Desiderabili futuri / Il lavoro servito con un click sulle piattaforme digitali

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Luigi Di Cataldo

Il futuro può assumere prerogative a gogo. Ma se parliamo di “Desiderabili futuri”, l’ecclettismo è servito, come portata principale. Nello specifico, Desiderabili futuri è un festival a più voci, che fa salire a bordo valori imperativi, fruibili per il settore lavorativo in generale e per quello delle imprese cooperativiste in particolare.
In più, il tema centrale, come ciliegia sul cupcake, riguarda il concetto di disuguaglianza, incardinato in vari ambiti e discipline, illustrati nel corso di laboratori e tavole rotonde dell’evento (Festival “Desiderabili futuri” – giugno 2024, Oristano, Sardegna).

Tra gli interessanti interventi, ricordiamo quello dello studioso, Luigi Di Cataldo, dottore di ricerca in Scienze Politiche. Egli ha proposto l’argomento platform economy e piattaforme digitali.

Qual è la domanda da porsi per avere le corrette informazioni sulle piattaforme? Ebbene, nell’era contemporanea, le piattaforme digitali hanno rivoluzionato il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e apprendiamo. A tal proposito, Di Cataldo sta esplorando l’impatto di queste tecnologie emergenti, e ne verifica il loro potenziale e l’instaurando rapporto uomo-macchina.

Nello specifico, le piattaforme sono infrastrutture digitali in grado di connettere tra loro sistemi diversi per esporli agli utenti attraverso interfacce integrate e semplificate, generalmente con un’app mobile o un’interfaccia web.

Sabrina Carreras
Sabrina Carreras, giornalista Rai3

Ruolo delle piattaforme digitali

Sulla piattaforma è pensabile “ricoverare” e incrociare molteplici informazioni e dati derivanti da differenti fonti. In tal contesto il novero di dati si rende accessibile ad internauti e utenti. Le piattaforme, inoltre, sono assimilabili ad un network, ossia un meccanismo federato e cooperativo in cui gli operatori coinvolti mettono a sistema informazioni. Essi partecipano, dunque, all’arricchimento del sistema in cui confluiscono eventuali disponibilità ed offerte in favore di altri soggetti interagenti con la piattaforma.

Le principali piattaforme sono quelle transazionali o Marketplace, focalizzate, per l’appunto sulle transazioni. Esse permettono l’incontro tra domanda e offerta di beni e servizi, creando nuove occasioni di business. Gli esempi più rilevanti sono Amazon ed eBay, che guadagnano sulle commissioni di vendita. Sussistono poi le piattaforme per pagamenti e quelle di servizi. Anche le piattaforme di servizi si focalizzano sulle transazioni ma, in tal caso, l’offerta non riguarda beni, bensì servizi. A mo’ d’esempio, si citano Uber, Deliveroo, Airbnb, Glovo, etc.

Chi è Luigi Di Cataldo

Luigi Di Cataldo è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università statale di Milano. In più, è coordinatore presso l’Ateneo di Catania per la “Società Italiana del Dottorato di Ricerca” o Sidri. Luigi è, in particolare, uno studioso promettente nel campo delle piattaforme digitali. Si è dedicato alla ricerca delle interazioni tra tecnologia e società.
Nello specifico, si è occupato di queste tematiche nel corso del dottorato di ricerca e vanta collaborazioni per diversi Prin – Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale. Il fulcro della sua ricerca riguarda il lavoro mediante piattaforme digitali e l’impiego di sistemi di Intelligenza Artificiale per la gestione dei lavoratori, assecondando analisi verso una prospettiva sociologica e giuridica.

Luigi Di Cataldo
Luigi Di Cataldo

Siamo nel secolo della transizione – esordisce Di Cataldo. Viviamo una fase di cambiamento multidimensionale, che muta la stessa vita sul pianeta. Il cambio di paradigma si ravvisa persino nel modo di produrre, lavorare, scambiare, gestire e governare. Il cambiamento si avverte in primis nelle transizioni gemelle: “ecologica” e “digitale”. Sfide diverse, ma connesse da un rapporto di complementarietà.
Riguardo alla trasformazione digitale, il cambiamento si coglie con la presenza anche commerciale di tecnologie che investono la vita individuale e collettiva, domestica e organizzativa.

