La musica, si può dire benissimo, nasce con l’uomo e dipende dall’interpretazione che ognuno di noi riesce a dare ad essa, così come avviene per il linguaggio. I tentativi moderni di fornire un’illustrazione riassuntiva e universale rendono manifesta la complessa generalità del fenomeno e implicano la consistenza concettuale che contraddistingue la riflessione sulla musica.
Il musicista e compositore italiano Luciano Berio scriveva: “La musica è tutto quello che ascoltiamo, con l’attenzione di ascoltare, perché tutto può diventare musica”.
La musica è organizzazione dei suoni e dei rumori nel corso del tempo e dello spazio; è arte in quanto capace di esprimere l’interiorità della persona che la produce; è scienza in quanto studio della nascita dell’evoluzione e dell’analisi della struttura dei suoni. Essa è anche attività artistica e una forma di comunicazione eccezionale. L’azione che la musica riesce ad esercitare sul nostro cervello è elevata perché riesce a stimolare lo sviluppo delle capacità logiche; giunge a evocare e rafforzare emozioni e agisce come terapia sia a livello psicologico che fisico.
Il drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare, nel Mercante di Venezia (1596) scrisse: “L’uomo che non ha la musica dentro di sé e non si commuove dall’accordo di dolci suoni è incline ai tradimenti, agli stratagemmi e ai profitti; i gesti del suo spirito sono tristi, i suoi esiti bui; non fidatevi di un uomo simile”.
Nella filosofia antica la musica assume un ruolo sociale e politico poiché essa incide sul comportamento individuale e sociale in modo tale da entrare nel campo dell’etica. In particolare, nella filosofia greca, la prima riflessione sulla musica si trova nella scuola pitagorica che scopre il rapporto tra musica e matematica. Infatti, a Pitagora si deve la scoperta secondo la quale i differenti toni di una scala sono legati a rapporti fra numeri interi.
Il dirigente medico Gesuele Sciacca, raffinato compositore di musiche per orchestra, musicoterapista e compositore, osserva: “Il nostro cervello, attraverso un calcolo matematico, riconosce quando le frequenze esterne sono tra loro in relazione tale da rappresentare un flusso di informazioni ben precise, capaci di richiamare ricordi ed emozioni”. Il filosofo tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz, scrivendo al suo connazionale Christian Goldbach, precisava: “La musica è una pratica occulta dell’aritmetica, dove l’anima non sa di calcolare”.
L’universo, dal macro al microcosmo, presenta aspetti fisici e matematici che ubbidiscono esattamente alle stesse leggi che regolano i rapporti tra i suoni.
Volendo approfondire la prospettiva culturale, si scopre che la musica riveste un ruolo importante nel campo della comunicazione in quanto, come linguaggio universale, travalica i codici verbali attraverso le vibrazioni, i suoni, i ritmi e le melodie. Secondo molti studiosi, comunicare attraverso la musica aiuta allo sviluppo intellettivo, emotivo, affettivo e alla crescita della personalità dell’individuo. In particolare, nella prima infanzia, facilita la socializzazione e la valorizzazione svolgendo un ruolo educativo e creativo.
Diversi antropologi e musicisti hanno condotto ricerche e studi sulle funzioni che l’attività musicale riesce a svolgere nella socializzazione e nella comunicazione.
L’etnomusicologo statunitense Alan Parkhurst Merriam, in un suo scritto, elenca alcune funzioni musicali tra cui: espressione delle emozioni, godimento estetico, intrattenimento, comunicazione, rappresentazione simbolica, stimolo della risposta fisica, potenziamento del conformismo e del rispetto delle norme della società, supporto delle istituzioni sociali e dei riti religiosi, contributo alla continuità e alla stabilità della cultura, cooperazione all’integrazione sociale.
L’etnologo italiano Francesco Giannattasio, riferendosi al concetto di musica come comunicazione, seppure in maniera più generale, classifica le seguenti funzioni: funzioni espressive, funzioni di organizzazione e supporto delle attività sociali, funzioni di induzione e coordinamento sensorio-motorio.
Secondo lo scrittore, filosofo ed educatore russo Lev Tolstoj, la musica è un mezzo di unione tra gli uomini attraverso la comunicazione espressiva dei sentimenti. E in questa direzione – secondo Tolstoj – si moltiplicano le attenzioni verso il linguaggio musicale che pone le basi per la costruzione di un dialogo e di un confronto che favorisce la comunicazione tra persone, valorizzando le identità e le differenze caratteristiche di ogni nazione. Ogni scienza, infatti, possiede un linguaggio proprio e specifico fatto di suoni e riti che riflettono ideologie ed usanze diverse. Tutti i linguaggi musicali contengono un messaggio, un dialogo comunicativo, con la precisa intenzione di esprimere uno stato emozionale di condivisione e coesione. La musica, dunque, è espressione planetaria per eccellenza che consente di comunicare e di raccontare se stessi.
Il giovane musicista siciliano Carmelo Ricciardi, docente di saxofono all’Istituto “Ugo Foscolo” di Taormina, spiega: ”La musica può essere contestualizzata e applicata in diversi strati e sfaccettature riconducibili ai diversi stili del genere musicale. Il concetto musicale è un pensiero astratto che si concretizza fisicamente nel momento in cui due corpi vibranti entrano in contatto tra di loro e da lì scaturisce un’infinita possibilità di produrre suoni armonici e melodie”.
Possiamo quindi affermare che, da sempre, il messaggio della musica è un mezzo intramontabile ed efficace per una comunicazione che entusiasma l’animo.
Salvatore Cifalinò