L’evento Dialogo interreligioso come processo religioso ha visto l’intervento dell’imam di Catania Abdelhafid Kheit e del vescovo Renna
L’arte del dialogare è pareggiabile alla maestria del dire e affine alla magistrale intellighenzia della diplomazia. Così, l’ambito dei discorsi nobilitati, orientato alla diplomazia del dialogare, viene perimetrato per discorrere di pace, ragioni di pace e religiosità. Si delineano, qui, forme e movenze dell’immaginifico e altero mondo delle parole, immerse nel sentore di un equilibrio di fede tout court.
Dialogo interreligioso
L’incipit serve a render il senso del “Dialogo interreligioso come processo religioso”, evento interculturale – tenutosi a Catania, nell’eccelsa dimora delle suore domenicane. Oggi, una delle modalità per mettersi in comunicazione riguarda l’affettazione del sapersi proporre, unito ad un peculiare savoir faire, confacente ai canoni della diplomazia. La figurazione religiosa iconica immagina, così, le religioni prendersi per mano. Si congettura, dunque, un tempo ideale dove incontrarsi per dipanare insieme le sfide del futuro. Si pensa infatti che, nell’evoluzione corrente, divenga imperativo occuparsi di questioni che riguardano sia i singoli individui, sia intere comunità e, non ultimo, l’ambiente.
All’incontro, erano presenti: Padre Sebastiano D’Ambra, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), fondatore del Silsilah e di Comunità Dialogo, unitamente a illustri cultori di fede, nonché rappresentanti di differenti professioni religiose. Detta comunione d’intenti necesse est per testimoniare la buona volontà a partecipare a un dialogo interculturale congiunto. E per addivenire al bene supremo della collettività e a principi valoriali di Pace.
Nell’ambito delle esposizioni identificate, ritorna l’eco di Abdelhafid Kheit, Imam di Catania e di mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania. Viene, altresì, riportata la testimonianza di Riccardo Rodano, presidente dell’ente Comunità Dialogo. Così, adesso, vanno in scena le parole degli eminenti rappresentanti e testimoni di religiosità.
Dialogo interreligioso, buon senso e diplomazia della pace secondo Abdelhafid Kheit, Imam di Catania
Si pone l’interrogazione: quali sono le parole chiave per aprire le menti all’ascolto della parola, fare la differenza nel “Dialogo” e andare nella direzione di buon senso e diplomazia della pace.
Abdelhafid Kheit, Imam di Catania e presidente della Comunità Islamica in Sicilia risponde al quesito. “Quando si intrattiene un dialogo, la parte importante risiede nell’ascolto e nel rispetto reciproco di virtù attinenti a differenti confessioni religiose e pensieri. Insegnamenti tratti dalla fede! La medesima creazione si compie tra il Creatore, il Signore e le presenze angeliche.
Si è convinti del fatto che è importante confrontarsi, attraverso l’uso di un dialogo costruttivo. L’incontro tra diverse vocazioni religiose è importante, qui si comprende la capacità della condivisione e si riscoprono valori in comune. Inoltre, nel frangente condiviso, si ravvisano le formule per poter lavorare insieme, avendo a cuore la comunità e il bene dell’intera società.
In particolare, quando si parla di dialogo non si approcciano tematiche teologiche, bensì di vita. Si avvia un dialogo tra uomini di spirito affine, riuniti per instillare valori di fratellanza verso il prossimo e le generazioni future. L’idea è quella di lasciare un’eredità semplificata, basata sui valori dell’amicizia e del confronto, per eliminare eventuali barriere ideologiche. Il mondo intero è chiamato a confrontarsi e al dialogo, perché lì si rintraccia l’unica via per la risoluzione di ogni conflitto e problema odierno”.
Dialogo interreligioso, diplomazia e religiosità declinate da mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania
Dulcis in fundo, alla domanda: “come si declinano nell’epoca attuale la religiosità e la diplomazia” risponde sua eccellenza mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, che si riconnette alla “diplomazia vaticana”.
