La fedeltà di coppia è un valore, ma non è certo un programma ammiccante e birichino a doverla mettere alla prova. Eppure questo è l’obiettivo dichiarato di “Temptation Island” (Canale 5, giovedì ore 21.15), il “docu-reality” condotto da Filippo Bisceglia e basato sull’omonimo format americano che – dopo essere andato in onda sugli schermi italiani per la prima volta nel 2005 con il titolo “Vero amore” – è tornato in palinsesto in questi giorni ormai estivi a cui ben si adatta l’ambientazione isolana.
La struttura della trasmissione coinvolge sei coppie di fidanzati, che decidono di testare la tenuta del loro “amore” (le virgolette sono quanto mai necessarie) trascorrendo un periodo di tempo di tre settimane all’interno di un villaggio vacanza in un’amena località marina. Donne e uomini vengono separati e sottoposti alla “tentazione”: i fidanzati soggiornano in un luogo insieme a dodici donne single, avvenenti e dichiaratamente disponibili a nuove avventure sentimentali, mentre le rispettive fidanzate vivono un’analoga esperienza in compagnia di dodici uomini single. Il compito delle coppie alla prova è quello di resistere al corteggiamento di tentatrici e tentatori, riaffermando così la fedeltà ai propri rispettivi partner.
Il punto centrale del programma è “il falò”, l’appuntamento fisso che segna il calendario dei giorni nella vita del villaggio. Davanti al falò i protagonisti vedono la cronaca per immagini di ciò che il partner ha fatto lontano da loro, con gli estratti più salienti della vacanza parallela della propria metà. Ed è lì che emergono le gelosie, i sospetti e la più o meno alta fiducia nella fedeltà altrui. Nel corso dell’ultimo falò, le coppie protagoniste dovranno tirare le somme dell’esperienza vissuta e rispondere alla domanda cruciale: “Vuoi uscire dal programma insieme alla persona con cui sei arrivato/a?”.
La presenza delle telecamere, che in teoria sono “nascoste” ma in pratica sono sempre e comunque ben visibili ai protagonisti che ne sono costantemente attorniati, toglie spontaneità a qualunque comportamento e stimola l’attivazione della capacità recitativa dei soggetti ripresi, impacchettando il prodotto televisivo con la carta patinata della spettacolarità. Il set da “paradiso della vacanza” – la location è in un resort in Sardegna, a santa Maria di Pula – contribuisce a connotare il programma più come una fiction o una telenovela che come un reality. In molte situazioni mostrate sembra quasi che sia un copione a guidare le azioni dei protagonisti.
Così si attenua la portata diseducativa di un format da voyeur, che resta comunque una discutibile proposta fra le molte che la televisione può fare, ancor più criticabile per la collocazione in prima serata. Gli spettatori sono chiamati in causa ancora una volta nel ruolo di guardoni. Forse si meritano qualcosa di più.
Marco Deriu