Custodia del Creato – 3 / Nella prima giornata del Forum di Greenaccord i giovani, l’ambiente, il lavoro

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“Dobbiamo promuovere l’innovazione ambientale, oggi il futuro sta solo nel solare e nell’eolico. Bisogna combattere perché il petrolio e il carbone che ci sono, e ci sono ancora, restino sottoterra”. Così conclude Pippo Onufrio, direttore di Greenpeace, al termine della prima sessione del convegno organizzato al Santuario di Gibilmanna grazie alla collaborazione tra la diocesi di Cefalù e Greenaccord, offrendo così una sintesi dei diversi interventi che hanno analizzato la situazione contemporanea dei giovani sul compito che li porta alla cura della loro casa comune.
Ai giornalisti,- si legge in un comunicato di Grenaccord – Onufrio ricorda l’evoluzione della stampa ambientale nel corso degli ultimi 50 anni, la comunicazione del rischio che trae le radici da Seveso e Chernobyl, proponendo l’idea di un giornalismo della catastrofe mentre “Oggi si consuma la tragedia del clima e della biodiversità senza che ci sia il dramma”. C’è ma non si vede.

“L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo”. Salvatore di Salvo  – intervenuto a nome della presidenza nazionale dell’Ucsi – cita l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì”, che espone, tra l’altro, i vari motivi che contribuiscono ai cambiamenti climatici e alla nascita di tali fenomeni.
Al centro della giornata odierna i giovani, la situazione dell’ambiente e quella del lavoro. Tre fattori fondamentali – gli unici –  per coltivare il futuro e la biodiversità, fattori che possono promuovere la rivoluzione sociale, culturale e ambientale di cui oggi Greta Thurnberg è simbolo, forse anche tendenza, ma di cui l’intera comunità giovanile è il vero portavoce a livello internazionale.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Elisabetta Guidobaldi, capo servizio Ansa e pioniera del giornalismo specializzato sui temi dell’ambiente: “E’ vero che Greta si è fatta portavoce del coraggio di questa generazione, dei giovani che escono fuori e superano l’ansia e la paura”; catalizzandoli e dotandoli di legittimazione. “L’esempio: lei rappresenta l’esempio”. Per Guidobaldi non è importante l’analisi del fenomeno o della tendenza Greta, perché finalmente c’è il risultato, inseguito per quattro decenni da ambientalisti e scienziati: “si è fatta breccia nell’opinione pubblica”. E allora: “L’azione di Greta è diretta al centro del pensiero di coloro che sono chiamati a prendere le decisioni, non più rinviabili, uomini di potere che finora non hanno prestato troppo ascolto”.
Greta icona e moda del momento o Greta che riesce a fare emergere il movimento di questi giovanissimi impegnati per il loro futuro? Greta costruzione mediatica o Greta come esplosione di correnti che sono cresciute negli anni, stimolando una nuova stagione di impegno e di volontariato giovanile che distinguono un forte passaggio di consegne tra generazioni?
“Greta è un’occasione che arriva nel momento giusto. Siamo nell’era della fede, non possiamo ignorare questo passaggio, si tratta di cogliere il momento della spiritualità”. Lo sottolinea Cecilia Costa, docente di sociologia all’università Roma Tre e portatrice di un vento di novità nell’interpretazione sociologica del panorama di questi teenager impegnati e consapevoli: la forza del linguaggio: “La capacità del linguaggio di renderci liberi e uguali, è il vero potere dei giovani che si confrontano con una società diversa dalla nostra”. Per Costa la laurea non è oggi il mero ottenimento di un titolo ma è la maturità conseguita nel percorso: “che ti rende capace di usare il linguaggio, di essere  libero di scegliere e uguale agli altri”, pur senza annullare le radici che restano il fondamento di ognuno, l’habitus che è necessario vestire con dignità per una crescita vera.
L’occasione per la nuova generazione è sicuramente un cambiamento epocale, secondo tutti i punti di vista. Il lavoro c’è, ma va indirizzato verso nuove frontiere, che non sono quelle dell’immigrazione giovanile che scappa dalla Sicilia – dall’Italia – alla conquista di un posto lontano dalle proprie terre. A confermarlo arriva a Gibilmanna il flash mob del movimento delle valigie di cartone, promosso da Padre Antonio Garau con la diocesi di Palermo. Un movimento che sotto l’appello “Io la mia terra non la lascio”, prega affinché l’agenda politica riveda la necessità di tenere i propri giovani qui, a coordinare lo sviluppo di questo paese, che ne ha bisogno, invece di proporre solo l’estero e l’emigrazione come possibilità di riscatto sociale e lavorativo.

“La biodiversità umana non è l’ultima in questo elenco di priorità che stiamo affrontando, è anzi quella che può offrire ai giovani l’opportunità di interagire non semplicemente con la natura, al centro del dibattito contemporaneo, ma con il Creato – che è ben altra cosa – per dare vita a un nuovo sistema sociale che sappia riscattare anche gli errori della nostra generazione”. Con le parole della biblista Rosanna Virgili, si raggiunge il cuore della discussione, un punto di vista che appartiene a quello di una teologa che si fa strada fra le rivelazioni della Creazione per dare voce alla contemporaneità e che si configura anche come il punto di vista di una attenta osservatrice sociale: “Abbiamo fornito ai giovani un bagaglio di insicurezze dovuto all’appiattimento sociale di qualsiasi genere di differenza, come se questa non fosse un valore, scordando che non c’è contemplazione se non c’è diversità, la ricchezza è nella sinfonia, nel cum francescano”. Recuperare il valore e il concetto della biodiversità- conclude il comunicato – è quindi questo, ritornare alle origini senza tornare indietro ma progredendo. Per creare opportunità di vita e di lavoro ma anche per un nuovo orizzonte sociale, consapevolezza e responsabilità senza arretramento: non solo custodire ma coltivare la biodiversità, percorso che prevede l’impegno e l’ottimismo di tutti.

 

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