La settecentesca chiesa di San Camillo, piccola e raccolta ma ricca di splendidi affreschi, ha ospitato il secondo incontro dell’iniziativa “Dante nelle chiese di Acireale”, organizzata dal Liceo classico “Gulli e Pennisi”.
Originariamente dedicata a Maria Santissima delle Grazie, essa ospita nell’altare maggiore una pala che raffigura proprio la Madonna che allatta il Bambin Gesù (opera di Paolo Vasta), mentre il resto della chiesa è tutta una esaltazione delle virtù di Maria. La chiesa, ha detto la prof.ssa Leda Vasta, nasce da un sogno di Pietro Barrabini, che la fece costruire nella prima metà del Settecento, vi si fece seppellire con l’abito dei camilliani e intestò ad essa pure la sua eredità. La chiesa è conosciuta anche come la “chiesa delle donne”, perché lungo le pareti sono illustrate (sempre ad opera di Paolo Vasta) sei eroine bibliche – Ester, Betsabea, Giuditta, Giaele, Rebecca e Abigail –, le quali prefigurano altrettante virtù di Maria, a cui è invece interamente dedicato il presbiterio, con il grande affresco nella parte destra della nascita della Vergine con Sant’Anna, l’esaltazione e l’incoronazione di Maria nel catino e la già citata pala dell’altare maggiore. “Le virtù di Maria in prospettiva veterotestamentaria”, per l’appunto, che convergono nella parte più importante del tempio, il presbiterio.
“Virtù di carità” era il titolo della serata, tratto dal verso 71 del canto III del Paradiso preso in esame, a cui si è rifatto pure il teologo don Mario Gullo, illustrando Maria come “modello di carità”. Egli ha pure letto una poesia di Angelo Casati dedicata alla Madonna di Czestochowa.
Ha preso quindi la parola il prof. Orazio Mellìa, il quale ha illustrato il terzo canto del Paradiso dove Dante, accompagnato da Beatrice, incontra, nel cielo della Luna (il primo) gli spiriti mancanti, quelli cioè che non poterono adempiere i loro voti, e che vengono qui presentati come immagini riflesse in un vetro o in acqua limpida, tanto che Dante cade nell’errore opposto a quello di Narciso, per cui si volge indietro (verso Beatrice) alla ricerca delle anime vere. Tra i personaggi di spicco, troviamo Piccarda Donati (sorella di Corso e di Forese, un poeta amico di Dante), la quale scioglie un dubbio del Poeta sul perché le anime non desiderino una condizione migliore nel Paradiso: esse sono pienamente appagate di quel che hanno, proprio grazie alla “virtù di carità”. Ma in effetti le anime si trovano tutte – abitualmente – nell’Empireo, ed è solo per fare una cortesia a Dante che si spostano nei cieli corrispondenti alle virtù da cui sono caratterizzate. Accanto a Piccarda si trova l’anima di Costanza d’Altavilla (sposa dell’imperatore Enrico IV di Svevia e madre del grande Federico II), che si allontana cantando l’Ave Maria. Il prof. Mellìa ha fatto dei paralleli con le altre cantiche, notando in particolare come in tutte e tre i regni dell’oltretomba Dante incontri inizialmente dei personaggi femminili: Francesca da Rimini nell’Inferno, Pia de’ Tolomei nel Purgatorio e Piccarda Donati – per l’appunto – nel Paradiso.
Il prof. Mellìa ha scelto come lettore d’eccezione il prof. Ferdinando Sorrentino (già docente, anche lui, presso il Liceo classico “Gulli e Pennisi”, adesso pensionato, anzi – come preferisce definirsi lui stesso – “pensionante”). Gli intermezzi musicali (con brani di Bach e Tartini) sono stati curati stavolta dal quartetto musicale “Harmoniae”, con Simona Postiglione al violino e Giuseppe Bella all’organo. Ed anche stavolta il prof. Antonio Agostini (presidente dell’associazione “Cento Campanili”) ha fatto da presentatore collegando i vari momenti.
Il prossimo incontro, il terzo, conclusivo – almeno per il momento, ma si spera che non sia l’ultimo – si terrà venerdì 21 luglio nella basilica Cattedrale, dedicata a Maria Santissima Annunziata. Sarà letto e commentato il XXXIII canto del Paradiso, l’ultimo della Divina Commedia, quello in cui Dante ha la possibilità di accedere alla visione beatifica di Dio, ma per farlo è necessario che San Bernardo (che nell’Empireo ha sostituito Beatrice come guida) rivolga un’accorata preghiera alla Madonna. “Vergine Madre” è infatti il titolo di quest’ultimo incontro, ma è anche l’attacco del canto, ed è pure l’inizio di una delle più belle preghiere che – a nostro giudizio – siano mai state rivolte a Maria.
La prof.ssa Leda Vasta curerà anche stavolta la parte artistica ed il prof. Salvo Valastro commenterà il canto dantesco (con la collaborazione di Costanza Arcidiacono come lettrice), mentre la parte teologica sarà curata dal vescovo mons. Antonino Raspanti, che illustrerà la figura di “Maria nel disegno della salvezza”.
Nino De Maria