A suo avviso, “L’esempio della suprema istituzione religiosa è quello di cimentarsi nella costruzione ideale di ponti e di dialogare non solo di temi religiosi, bensì anche di assunti etici importanti, come la pace e la sostenibilità. Ne è prova sia la vicenda dell’Ucraina, sia i vari summit realizzati a livello mondiale.
Un pensiero va anche all’organizzazione del conferenza al vertice prevista per il prossimo novembre, sul cambiamento climatico. La religiosità, quando passa attraverso la via della diplomazia, non difende i propri privilegi, ma guarda al bene dell’Umanità”.
Alla possibile relazione “ambiente – pace – religiosità”, l’Arcivescovo Renna afferma – “Le Encicliche di Papa Francesco: Laudato sii e Fratelli tutti ed anche l’esortazione post-sinodale: Querida Amazzonia, pongono una specifica attenzione all’America Latina, custode del polmone del mondo. Ciò fa comprendere che la religiosità si traduce in un impegno per il bene dell’Umanità (Enciclica: Fratelli tutti).
È possibile dire che tutto è connesso. L’ambiente è, dunque, connesso all’uomo e al modo di vivere la devozione. La religiosità condensa in sé un sentimento amorevole, che non può essere mai contro l’uomo, creatura che Iddio ha creato, ponendolo all’apice del mondo”.
Comunità Dialogo: prospettive e studi a sfondo religioso, secondo il presidente Riccardo Rodano
Infine, riguardo agli enti promotori dell’iniziativa religiosa interculturale, l’attenzione si rivolge alle parole di Riccardo Rodano, presidente di Comunità Dialogo.
L’ente, a vocazione religiosa, nasce nel 1994, a distanza di due anni dall’uccisione del missionario PIME, padre Salvatore Carzedda, confratello di padre D’Ambra, con cui si era creato un legame d’affettività e fede.
Padre D’ambra si è adoperato alla sperimentazione di una community in Italia e a Catania, similare a quella già esperita nelle Filippine, luogo della missione PIME. Comunità Dialogo è figlia, dunque, del sacrificio di padre Carzedda.
Il rappresentante pro tempore dell’ente, nella persona del presidente Rodano è, ad oggi, anello di congiunzione del pensiero di universalità missionaria, tramandato dai suoi predecessori e, in particolare, da don D’Ambra.
Una delle sfide è quella di saper declinare, nel contesto occidentale, il cammino del dialogo interreligioso. Comunità Dialogo si è dedicata alla formazione, con lo studio di testi del Magistero della Chiesa e documenti dell’ONU, in tema di cultura religiosa e rapporti tra le religioni.
Le iniziative di Comunità Dialogo
Si rammenta, ad esempio, l’evento mondiale della settimana di “Armonia religiosa” (festeggiata la prima settimana di febbraio dal 2011). Essa è frutto di una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, adottata nel 2010, “riconoscendo la necessità imperativa del dialogo tra le diverse fedi”.
“Armonia religiosa” è un evento per innestare semi e virtù di pace, tolleranza e comprensione reciproca. Con detta risoluzione, si sorregge l’idea di concordia interreligiosa, secondo canoni di amore verso Dio e il prossimo, nel rispetto delle tradizioni o convinzioni. È lapalissiano il ruolo delle religioni ed è significativo il contributo che esse possono dare alla pace.
Già dal 2016, Comunità Dialogo ha promosso a Catania il Coordinamento Religioni in Dialogo, sulla scorta dell’esempio offerto dagli amici missionari delle Filippine, con il Movimento di Dialogo Silsilah tra cristiani e musulmani, che ha visto la partecipazione di comunità cristiane e non.
L’incontro “Dialogo interreligioso come processo religioso” diviene motivo per parlare di pluralismo unitivo come processo culturale. Per proporre un novero di prospettive da porre all’attenzione interreligiosa del territorio.
Luisa Trovato