Culture / Educazione e insegnamento secondo la tradizione ebraica (parte 2)

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Sedar Pesach tradizione ebraica

Educazione ed insegnamento hanno significati rigogliosi secondo la prospettiva e la tradizione ebraica, come abbiamo già iniziato a illustrare. L’uomo che ricorda la sua condizione umana è colui che può domandarsi: infatti ’adam ha valore numerico 45 così come la parola mah che significa “che cosa?”. Si dice infatti che il punto di domanda è un segno di interpunzione che scava, è come un amo al contrario che permette di ‘tirar fuori’.

Educazione e insegnamento secondo la tradizione ebraica: la parola umana

Una tra le prime parole che Dio rivolge all’uomo è una domanda e ogni la domanda richiede una risposta da parte dell’uomo. La parola nelle relazioni umane bisogna che sia come il davar divino: feconda, rigeneratrice e rinnovatrice di dialogo. Le dieci parole (i dieci comandamenti) potrebbero esser uniti da ’anokhi (io sono) e lere’kha (per il tuo prossimo), proprio per mostrare il collegamento tra queste due dimensioni. I fini dell’insegnamento familiare sono tutti racchiusi qui: accrescere l’amore per la conoscenza, la consapevolezza di sè, non dimenticarsi dei bisogni spirituali umani. Oppure anche trasmettere valori, scoprire l’alterità, sviluppare il controllo di sé. Infine il senso di responsabilità, conoscere e dominare le proprie emozioni, raggiungere umiltà, sapienza e pazienza.

Educazione e insegnamento secondo la tradizione: il Seder di Pesach

Uno tra i modelli pedagogici per eccellenza – potremmo dire – è il Seder di Pesach, momento fondamentale per ogni famiglia ebraica, in quanto è un esperienza «ricca di stimoli, di riflessioni pedagogiche e modelli da valorizzare nell’ambito di un’azione didattica» (cit. M. Cimnaghi, A spasso tra le lettere ebraiche).

Libro di M. Cimnaghi

Potremmo chiederci: “perché”? Quando una famiglia ebraica celebra la Pasqua, tutte le famiglie ebraiche celebrano lo stesso evento salvifico con gli stessi gesti. Questa ripetitività non è negativa: celebrare la Pasqua significa essere collaboratore di Dio nella redenzione del mondo. La festa inizia nei giorni precedenti con la ricerca del chametz, il lievitato simbolo di orgoglio e del male, come invito alla purezza che ciascuno compie nella propria casa e insieme ai propri cari. A mio parere questa revisione esistenziale, preliminare alla festa della liberazione, è un richiamo simbolico alla teshuwah, cioè alla conversione. Sulla tavola imbandita ogni cosa ha il suo significato (il pane azzimo, le erbe amare, karoseth … ).

Educazione e insegnamento secondo la tradizione: per una sintesi

Nel Seder di Pesach, il capo-famiglia è una sorta di guida, mentre la presenza del bambino e degli altri membri della famiglia costituisce una ricchezza perché si canta, si racconta, si gioca. Ogni bambino è stesso tempo valorizzato attraverso il gioco di domande e risposte: anche in questo momento la domanda è considerata una risorsa positiva.
Oltre alla domanda, vi è il simbolo, il significato, la gestualità, gli eventi da raccontare, quindi è presente l’aspetto narrativo. Il bisogno di illustrare e di spiegare è preceduto dalla trepidazione dell’attesa.

Con le quattro domande della Haggadah, in qualche modo si ricorda ai grandi che l’educatore deve adeguarsi all’educando e non viceversa. Bisogna infatti rispettare tutti i discenti, così come nell’Haggadah l’educatore può incontrare tipi diversi di bambini. Essi richiedono le riposte più adatte o sollecitazioni specifiche. Nel Seder di Pesach l’adulto, difronte ai più piccoli, ha un ruolo chiave, cioè quello di essere aiuto e guida nel rituale così come nell’azione educativa.

Riccardo Naty

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