Dall’altra parte si attesta la trasformazione green, in palese controtendenza con quella digitale, rispondente a pratiche di rinnovato equilibrio nel rapporto uomo-ambiente. In tal caso, si propende per reintegrare una visione armonica, capace di evitare forme di diseguaglianze esistenti e futuribili.
La transazione digitale assume i caratteri della quarta rivoluzione industriale, congiuntura peculiare che si innesta nei rivoli dello sviluppo umano. In più, detta rivoluzione acquisisce una dimensione sistemica, tra le discipline: Economia, Società, Pubbliche amministrazioni.

Sul significato di lavoro buono e giusto

Riguardo al lavoro etichettato come “buono” e “giusto”, lo studioso Di Cataldo riferisce che gli aggettivi evocativi, sacramentati dalla Costituzione, non possono fungere da bussola di fronte al cospetto tecnologico. E forse non potranno rispettarsi i canoni identitari garantisti. Difatti, con “buono” s’intende il lavoro che promuove lo sviluppo della personalità e permette di vivere un’esistenza libera e dignitosa.

Mentre, con “giusto”, si fa riferimento al lavoro che si concretizza in attività e contesti in cui sono riconosciuti e rispettati i diritti delle persone. Di Cataldo afferma che, riguardo al contributo economico e sociale, poi, il lavoro potrebbe non corrispondere adeguatamente al progresso annunciato. A seguire, l’attenzione deve ricadere sul concetto di libertà e adeguamento normativo, affinché si vada nella direzione della tutela dei lavoratori vulnerabili.

Susanna Camusso
Intervento della senatrice Susanna Camusso

Le piattaforme digitali, unite all’uso dell’Intelligenza Artificiale, sono in egual misura sfida e opportunità. In realtà, spiega Di Cataldo: piattaforme come Uber e Deliveroo offrono nuove forme di lavoro, spesso non regolamentate da norme tradizionali. In tal contesto, i lavoratori vengono esposti a rischi legati alla gestione automatizzata. Nello specifico, l’AI partecipa alla gestione A.M. o Algorithmic Management, che influenza in fieri, reclutamento e monitoraggio dei lavoratori. In particolare, i sistemi di A.M. posso essere automatizzati e non prevedere così alcun intervento umano, o ancora, parzialmente automatizzati con intervento umano.

Algorithmic Management

Di Cataldo, interrogato nello specifico sull’A.M., ammette che l’estrinsecazione “Algorithmic Management” si riferisce all’uso di algoritmi e sistemi automatizzati per gestire, controllare e prendere decisioni riguardanti il lavoro e i lavoratori, soprattutto in contesti digitali e tecnologicamente avanzati. Questo tipo di gestione è particolarmente comune nelle piattaforme di lavoro online, come le app di consegna di cibo, ride-sharing, e-commerce, e altre attività che operano tramite piattaforme digitali.

In particolare, riguardo all’automazione delle decisioni, gli algoritmi incidono su vari aspetti della gestione del lavoro, come l’assegnazione dei compiti, la pianificazione dei turni, la valutazione delle performance, e persino l’assunzione e il licenziamento dei lavoratori.
Così, il sistema, mediante un continuo monitoraggio, interviene sui lavoratori, con tracciamento Gps o software, sulle opportunità di guadagno e stabilità lavorativa.

Ad esempio, l’algoritmo può tracciare la velocità con cui un autista di ride-sharing completa le corse e assegnare valutazioni o feedback in base a questi dati. O ancora, riguardo alle piattaforme di consegna: app come Uber Eats o Deliveroo usano algoritmi per assegnare ordini ai corrieri in base a variabili come la vicinanza, la velocità di consegna precedente, e la valutazione del cliente. Con riferimento poi al ride-sharing: app come Uber e Lyft utilizzano algoritmi per assegnare corse agli autisti, stabilire tariffe dinamiche basate sulla domanda, e valutare le prestazioni degli autisti.

