina che, venerdì 27 luglio, ha visto il suo debutto.
L’idea della discesa infernale si forma grazie al fatto che lo spettatore dapprima giunge sulla terrazza prospiciente il fiume, ne osserva dall’alto la sua singolare bellezza, custodita proprio dalle Gole e, poi, intraprende la discesa per congiungersi con l’acqua che risuona leggera. Nel momento in cui si arriva nei pressi dell’Alcantara il buio fa la sua parte e apre il sipario della rappresentazione.
Gli attori, Liliana Randi, Davide Sbrogiò, Angelo D’Agosta, Camillo Sanguedolce, Giovanna Mangiù, Giovanni Santangelo, Luciano Fioretto, guidati del regista Giovanni Anfuso, ex direttore del Teatro Stabile di Catania, hanno coinvolto i presenti nel viaggio a ritroso tra le anime dannate. Una Beatrice in chiave moderna, con cappellino di paglia e vestito leggero, lo rende possibile, mediante il suo sogno, che, forse, come lei stessa comprenderà, tale non è.
I famosi versi dell’opera poetica del 1300, risuonano chiari: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente” (canto III, versi 1-3). Quasi subito “la perduta gente” fa la sua comparsa, in atteggiamento sofferente e disperato, tra fuochi e lamenti, tra Dante stesso, che si erge su un’altura, Virgilio e Caronte, che cammina nell’acqua e con il suo bastone la percuote e la sparge con furia sui presenti.
“Lasciate ogni speranza, o voi ch’intrate” (Inferno, canto III) si sente risuonare ed il contesto conferma la sentenza. L’incedere lento e triste di Francesca da Rimini, che pare camminare sull’acqua e racconta la sua storia, ne scandisce l’eterno tormento, mentre il suo amato, Paolo Malatesta, le sta dietro. Ulisse guarda dall’alto di una roccia tutto l’ambiente mentre una scena forte attrae l’attenzione dei presenti: il conte Ugolino della Gherardesca è chino sulla testa dell’arcivescovo Ruggieri, suo compagno di pena, a martoriarla perennemente. Ad un certo punto si alza, racconta la sua triste storia e la terribile fine dei suoi figli. Lucifero, tutto oscuro nell’aspetto, spiega le sue ali verso il regno di cui è signore.
Uno spettacolo realizzato grazie, oltre che a all’impegno degli attori, a quello di Riccardo Cappello, autore dei costumi e delle scenografie, Nello Toscano per le musiche originali, Patrizia Perrone Maimone per le coreografie, Agnese Failla, aiuto regista e Davide Pandolfo assistente alla regia. Tanti gli arricchimenti della rappresentazione: l’esibizione degli artisti del fuoco, dei suonatori di timpani e tamburi del Gruppo Sbandieratori di Motta Sant’Anastasia, dei danzatori dell’Arte Balletto Academy, nonché gli effetti pirotecnici di Alfredo Vaccalluzzo. La rappresentazione di ieri sera, sabato 28, e quella di oggi, domenica 29, chiuderanno il primo appuntamento. A seguire gli spettacoli del 3-4-5 e poi del 10-11-12 agosto, alle ore 21, 22 e 23 daranno possibilità a quanti siano interessati di prendere parte all’originale evento, calandosi nell’Inferno dantesco.
Rita Messina