Cultura / Editoria e non solo, i dati sui consumi in Italia

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Si registra in Italia un importante segno di ripresa in riferimento ai consumi relativi alla cultura nell’ambito dell’editoria e non solo. Segnali frutto di una crescita persistente che ha visto, quest’estate, anche una piccola accelerazione. La spinta al rilancio rimane tuttavia debole, lenta e finora incapace di riportarci ai livelli pre-pandemici.

Tra l’inflazione in aumento, il rincaro dell’energia e la guerra in Ucraina, era inevitabile che il forum Impresa Cultura Italia-Confcommercio, svoltosi questa settimana a Roma, diventasse il podio per esprimere tutte le preoccupazioni di un settore tanto cruciale per il Paese quanto emarginato dai riflettori. Tra i temi portanti, mercato dell’impresa culturale oggi in Italia e nel mondo, formazione e mercato del lavoro. Ancora nuovi modelli e prospettive dell’impresa artistica e culturale nell’era post Covid, talenti artistici e manageriali. E soprattutto un indice sui consumi culturali degli italiani dopo il Covid, realizzato a settembre in collaborazione con Swg.

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Cultura / Editoria e non solo: i dati sui consumi in Italia

L’indagine ha rivelato un incoraggiante rilancio del settore. Nei primi nove mesi del 2022 lo vede guadagnare nove punti percentuali sul 2021 e 12 punti sul 2020, rimanendo però distante più di 30 punti dal valore di riferimento del 2019. Dopo il crollo del 2020 dovuto ai lockdown e superata la paura del Covid, la ripresa è più rapida per concerti e spettacoli all’aperto. Più lenta e altalenante per cinema e teatro, che continuano a fronteggiare la crisi più pesante. L’estate appena trascorsa ha trasmesso fiducia e vivacità rendendo le città più vive e ricche di iniziative culturali. A settembre il 17% degli italiani ha acquistato biglietti per visitare mostre, musei e siti archeologici, così come per andare al cinema.

L’11% per concerti (con una spesa media pro capite di oltre 22 € in più rispetto a settembre 2021), l’8% per spettacoli all’aperto e il 6% per il teatro. I consumi televisivi risultano chiaramente influenzati dal fattore generazionale: la tv generalista tiene sostanzialmente tra gli ultrasessantenni. Al contrario i giovani si rivolgono alle piattaforme a pagamento per quasi la metà dei contenuti fruiti. E anche le piattaforme web gratuite registrano una forte crescita con un +23% questo settembre rispetto allo stesso mese del 2021. In flessione la lettura dei quotidiani cartacei con un calo dell’8%. Mentre il web cresce come canale per accedere ai contenuti giornalistici (4% in più rispetto a un anno fa). Ma per l’autunno si prevede una spesa mensile media per famiglia di circa 46 €, con una riduzione di oltre il 20% rispetto ai 58 di settembre.

Cultura / I dati sui consumi in Italia: una nuova pandemia

“Dopo il Covid una nuova pandemia, innescata dal caro bollette, dalla crisi geopolitica e dalla spirale inflattiva, mette a rischio la ritrovata normalità degli italiani nella fruizione di beni e servizi culturali e la voglia di spendere in cultura”. È quanto ha lamentato il presidente di Impresa Cultura Italia, Carlo Fontana. Parole che fotografano la reiterazione della crisi sistemica e alle quali fanno eco – e contraltare – quelle di Carlo Sangalli.

Il presidente di Confcommercio, si è rivelato desideroso di sganciare le sorti del comparto dagli alti e bassi degli indicatori economici: “Crisi dopo crisi – ha dichiarato – ci siamo forse resi anche conto della necessità psicologica e sociale di uscire dalla logica dell’emergenza continua. Ci fa consumare in qualche ora notizie e stati d’animo e confonde l’urgente con l’importante. Mi sembra che ci sia una forma di ‘pudore’ – ha aggiunto Sangalli – una specie di reticenza nel pensare al futuro, viste le angosce e le incertezze che caratterizzano il presente”.

La richiesta, rivolta al Governo, di rimettere le politiche culturali al centro della programmazione viene intavolata rivendicando la centralità del settore. Un settore che, nonostante la recrudescenza della crisi, ha contribuito in modo sostanziale a rendere il paese meno povero. La cultura, infatti, non è solo volano per il turismo capace di estendere i propri benefici economici ad altri settori. Oltre a generare consumi, garantire occupazione e benessere sociale, il settore culturale crea ricchezza nella misura in cui migliora la qualità della vita delle comunità.

Daniele Greco