Sarà il fascino di un’epoca lontana ma non lontanissima, sarà una narrazione semplice ma efficace, sarà che i panorami agropastorali e montani sono sempre belli da vedere. Oppure sarà che i buoni sentimenti alla fine trionfano sempre… Fatto sta che “Una dama velata”, la nuova fiction di Rai 1, ha trovato una chiave di successo che riesce a catturare una media stabile di 5 milioni di spettatori a puntata. Non pochi, visti il taglio specifico e la crescente concorrenza dei molti programmi televisivi disponibili.
La narrazione è ambientata nel Trentino di fine ‘800, dove la giovane Clara Grandi inscena la propria morte e torna sotto mentite spoglie per scoprire il mistero che si nasconde nella sua famiglia. La serie si articola così attraverso un lungo flashback che segue la sua esistenza fino ai trent’anni: la protagonista è costretta a sposare il conte Guido Fossà, da cui ha una figlia. Intanto la zia Adelaide e il cugino Cornelio – i due classici “cattivi” della storia – progettano piani diabolici per accaparrarsi la cospicua eredità che spetta alla donna alla morte del padre (rimasto a sua volta vedovo da tempo).
Da ragazza libera e ribelle, separata dal fratello gemello e costretta dentro un ruolo che non sente suo, la giovane fa di tutto per innamorarsi davvero del marito che le è stato assegnato e per essere da lui ricambiata. Ma il passato dell’uomo non è limpido e lei pensa che sia proprio lui il responsabile di tutto. Anche San Leonardo, il borgo in cui Clara è cresciuta, vive uno scenario tormentato, aggravato dalle continue angherie che i “padroni” – in particolare il citato cugino – riservano ai popolani che lavorano i campi. Proprio in quel borgo, nel giorno stesso in cui la protagonista è nata, è avvenuto un fattaccio compiuto dalla perfida zia, tenuto segreto da sempre.
A vestire i panni di Clara è Miriam Leone, ex Miss Italia che, dopo un recente passato da conduttrice di salotti televisivi, si è lanciata come attrice. Nella fiction viene cresciuta dalla famiglia Staineri, i contadini della tenuta del padre, dopo la morte della madre durante il parto. Il marito Guido Andrea Fossà è interpretato da Lino Guanciale, il cugino Cornelio da Andrea Bosca, la zia Adelaide da Lucrezia Lante Della Rovere, il conte Vittorio Grandi da Luciano Virgilio, il giovane Matteo – allevato insieme a Clara dalla famiglia Staineri – è interpretato da Jaime Olias.
Il cast non è “stellare” e non tutti gli attori sono già noti al pubblico. Il che sposta l’attenzione sull’intreccio più che sulle doti interpretative degli attori. La location contribuisce a una buona fotografia: la serie è girata a Trento, presso la Cattedrale di San Vigilio, nel Castello del Buonconsiglio, a Palazzo Thun, a Mezzocorona e a Pergine Valsugana. Altro pregio di questa produzione Lux Vide è di essere tutta italiana: oltre che nel cast quasi completamente “nostrano”, anche nella firma della sceneggiatura di Francesco Arlanch, Elena Bucaccio, Lea Tafuri, Lucia Zei e nella regia di Carmine Elia.
Nessun effetto speciale né trovate sceniche particolarmente sconvolgenti. L’atmosfera tra il patinato e il rustico, insieme ai costumi d’epoca e a una struttura narrativa che riserva sempre un pizzico di mistero anche dietro i gesti apparentemente più naturali, hanno evidentemente attirato l’attenzione di un pubblico di bocca buona, tanto pronto a distinguere i buoni dai cattivi quanto intrigato dalla “maschera” che quasi tutti i personaggi sembrano indossare, con poche eccezioni.
Marco Deriu