Il centro storico di Acireale è un susseguirsi di nobili palazzi, uno di questi è palazzo Fiorini in via San Carlo al civico 11.
La via prende il nome dal Barone Calì di San Carlo, proprietario di una casa sita nello stesso luogo dove oggi vi è palazzo Fiorini, l’unica che occupa nel centro storico un isolato circondato dalle vie San Carlo, San Biagio e Fiorini, con ingresso principale in via San Carlo. Un illustre personaggio fu ospitato dal barone, lo scienziato tedesco Wolfgang Sartorius, autore della prima carta topografica dell’Etna. Lungo il percorso si possono ammirare altri importanti edifici come palazzo Geremia, l’ala laterale del palazzo del barone Musumeci e casa Barbagallo, con un maestoso portale scolpito in pietra lavica. La zona che va dalla chiesa di San Domenico alla chiesa di San Giuseppe si trova su un costone di pietra lavica, e quindi la costruzione dei palazzi su questa arteria non dovette essere impresa facile.
La famiglia Fiorini, il cui stemma gentilizio raffigura un leone rampante con un fiore in bocca, sovrastato da tre stelle e una corona, segno che il titolo è stato concesso dal re e non dal Papa, è uno dei casati siciliani più antichi. Originari della Toscana, si trasferirono in Sicilia intorno al XVIII secolo, stabilendosi a Bronte. Alcuni membri della famiglia si trasferirono in seguito ad Acireale, mentre il ramo dei Fiorini di Bronte dopo qualche tempo si estinse per mancanza di eredi. Il cavaliere Martino Fiorini appartenente al ramo della famiglia che si trasferì nella nostra città, acquistò la costruzione di proprietà del barone Calì che si trovava lungo la via San Carlo, ed è su questo luogo che tra fine ‘800 e inizi ‘900 costruì il palazzo che oggi possiamo ammirare, non solo esternamente ma anche al suo interno.
Il piano nobile negli anni recenti, attraverso una accurata ristrutturazione, è ritornato al suo splendore e oggi è visitabile. Per il visitatore è una piacevole esperienza culturale – storica, che permette di conoscere come viveva una famiglia nobile agli inizi del secolo scorso. Le stanze di rappresentanza si susseguono a stanze più intime e raccolte, sfarzoso e opulento nella sua bellezza il salone giallo, più raccolta la stanza della musica. Tutte le stanze presentano volte dipinte con la tecnica del “trompe l’oeil” (inganna l’occhio) con prevalenza di motivi floreali; queste si affacciano su una grande terrazza panoramica con vista sui tetti e cupole delle chiese del centro storico. Segue la stanza da pranzo con vista su via San Carlo e la chiesa di San Domenico, originale la presenza di un passavivande a ruota che permetteva ai domestici di servire le pietanze nella sala senza passare dalla cucina, il tavolo, sontuosamente apparecchiato, è impreziosito da porcellane e cristalli con il monogramma della famiglia.
La famiglia possedeva grandi proprietà, e molti proventi derivavano dalla produzione e vendita del vino, ed è per questo che i palazzi dell’epoca sono conosciuti anche come “palazzi del vino” perché costruiti con i proventi di questa fiorente attività. Il barone Fiorini per il suo palazzo chiamò l’ingegnere e architetto Filadelfo Fichera, uno dei più famosi dell’epoca a Catania. Laureatosi al politecnico di Napoli, il Fichera fu autore di importanti opere nella sua città come il progetto di realizzazione nel 1877 del Giardino Bellini, la villa del duca Trigona di Misterbianco ubicata in viale regina Margherita – piazza Roma a Catania e l’ospizio per ciechi “Ardizzone Gioeni” completato nel 1911 dal figlio Francesco e inaugurato dai reali d’Italia.
Ritornando al palazzo Fiorini, di grande pregio i dipinti della dimora affidati all’artista Alfonso Orabona, di origini napoletane ma attivo a Catania. Probabilmente i dipinti non vennero eseguiti in un solo arco di tempo ma a più riprese, infatti lo stile tra le varie stanze si differenzia un po’, anche se è il liberty a prevalere in generale. Agli appartamenti del primo piano e del piano nobile si accede tramite una scala monumentale in marmo bianco, illuminata da un grande lucernario. Pregevole la ringhiera in ferro battuto e i decori alle pareti in stile pompeiano.
Il cavaliere Martino Fiorini (nato ad Acireale il 9 dicembre 1836 e deceduto il 14 aprile 1931) viene ricordato dalla sua città non solo come sindaco, carica che ricoprì dal 1893 al 1895 ma anche come uomo magnanimo e generoso, infatti fu grazie alla sua generosità che i frati del convento di San Biagio poterono ritornare ad abitare il monastero, dopo le leggi eversive del 7 luglio 1866 e 15 agosto 1867 quando furono costretti a lasciare i luoghi religiosi. Grazie alla sua generosità i monaci, dopo circa 60 anni, rientrarono nel loro convento il 22 agosto 1895. Martino Fiorini ebbe 7 figli, alcuni si sposarono, altri no. Tra di essi il canonico della Basilica dei Santi Pietro e Paolo, che abitò il piano nobile insieme ad altri membri della famiglia. Oggi gli attuali proprietari discendenti del cavaliere Martino continuano ad abitare il primo piano del palazzo mentre il piano nobile è visitabile su prenotazione.
Gabriella Puleo