Dentro la Tv / Un grande flop. La 14ª edizione del “Grande Fratello” è la spia della definitiva crisi del genere

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Meno del 20% di share al debutto (poco più di 3 milioni di spettatori) e la netta impressione di un format ormai cottogf e stracotto, che si ripete per l’ennesima volta soltanto per motivi commerciali, dovendo rendere conto a inserzionisti pubblicitari e sponsor. L’edizione numero 14 del “Grande Fratello” (Canale 5, giovedì ore 21.15) sa di “già visto” fin dalla vigilia e l’impressione trova piena conferma dopo l’inizio ufficiale dell’edizione di quest’anno.

Quando un programma si ripete per un tempo così lungo, i casi sono due: o la produzione riesce a mettere in campo novità interessanti e capaci di (ri)suscitare l’interesse degli spettatori, oppure questi ultimi cedono facilmente alla tentazione di cambiar canale o di evitare del tutto la trasmissione. Ma stavolta le novità sono poche e alla eventuale creatività degli autori – che certamente devono rispettare un format predefinito, ma che avrebbero comunque qualche margine di innovazione – si è preferito sostituire la ricerca dell’effetto shock con l’inserimento di qualche concorrente un po’ troppo “fuori contesto”.

La conduzione è affidata ancora una volta ad Alessia Marcuzzi, la quale, nonostante i suoi sorrisi forzati, il suo piglio fintamente ingenuo e tutti i suoi sforzi per tener desta l’attenzione, non riesce a (ri)conquistare la platea. Anche i due “opinionisti” che dovrebbero discutere e far discutere sembrano capitati lì per caso: Claudio Amendola è un simpatico giovanottone tanto gioviale quanto poco incisivo, Cristiano Malgioglio è ormai la caricatura di se stesso, con il ciuffo di capelli improbabilmente colorato e una verve critica alquanto stiracchiata.

Poi ci sono i concorrenti, coloro i quali teoricamente dovrebbero essere i protagonisti e rappresentare la “gente comune” che abitualmente compare in un reality show degno di quella definizione. Ed ecco, fra gli altri, il “dottorino” bello e tenebroso, il seduttore ex obeso, il ragazzo sordo, la giovane ricca, la giovane precaria, il matematico, le gemelle… E c’è Rebecca, nata Santino poi padre Mauro e adesso “realizzata” nella transizione sessuale, personaggio scelto apposta per suscitare la curiosità morbosa del pubblico (e le battutine dei commentatori, a partire proprio dall’ambiguo Malgioglio già citato).

Al di là degli eccessi e delle forzature nel casting – i concorrenti sono entrati nella “casa” in coppia o in trio – c’è da chiedersi se “Grande Fratello” abbia ancora (un) senso. Nel Duemila si trattava di una proposta nuova, che per la prima volta metteva per un certo periodo di tempo un gruppo di persone comuni sotto l’occhio della telecamera 24 ore su 24 e che apriva uno squarcio di realismo all’interno di una programmazione televisiva animata da professionisti del mondo dello spettacolo. Oggi la moltiplicazione dei canali ha consolidato l’offerta di un numero crescente di emittenti interamente dedicate alla tv della realtà, tanto pervasiva e abituale da risultare perfino noiosa dentro il formato di un contenitore come questo.

Peraltro, la scelta dei “tipi” da coinvolgere nella convivenza forzata per la conquista del premio finale (250mila euro) testimonia che di “reale” o di “naturale” in questo show è rimasto ben poco. Devono essersene accorti anche gli autori e i responsabili della programmazione Mediaset, che hanno già annunciato che questa sarà l’ultima edizione in cui i concorrenti sono persone comuni: a partire dal 2016 i protagonisti del “Grande Fratello” saranno personaggi famosi. Se non altro, i loro ruoli saranno più coerenti con la loro esistenza pubblica.

Marco Deriu