Cultura / Gran pubblico per la “prima” della docufiction “Un giorno la storia passò dal Parco dell’Etna”

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Foto di gruppo fiction Parco
La squadra de “Un giorno la storia passò dal Parco dell’Etna”

Un foltissimo e attento pubblico ha assistito nella sede del Parco dell’Etna, sito nell’ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena a Nicolosi, allapresentazione della docu-fiction dal titolo  “Un giorno la storia passò dal Parco dell’Etna, prodotta con il sostegno dell’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, che racconta la storia dell’antico cenobio oggi sede del Parco, insediamento fondamentale dei  Benedettini, ma anche importante luogo di riferimento di grandi scienziati, letterati, artisti. Autore del soggetto della docufiction è Salvo Fleres, che si è avvalso della collaborazione del regista Lorenzo Daniele e di Alessandra Cilio per la sceneggiatura e di Giuseppe Gumina e Salvo Caffo del Parco dell’Etna per la parte tecnico-scientifica.

Grande protagonista è la regina Eleonora d’Angiò (interpretata in modo accattivante dall’attrice Amelia Martelli). Insieme a lei lo scrittore, poeta e drammaturgo tedesco Wolfgang Goethe (interpretato da Giuseppe Bisicchia), che nel suo Viaggio in Italia sottolinea il passaggio al Monastero e il grande scienziato tedesco Wolfgang Sartorius Von Waltershausen (attore Massimo Giustolisi), che scrisse il trattato Der Aetna. Grazie ai dialoghi intrecciati con un abate immaginario, padre Mauro (interpretato da Giuseppe Gumina), che nella veste di padrone di casa rappresenta i vari religiosi che hanno retto il cenobio nicolosita, i principali protagonisti illustrano il senso della loro presenza nel tempo alle pendici del vulcano.Con la tecnica della docufiction (che verrà ampiamente divulgata nel mondo scolastico), gli spettatori ven ono dunque a conoscenza di alcuni aspetti particolari e inediti della storia del monastero, relativi ai personaggi più importanti che lo hanno frequentato nel corso dei secoli. Una voce narrante illustra le parti di carattere generale. Il progetto è completato da una piccola guida e da una mostra permanente, presso la sede del Parco, dei reperti ceramici  di epoca medievale rinvenuti in prossimità dell’antico monastero.

Attraverso questa docufiction, che abbiamo fortemente voluto per continuare a valorizzare alcuni fondamentali aspetti culturali che ruotano attorno al nostro vulcano Patrimonio dell’Umanità, il Parco fa memoria storica perchè storia, natura e elemento sociale sono inscindibilmente legati”. Così ha affermato Marisa Mazzaglia, presidente dell’ente, introducendo l’incontro. “E’ tra i meriti del Parco – ha aggiunto la Mazzaglia – avere recuperato l’ex Monastero di San Nicolò La Rena, che rappresenta una parte importante della vita dei Benedettini sull’Etna e a Catania. Il monachesimo è una grande risorsa, molti suoi elementi sono nel Dna del popolo siciliano”. E infine: “Ringraziamo l’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e la Soprintendenza di Catania per il determinante sostegno alla realizzazione dell’iniziativa, la regia e gli attori per la professionalità e la qualità del prodotto”.

1 Sartorius nella docufiction
Lo scienziato Sartorius nella docufiction

Presente all’evento Fulvia Caffo, soprintendente per i beni Culturali e Ambientali di Catania. Dopo avere portato i saluti dell’assessore regionale Antonio Purpura, la Caffo ha sottolineato che “La proposta del Parco dell’Etna per questa iniziativa è stata considerata molto significativa e sostenuta con convinzione. Mancavano contributi scientifici, didattici e divulgativi che, attraverso la storia e i personaggi, in questo caso molto importanti come la regina Eleonora e gli scienziati del Grand Tour, potessero descrivere l’Etna con le sue caratteristiche”. Il Parco e la sua antica sede, ha specificato la soprintendente, “sono così un centro dal quale irradiare cultura e identità. Ciò ha un particolare significato in un momento in cui, nella nuova programmazione europea, si pensa di inserire negli itinerari turistici e culturali dei siti Unesco attrattori capaci di creare una rete di interessi e di sviluppo. Spero che questo progetto possa costituire uno strumento di superamento delle barriere culturali e che da oggi si possa dire che ogni giorno la storia passa dal Parco dell’Etna”.

Validi contributi sono stati apportati da Cristina Grasso, direttore dell’Archivio di Stato di Catania, la quale ha sintetizzato la storia del Monastero di San Nicolò La Rena – raccontata dall’ampia documentazione conservata dall’Archivio, e da Anna Maria Iozzia, dell’Archivio di Stato di Catania, che ha raccontato nei dettagli la storia di Eleonora D’Angiò “tra devozione benedettina e devozione francescana”. Infine padre Vittorio Rizzone osb, del monastero dei Benedettini Dusmet di Nicolosi, si è soffermato su alcuni aspetti della dimensione spirituale e religiosa e dell’organizzazione monastica e del lavoro dei benedettini a San Nicolò La Rena.