La manifestazione della divinità del Bambino ai Magi è ricordata come l’Epifania: questa parola greca vuol dire apparizione, svelamento della divinità che si cela nell’umano. I sapienti che provenivano da diverse terre riconobbero che in quel Bambino – nonostante l’umiltà del luogo in cui era nato – si stava compiendo una lunga attesa. È un termine che si usa anche in altri campi: nella letteratura, ad esempio, per spiegare come oggetti o parole apparentemente d’uso comune possano rivelare legami segreti, manifestare un’energia profonda che richiama in superficie sensazioni che sembravano sopite per sempre.
La manifestazione di Gesù ai Magi è diventata però la rivelazione per eccellenza al mondo, anche se il Battesimo da Giovanni e il primo miracolo alle nozze di Cana vengono considerate altre manifestazioni della divinità di Gesù. Con il tempo, però, il sei di gennaio è divenuta la data in cui celebrare l’apparizione per eccellenza di un Dio che si cela in un indifeso neonato.
Ma perché Befana? Perché l’associazione alla non propriamente avvenente signora che cala doni dal camino? Fatta giustizia del nome, una graduale corruzione del vocabolo Epifania che pian piano ha perso la vocale iniziale, trasformato la “p” in “b” e poi la “i” in “e”, rimane la figura femminile, il camino, la calza. E allora ci aiutano l’archeologia e gli studi di due esperti, Claudia e Luigi Manciocco. Anni fa a Ҫatal Hϋyϋk, in Asia minore, sono state trovate abitazioni arcaiche con il focolare al centro, che veniva spento in un dato giorno dell’anno, per permettere il ritorno dell’antenato scomparso, vale a dire l’inumazione nella casa medesima dopo la purificazione del corpo in una zona sacra. Lo spegnimento avveniva d’inverno, e sul corpo veniva messa una maschera rituale, come si usava anche in altri popoli vicini: la maschera, associata alla morte, potrebbe ricollegarsi alla non avvenenza della befana, che in questo caso sarebbe il ritorno del caro scomparso, purificato dalla terra e dal cielo, e ora divenuto benefico e quindi portatore di doni.
Come si vede, la vecchietta donatrice e la rivelazione della divinità di Gesù ai Magi hanno poco in comune. Solo quei doni mettono in contatto le due dimensioni, e a questo dobbiamo la lenta fusione tra la “maschera” della anziana donna, che secondo alcuni è anche la Madre terra, purificatrice del corpo, signora dei cicli terreni che anticipa i suoi frutti dopo la “morte” invernale, e l’omaggio dell’intelletto al Cuore del mondo.