Culture / Chassidismo: storia e caratteristiche di un movimento ebraico (parte I)

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Il Chassidismo è un movimento spirituale ebraico. La parola ebraica Chassid deriva dal termine chesed che significa “amore e devozione”, atteggiamenti che l’uomo pio deve avere verso la realtà divina ed umana. “Amare il mondo in Dio” è, infatti, la sintesi dei detti del Baal Shem Tov. Questa fu una delle caratteristiche – insieme a molte altre – peculiari del movimento, il quale conobbe due fasi storiche: una più remota e l’altra più recente.

Il Chassidismo: nascita ed evoluzione del movimento

Il primo movimento chassidico nella storia nacque intorno all’anno mille (1150 e il 1250) in area tedesca. Non fu una dottrina esoterica, cioè per un gruppo ristretto di persone, quasi segreta. Fu un movimento popolare e creò successivamente le premesse per la rinascita della Qabbalah, la mistica ebraica, in area catalano-provenzale nel XIII sec. Il Chassidismo recente, prende invece avvio nel sec XVIII-XIX e, come dice Buber nel suo testo Il messaggio del Chassidismo, nasce in “risposta” alla crisi sabbatiana dovuta al finto messia Shabbeytay Tzvi. La “distruzione sabbatiana” arrivò con l’avvento della setta frankista che aveva provocato un vero e proprio disfacimento della «Torah, privandola della sua sostanza vitale. Infatti, la Torah è presente in modo sostanziale e vivente laddove è mostrata all’uomo come una via, la via di Dio» (cit. M. Buber, Il messaggio del Chassidismo).

Il Chassidismo: il messaggio del Baal Shem Tov

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Baal Shem Tov, mistico e rabbino polacco (1698 – 1760)

Fu in questo momento storico di confusione che emerse la buona e retta condotta del Baal Shem Tov. Egli riscosse successo di fronte alle masse per le sue capacità comunicative e si schierò contro il frankismo e non solo. Egli riteneva che: «vivere moralmente è già un atto di devozione. Dal momento che ogni atto partecipa alla gloria di Dio, la cosa essenziale non è tanto l’estasi quanto la gioia. Ogni momento della vita deve essere vissuto in un’atmosfera che esprima la gioia di esser capaci di avvicinarsi a Dio. In base a questo approccio, il mondo fisico non deve essere disprezzato perché se l’intenzione è pura, il mondo fisico sfocia in una spiritualità» (cit. M. Buber, Il messaggio del Chassidismo).

Qui troviamo riassunta la sua concezione morale. Una morale della gioia vissuta, gioia di poter camminare nel mondo con Dio, o di poter passeggiare con Lui come in un giardino – per evocare un’immagine biblica di Genesi – sia esso inteso come l’intimità del cuore oppure come il mondo. Una morale che mette l’accento sull’intenzione interiore piuttosto che sugli effetti esteriori.

Il Chassidismo: movimento come rinascita spirituale

L’ebraismo, secondo il Baal Shem Tov, si era spento ed annichilito dalla rigidità del  rabbinismo ortodosso che era basato più sulla conoscenza dei testi sacri rispetto alla fede vera. In questo contesto voleva dar vita ad una rigenerazione. Vedeva la religione fondata sull’esperienza personale del devoto, sulla gioia che suscita la fede in Dio, sul rapporto tra l’uomo e Dio attraverso la preghiera più che attraverso lo studio. Secondo questo punto di vista, anche gli incolti possono ottenere la santità e la salvezza se si comportano secondo le norme della Torah e se vivono una vita piena di amore per Dio.

Il Besht, abbreviazione del nome Baal Shem Tov, è considerato il fondatore spirituale del chassidismo: non lasciò scritti ma i suoi discepoli si rifecero al suo approccio all’ebraismo. Questi ultimi, infatti, «affermavano di seguire il pensiero del Besht, ma in realtà ognuno lo interpretò secondo la propria sensibilità permettendo così approcci diversi al chassidismo» (cit. J. Bauer, Breve storia del chassidismo). Il vero organizzatore di questo movimento fu Dov Baer di Mezritcho meglio conosciuto come il Magghid che vuol dire il Predicatore (continua).

Riccardo Naty

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