Da che la televisione è la televisione, i litigi e le telerisse in termini di audience pagano sempre. Del resto, succede anche nella vita quotidiana: se vediamo due persone chiacchierare tranquillamente passiamo oltre, se incontriamo due che bisticciano ci fermiamo a guardarli (quasi mai a cercare di separarli)… E così quella vecchia volpe di Massimo Giletti, che di salotti televisivi litigarelli se ne intende, ha pensato bene di proporre “I Duellanti” (Rai1, lunedì ore 23.20), un programma nato come appendice dell’appuntamento domenicale con “L’Arena”.
L’idea di base è di mettere uno di fronte all’altro due personaggi dello show business che abbiano vistosamente litigato in televisione, per indurli a rappacificarsi sullo stesso “luogo del delitto”. Nella prima puntata, tanto per capire il tono e la struttura scelti, al cospetto di Giletti si sono ritrovati uno di fronte all’altra Aldo Busi e Alba Parietti, protagonisti di una telerissa imbarazzante. Poi è toccato a Vladimir Luxuria e Alessandra Mussolini (che peraltro ha rifiutato l’invito).
Ma, anziché fare la pace, gli ospiti hanno rintuzzato la diatriba pregressa, con battutine, stilettate, insulti espliciti e ripetuti. Tutto molto “trash” (spazzatura) e, quindi, tutto molto televisivo, se con questo termine si intende la capacità di catturare l’attenzione degli spettatori a qualunque costo e con qualunque mezzo. Dal canto suo, il pubblico televisivo ha premiato l’esordio di questo “nuovo” (si fa per dire) format con un 15% (circa 1.232.000 spettatori) che per un programma di seconda serata non è poco, in termini quantitativi.
Si tratta, in fondo, di una proposta che non richiede grande impegno culturale e che in una serata estiva domestica può paradossalmente aiutare ad andare a dormire più rilassati, come dopo aver fatto due chiacchiere al bar con gli amici o essersi accaniti in prima persona in qualche acceso e “liberatorio” scambio di opinioni.
I personaggi che siedono al tavolo di Giletti sono – appunto – personaggi e come tali hanno bisogno di far parlare di sé, in qualunque maniera. Il pretesto di indurli a fare la pace cela in realtà l’inconfessabile speranza degli autori che facciano nuovamente la guerra, a beneficio degli ascolti, unici e veri elementi capaci di dettar legge nella programmazione televisiva. La vulgata riporta che Giletti ha una laurea in legge e forse anche per questo al conduttore piace trovarsi a dover dare torto o ragione a qualcuno, oppure a cimentarsi come aspirante pacificatore.
In realtà, provando a ragionarci un po’ più seriamente, i litigi non dovrebbero trovare posto in televisione, non solo per motivi di buon senso (e buon esempio), ma anche perché l’autoregolamentazione della televisione – soprattutto di quella pubblica – lo imporrebbe. Invece siamo ormai assuefatti a trasmissioni che proprio su questo fondano la loro stessa esistenza, come “Amici”, “Uomini e donne” e molti dei reality o dei talk show più noti.
E quando manca un vero e proprio copione che scateni gli ospiti l’uno contro l’altro, ci pensano i padroni di casa a far scoccare la scintilla, alimentando le salite di tono e gli eccessi verbali anziché provare a sedarli. Se a questo si aggiunge la nutrita presenza di “attaccabrighe di ruolo”, spesso invitati soltanto in virtù della loro capacità provocatoria, il risultato è inevitabile.
Insieme al sospetto che in molti casi si tratti di scontri predefiniti in base a precise strategie di marketing, resta comunque lo sconforto non (sol)tanto perché vedere due che bisticciano non è mai edificante, ma anche perché questa continua ricerca del peggio è desolante.
Marco Deriu