Secondo le stime Eurostat 2015, le imprese che producono beni e servizi ambientali impiegano in Europa oltre 4,1 milioni di persone, generando 735 miliardi di euro di produzione e 302 miliardi di valore aggiunto.
A sottolinearlo, nella seconda giornata del Forum di Greenaccord su “Ambiente, giovani e lavoro”svoltosi a Cefalù, Alessandra Bailo Modesti, Head di Green Cities Area – Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che aggiunge: “L’occupazione dell’Ue nel settore dei beni e servizi ambientali è passata da 2,8 milioni di occupati nel 2000 a 4,1 milioni nel 2015. La transizione alla green economy, infine, sta cambiando in modo significativo la domanda di competenze: anticiparne e prevederne i fabbisogni è fondamentale per garantire una transizione armoniosa e ridurre al minimo gli squilibri tra competenze e posti di lavoro”.
Eppure – recita un comunicato di Greenaccord – nel 2019 l’economia italiana continua a stagnare in una condizione critica: l’Istat ha registrato che dalla fine del 2018 è di nuovo recessione. “La green economy, invece, è la leva decisiva per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in Italia”.
La crisi climatica, la necessità di uno sviluppo rapido e consistente delle fonti energetiche rinnovabili, gli impatti generati dal consumo di risorse, ma anche il rifiuto come opportunità di promozione dell’economia circolare, sono l’elenco delle priorità da mettere sotto la lente sociale per rilanciare il lavoro giovanile.
L’elenco non si esaurisce qui. Sextantio, cooperativa di cui fa parte l’Albergo diffuso in un villaggio medievale fortificato in Abruzzo, a Santo Stefano di Sessanio, proprio in quella provincia di L’Aquila che quest’anno deve fare i conti con il decennale del terremoto che ha distrutto la città, parla alle nuove generazioni delle possibilità offerte dall’ecoturismo. Nunzia Taraschi, antropologa che cura gli aspetti di questo progetto culturale che genera economia, sottolinea un aspetto incredibile del successo: “Dai dati dell’apt Basilicata 2016-2018, il tasso di occupazione medio degli alberghi 4 stelle è del 40% mentre quello di Sextantio raggiunge l’80%”. “Il bello di questo progetto è che si rivolge a tanti borghi dell’italia cosiddetta marginale e a un patrimonio considerato da sempre secondario rispetto a quello ufficiale”.
Così come l’esperienza del Laboratorio della Speranza, che parte dal territorio delle Madonie per realizzare azioni volte alla creazione di prospettive di lavoro per il mondo occupazionale giovanile. Don Giuseppe Amato ci tiene a sottolineare quanto il sogno del vescovo Marciante, che lo ha fortemente voluto, sia potuto diventare realtà. Dei temi della disoccupazione giovanile e dello spopolamento dei territori del comprensorio madonita, la Chiesa si è fatta interprete per cercare soluzioni. Ora la fondazione Laboratorio della Speranza è già un percorso concreto, che mette a disposizione del lavoro giovanile i beni della Diocesi per creare opportunità lavorative. A questi beni se ne aggiungeranno altri, perché nel sogno e nella volontà del vescovo, la priorità è il sostegno alle nuove generazioni, che non fuggono dai centri siciliani per scelta ma per necessità. Alternative vere, nuovi modelli di sviluppo improntati all’ecologia e a uno sviluppo davvero sostenibile, l’unico possible.
Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord, ricorda il percorso fatto insieme al Vescovo e alla Diocesi per sostenere e incoraggiare il Laboratorio della Speranza, “che ora vogliamo lanciare e fare conoscere, come premio per questa voglia di un territorio di rivedersi, sapersi riaggiornare e ricostruirsi. Il dramma di oggi è che non viviamo più in sintonia con la natura, siamo scissi nella nostra vita, infelicemente scissi in una esistenza che induce grande insoddisfazione umana ed enormi danni per l’ambiente. L’Amazzonia ci insegna quello che abbiamo perso nel nostro percorso di civilizzazione , cioè quello che hanno gli indigeni, per i quali la foresta è davvero la casa.
Il vescovo Giuseppe Marciante cita il documento, Instrumentum Laboris, di Papa Francesco verso il Sinodo dell’Amazzonia: “Vi esorto a utilizzarne il metodo che Papa Francesco ci insegna: disimparare, imparare e reimparare. Disimparare vuol dire dimenticare i luoghi comuni, specialmente sul tema dell’ecologia e soprattutto quando dietro la menzogna ci sono gli interessi. Forse Greta proprio in questo ci aiuta, indicandoci il cattivo costume della falsificazione della notizia”. E come per l’Amazzonia, anche sulla Sicilia i luoghi comuni e i concetti da disimparare sono tanti. “Io li ho scoperti soprattutto andando altrove – dice in chiusura il Vescovo – perché andare fuori aiuta proprio a mettere in atto questo metodo per l’analisi: si torna per guardarsi intorno, disimparando e imparando ex novo, per poi aprirsi e reimparare qualcosa di più e di nuovo. Il mio messaggio è che da questa esperienza i giornalisti possono imparare per fare la stessa cosa per la società, attraverso i canali della comunicazione”.