L’Algorithmic Management disumanizzante per i lavoratori

In tal contesto, l’Algorithmic Management può esser messo in discussione, per la mancanza di trasparenza e il potenziale disumanizzante. Infatti, i lavoratori possono sentirsi ridotti a numeri o dati anziché essere visti come individui. Inoltre, la rigidità degli algoritmi può non tener conto delle circostanze personali o delle necessità umane, creando un ambiente di lavoro stressante e altamente competitivo.

In tal contesto, la senatrice Susanna Camusso riflette sul falso lavoro autonomo proposto ai lavoratori dalla “gig economy”. Nonché sul lavoro che si sceglie in base alle mode, dunque, secondo una scala di valori usabili per il mercato e non in base alla reale richiesta/esigenza. Oggi è in voga, ad esempio l’IA, che si applica tramite varie formule algoritmiche manageriali al lavoro ad ogni livello, rendendo l’uomo sempre più marginale! Il settore lavorativo si assoggetta, così, a funzioni e logiche reputazionali, sostitutive e complementari determinate, per l’appunto, dall’intelligenza artificiale.

 Di Cataldo medita su una tecnologia per il bene comune

Insomma il futuro è qui accanto. Sta a noi varcare la soglia che condurrà ad ulteriori forme di sviluppo, si spera con cura verso l’umanità. Di certo, nella lista della spesa, pendono i quesiti che rimandano alla transizione digitale e impatto sistemico. Quest’ultimo lascito della tecnologia emergente è correlato inevitabilmente alle piattaforme. Nel mondo reale, purtroppo, almeno sino ad ora, tale fenomeno d’impiego, per l’enorme stuolo di lavoratori, (secondo dati del 2021 si contano oltre 28 milioni di impiegati in questo settore) diviene sinonimo di diseguaglianza e amplificatore di vulnerabilità.

A livello europeo, una direttiva siglata 2024 ragiona su dettami minimi per migliorare le condizioni lavorative di chi lavora mediante piattaforme digitali. Essa introduce norme UE che disciplinano la gestione algoritmica sul luogo di lavoro, all’interno del passe-partout della “gig economy”. Le piattaforme dovranno adattare i loro modelli di business, nei vari Paesi, e riconoscere i lavoratori come dipendenti.
Altre stanno sperimentando nuove forme di organizzazione del lavoro per conformarsi alle normative nazionali/europee. La trasformazione tecnologica richiede un approccio equilibrato per garantire benefici equi e sostenibili per tutti i lavoratori, con attenzione alla protezione dei più vulnerabili e alla redistribuzione dei benefici.

La nuova frontiera tecnologica si appropria della gestione del lavoro, con vantaggi significativi in termini di efficienza, ma anche con sfide etiche e sociali che richiedono avvedutezza.

Rimodulare l’uso delle piattaforme digitali

La tematica assume significazioni di rilievo in campo accademico ed istituzionale. È importante rimodulare l’uso delle piattaforme digitali, nonché le potenziali applicazioni pratiche nei contesti quotidiani. Tenendo a mente che la nostra società dipende sempre più dalle piattaforme digitali. Capire come funzionano – spiega Di Cataldo – è cruciale per garantire, in un quadro previsionale sia a breve che a medio e a lungo termine, un impatto positivo.

La ricerca getta le basi per una comprensione più profonda delle piattaforme digitali e del loro ruolo nel plasmare il futuro. Con un occhio rivolto all’innovazione e l’altro alla responsabilità sociale, nel qui ed ora, Di Cataldo rappresenta una nuova generazione di ricercatori determinati a sfruttare, con lungimiranza, la tecnologia unita all’azione giuridica e sociale per il nobile fine del “bene comune”.

                                                                                                          Luisa Trovato

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