I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri (e i lavoratori con meno diritti e salari più bassi). È quanto emerge anche quest’anno dal nuovo rapporto di Oxfam Ricompensare il lavoro, non la ricchezza, diffuso alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos. Già era noto il dato per cui l’1% della popolazione possiede quanto il 99% del resto del pianeta. Il nuovo rapporto aggiunge una ingiustizia in più: l’82% dell’incremento di ricchezza globale registrato lo scorso anno è finito tutto nelle mani di quella ristretta élite (l’1%), mentre la metà più povera del mondo, pari a 3,7 miliardi di persone, non ha avuto un centesimo. In pratica ogni 2 giorni c’è un nuovo miliardario, ma questo “non è certo sintomo di un’economia fiorente – denuncia Oxfam – se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità”. Nei prossimi 20 anni le 500 persone più ricche del pianeta lasceranno ai propri eredi oltre 2.400 miliardi di dollari, un ammontare superiore al Pil dell’India uno dei Paesi più popolosi del pianeta con 1.3 miliardi di abitanti. Anche in Italia le disuguaglianze non sono da meno: a metà 2017 il 20% più ricco deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale.
Nel mondo premiati solo azionisti e top manager. Su scala globale, si legge nel rapporto, tra il 2006 e il 2015 la ricchezza a nove zeri è cresciuta del 13% all’anno, 6 volte più velocemente dell’incremento annuo salariale, di appena il 2%, che ha riguardato i comuni lavoratori. Negli Stati Uniti un amministratore delegato percepisce in poco più di 1 giorno una cifra pari al reddito medio che un lavoratore della compagnia da lui amministrata percepisce in 1 anno. È quindi un sistema economico che premia pochi azionisti e top manager mentre peggiora le condizioni dei lavoratori e riduce i salari. “Basti pensare che oggi il 94% degli occupati nei processi produttivi delle maggiori 50 compagnie del mondo è costituito da persone ‘invisibili’ impiegate in lavori ad alta vulnerabilità senza adeguata protezione – spiega Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia -.
Le persone che confezionano i nostri abiti, assemblano i nostri cellulari, coltivano il cibo che mangiamo vengono sfruttate per assicurare la produzione costante di un gran volume di merci a poco prezzo e aumentare i profitti delle corporation e degli investitori. Fino a quando per il sistema economico globale la remunerazione della ricchezza di pochi rimarrà un obiettivo predominante rispetto alla garanzia di un lavoro dignitoso per tutti, non sarà possibile arrestare la crescita di questa estrema e ingiusta disuguaglianza”.
Le donne lavoratrici sono le più sfruttate. Le principali vittime di queste disuguaglianze sono le donne lavoratrici, che in tutto il mondo guadagnano meno degli uomini e in condizioni di scarse tutele e sicurezza. Nei grandi marchi dell’abbigliamento che producono in Bangladesh, ad esempio,
in 4 giorni un amministratore delegato guadagna quanto una lavoratrice in un’intera vita.
“In Vietnam le lavoratrici del settore dell’abbigliamento non vedono i loro figli per mesi, perché non possono tornare a casa per colpa delle lunghissime giornate lavorative e delle paghe da fame che percepiscono – prosegue Iachino -. Negli Stati Uniti abbiamo scoperto che alle lavoratrici dell’industria del pollame non era consentito di andare in bagno ed era imposto di indossare i pannolini. Sia in Canada sia in Repubblica Dominicana, molte donne di servizio nel settore alberghiero di lusso ci hanno raccontato di aver deciso di non denunciare le molestie sessuali di cui sono vittime per paura di perdere il lavoro”.
La disuguaglianza preoccupa anche in Italia. La quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani superava di 240 volte quella detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione.
Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%,
mentre oltre il 40% dell’incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è fluito verso il 20% dei percettori di reddito più elevato. Nel 2016 l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 Paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile.
Le proposte di Oxfam per ridurre le disuguaglianze: “incentivare modelli imprenditoriali che adottino politiche di maggiore equità retributiva e sostengano livelli salariali dignitosi; introdurre un tetto agli stipendi dei top-manager ed eliminare il gap di genere; proteggere i diritti dei lavoratori, specialmente delle categorie più vulnerabili; assicurare che i ricchi e le grandi corporation paghino la giusta quota di tasse; aumentare la spesa pubblica per servizi come sanità, istruzione e sicurezza sociale a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione”.
Patrizia Caiffa