Va già in questa direzione la “Casa della carità”, un condominio solidale, il primo in Italia di queste dimensioni, che rappresenta il primo “gesto” di Firenze verso il quinto appuntamento dei cattolici italiani in programma dal 9 al 13 novembre. Un’iniziativa solidale che si affianca alle esperienze di umanesimo concreto raccontate nei contributi provenienti da tutta Italia.
Poveri, giovani, famiglie e lavoro saranno al centro dell’impegno della diocesi di Firenze in quest’anno appena iniziato. È un’agenda dettata dagli ultimi interventi del cardinale Giuseppe Betori per il capoluogo che “si avvia a vivere una serie di trasformazioni del suo assetto, legate in particolare alle comunicazioni e alla visione di una città che, senza rinunciare alla propria caratteristica di città della bellezza, non può però permettersi di ridursi a città vetrina e luogo di un turismo mordi e fuggi, che non riesce a cogliere il messaggio umanistico che traspira dalle sue pietre e dalla sua storia”.
Di questi cambiamenti vuole essere protagonista anche la Chiesa locale, che in quest’anno potrà offrire il convenire a Firenze di tutte le Chiese d’Italia, con la presenza anche di Papa Francesco, per una riflessione proprio sul tema dell’umanesimo, con una serie di eventi collaterali che dovrebbero avere un forte impatto culturale, a partire dall’inaugurazione del nuovo Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore.
“Il volto dell’uomo – ha spiegato l’arcivescovo di Firenze – riceve i suoi caratteri decisivi dalla luce che su di esso proietta l’umanità di Cristo, per cui non può esserci progetto umano se non a partire dalla contemplazione del volto del Bambino di Betlemme, del Maestro di Nazaret che percorre le strade della Palestina, dell’Uomo dei dolori crocifisso sul Golgota, del Signore risorto che invia i suoi discepoli a essere testimoni di lui nel mondo”.
Dal cammino avviato dalla Chiesa fiorentina verso il Convegno e dal Convegno stesso dovrà arrivare un messaggio forte a una società in cui si assiste “al progressivo sgretolarsi dell’identità dell’umano, aggredito da molte parti nella dignità della persona e dei suoi diritti inalienabili, nella saldezza dei vincoli familiari fondati sul matrimonio di un uomo e di una donna, nella ricerca del bene comune per l’edificazione di una società giusta, nella costruzione di un’economia che metta al centro la persona, nella cura dei più deboli e fragili perché nessuno diventi vittima della logica dello scarto”. Va in questa direzione anche la “Casa della carità”, un condominio solidale, il primo in Italia di queste dimensioni, che rappresenta il primo “gesto” di Firenze verso il quinto appuntamento dei cattolici italiani in programma nel capoluogo toscano dal 9 al 13 novembre. Un’iniziativa solidale, che insieme alle esperienze di umanesimo concreto raccontate nei contributi provenienti da tutta Italia, aiuta a svecchiare l’immagine di “convegno” e a dare l’esatta percezione di questo importante appuntamento: inventare forme nuove del vivere insieme, ispirate dal Vangelo. Non sarà quindi, come ha spiegato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, “un convenire intorno a un tema, ma ad una esperienza, mettendoci alla ricerca dei casi in cui l’umanesimo non è riuscito. Mentre quest’opera è una risposta concreta, è umanesimo riuscito”. In questo senso il Convegno ecclesiale nazionale, come vuole il Papa, dovrà avere un impatto sulla gente, sulla vita concreta delle persone, della città che lo ospita e della nazione, una nazione che non hai mai spesso di sperare.
Monsignor Galantino, nella recente intervista al Sir, ha ricordato come le diocesi italiane abbiano “sorpreso tutti offrendo un ricco ventaglio di proposte e di esperienze concrete che abbandonano le sterili letture sociologiche sullo stato del Paese e cominciano a delineare possibili percorsi di impegno” con proposte che non si fermano “al vedere e al giudicare”, ma vanno “decisamente nella linea dell’agire”, come i “Gruppi di ascolto” che rappresentano la proposta e l’esperienza della Chiesa di Firenze avviata nell’ormai lontano 1992 all’indomani del Sinodo diocesano, che fece emergere l’urgenza che gli adulti potessero prendere confidenza con la Parola di Dio approfondendola con una catechesi biblica sistematica, in piccoli gruppi che si riunissero soprattutto nelle case. La proposta fu accolta con entusiasmo: nacquero 1200 gruppi di catechesi biblica per gli adulti, in particolare nelle famiglie, la maggioranza dei quali esiste ancora.
Per ogni anno la diocesi propone un Libro della Bibbia e dei sussidi per l’approfondimento e la preghiera. Si va da Rut ai Vangeli, ma in molti ricordano l’anno dell’Apocalisse, “Per una lettura del tempo presente”, quando nei gruppi si scoprì il senso autentico di uno dei testi biblici più affascinanti e finora mal compresi. Ma anche Osea, “La fedeltà dello sposo”. E in quest’anno, verso il Convegno, i Salmi con un titolo quanto mai appropriato: “Svegliati mio cuore!”.
Nella logica dell’agire, la diocesi di Firenze si è avvantaggiata proponendo come segno distintivo del Convegno la rammentata “Casa della carità”, mentre iniziano a muoversi le parrocchie, grazie anche alla Visita pastorale in corso, e le associazioni. Tra le prime ad attivarsi. Oltre alla Caritas diocesana, il Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) e Scienza & vita. Entrambe hanno già messo a tema, con convegni e iniziative, l’umanesimo e gli umanesimi. Ma Firenze, in vista dell’appuntamento di novembre, guarda anche ai suoi “fari” più recenti: il cardinale Elia Dalla Costa, don Giulio Facibeni e Giorgio La Pira.
Andrea Fagioli