Dimore acesi 5 / Palazzo Musmeci, gioiello dell’architettura barocca, nel 1806 ospitò Ferdinando IV re delle Due Sicilie

0
944

Nel cuore di Acireale, piazza San Domenico, una delle più belle piazze della nostra città, racchiude nel suo perimetro due gioielli dell’architettura barocca, la chiesa di San Domenico e il palazzo Musmeci. Costruito nella prima metà del XVII secolo, presumibilmente per volere di Saverio Musmeci, l’edificio subì pesanti danni durante il terremoto del 1693, ma i lavori di restauro non poterono tutti essere affrontati da don Saverio perché quest’ultimo morì nel 1703. Uomo di grande cultura, erudito nelle scienze naturali, medico, come il padre, fu rappresentante presso i Vicerè dell’isola, chiedendo provvedimenti e collaborazione per la sua città. Insieme al barone Alessandro Grasso fu uno degli organizzatori della difesa degli acesi contro le truppe francesi, durante la rivolta di Messina, dal 1674 al 1679.corretto Palazzo Musmeci- prospetto principale (580 x 387)
Nel corso della spaventosa eruzione dell’Etna del 1669, don Saverio insieme al sacerdote don Diego Pappalardo, a Giacinto Platania (autore dell’affresco sull’eruzione che si trova nella sacrestia della Cattedrale di Catania) e altri ardimentosi uomini cercarono di deviare un minaccioso fiume di lava che da Belpasso scendeva verso i paesi vicini. L’obiettivo era quello di far defluire la lava verso ovest, ma il tentativo fu bloccato dagli abitanti di Paternò, timorosi di subire danni dalla nuova direzione del flusso. La famiglia acquisì grande prestigio durante la seconda metà del ‘700 con un altro Saverio Musmeci, proprietario di un fondo a Castrogiovanni, chiamato Torre. Egli ottenne l’infeudazione di esso per sè e i suoi discendenti, con privilegio del 14 ottobre 1752. Ottenne anche, il 29 luglio 1753, il titolo di barone della Torre per sè e i suoi discendenti.

La facciata del palazzo si sviluppa su tre piani, al piano terra le finestre si collegano, attraverso delle architravi, ai balconi del piano nobile, arricchite da ringhiere in ferro battuto lavorato, mentre l’ultimo piano è adorno di piccole finestre quadrate che ospitavano le stanze della servitù. Il portale in pietra lavica è sormontato da un mascherone che suscita non poca meraviglia a chi oltrepassa quella soglia. Esso è curato nei minimi particolari, il naso carnoso, la lingua e i denti visibili, i baffi spioventi, per incutere rispetto e timore a chi si accinge ad entrare nel palazzo. L’atrio è maestoso, in pietra lavica, ha una struttura con due colonne, sormontate da due leoni, uno accovacciato che tiene in mano lo stemma della famiglia e l’altro con le zampe anteriori su un globo. Oltrepassate le colonne si entra in un cortile interno ornato da statue mitologiche tra cui la statua del Nettuno. Gli interni sono di gran pregio, finemente arredati, rispecchiando l’opulenza e la raffinatezza dei loro proprietari.

Palazzo Musmeci- il mascherone
Palazzo Musmeci: il mascherone sopra il portale

Palazzo Musmeci può vantare, nella sua ormai lunga storia, la visita di personaggi illustri, come il Re Ferdinando IV, l’ambasciatore inglese lord William Bentinck e il Re Umberto I di Savoia.

Ferdinando IV, Re delle due Sicilie, giunse ad Acireale il 19 aprile 1806; la magistratura civica lo attendeva a circa un miglio da porta Gusmana insieme al popolo, che tributò al sovrano grandi applausi e onori. Il Re assistette al Te Deum in Cattedrale e dopo si recò a palazzo Musmeci ove prese dimora. L’alcova dove dormì il re oggi non ha più i mobili e il letto di allora, ma conserva tutto il fascino di un luogo che è entrato ben di diritto nella memoria storica del palazzo; visibile ancora la sedia e il piccolo tavolo usati dal re, in uno dei bellissimi saloni. Attigua a questo salone si trova una cappelletta privata, piccolo gioiello dell’arte barocca. Il sovrano, non immaginando tanta calorosa accoglienza, ripagherà Acireale accordando il titolo di Senato alla città e ai senatori l’onore della Toga. Intanto, l’avvicendarsi degli avvenimenti storici stava portando in Sicilia una presenza attiva dell’Inghilterra con la persona di lord William Bentinck nel 1813: egli ben presto diventerà l’artefice principale della politica del Regno delle due Sicilie.

Nel 1881 il Re Umberto I di Savoia, insieme alla consorte Margherita e al figlioletto Vittorio Emanuele (il futuro Re Vittorio Emanuele III), venne in visita nella nostra città, alloggiando all’Hotel des Bains, fatto costruire insieme al complesso delle Terme dal barone Agostino Pennisi di Floristella. In quella occasione il sovrano volle visitare il palazzo, facendo crescere il numero di visitatori illustri di palazzo Musmeci. Lo scorso anno anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, in visita nella nostra città, ha espressamente chiesto di poter visitare il palazzo, dopo essersi recato alla biblioteca Zelantea.

Nello scorrere degli anni il palazzo è rimasto di proprietà della famiglia Musmeci, tramandandosi in eredità di padre in figlio. Negli anni a noi più vicini ricordiamo Saverio, nato ad Acireale il 13 ottobre 1864, barone della Torre, succedendo di diritto alla morte del barone Nicolò, suo padre. Sposò il 23 settembre 1885 Lucrezia Beneventano, figlia del barone Giuseppe Luigi, senatore del Regno. Dall’unione dei due sposi nacquero quattro figlie, Giovanna, Anna, Flavia e Giuseppina e il 13 gennaio 1912 Nicola Francesco Saverio. Fu il barone Nicola ad occuparsi negli anni ’30 del secolo scorso di un minuzioso e accurato restauro del palazzo, riportandolo alle linee originali barocche, tra cui la bella la facciata dipinta in un tenue colore avorio, che ben fa risaltare la pietra nera e bianca.

Oggi il palazzo continua ad essere amorevolmente “accudito” dalla vedova del barone Nicola, la baronessa Johanna, dopo la scomparsa del marito avvenuta il 21 novembre 1993.

Gabriella Puleo