Il “convenire”, dopo tre anni di presenza del Vescovo Antonino, per il popolo dei fedeli della nostra Diocesi, parte da un tempo di riflessione che prepara il Convegno nazionale che si celebrerà a Firenze nel prossimo autunno, “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, che vuole affrontare le sfide della nostra società, fluida, instabile, relativizzata da assenza di ogni valore etico, mediante la proposta di Gesù, modello per ogni uomo di qualsiasi tempo, religione, cultura o stato sociale.
Il convegno pastorale diocesano; “Con Gesù sulle strade dell’uomo”, mira a fare scaturire nuove fonti di energia, per portare all’ uomo di oggi l’annuncio dell’amore che ci ha salvati; per dire al mondo come la gioia evangelica, che anima la nostra vita, può animare e vivificare la vita di ogni uomo.
Partendo dal racconto dei discepoli di Emmaus, il convegno vuole essere una spinta per confermare alla comunità ecclesiale che Dio è ancora oggi il nostro compagno di cammino e che la sua presenza in mezzo a noi non mancherà mai.
Anzi, Dio da credito all’uomo offrendogli la opportunità di vivere da figlio, nella libertà di gustare l’amore e di condividere una fraternità universale con l’intera umanità.
Egli ci chiede di essere noi, i cristiani di oggi, gli annunciatori di quella “salvezza”, che Lui ha già operato in noi e per ciascuno di noi, attraverso quei gesti concreti che la nostra fede c’insegna, sull’esempio di Gesù, vero uomo e vero Dio. Sarà la nostra vita, modellata sul Vangelo di Gesù, che manifesterà agli uomini che incontriamo la nostra fede. La nostra gioia di vivere sarà il test più credibile del nostro essere radicati in Lui, via sicura per una vita piena di gioia.
In questo contesto si colloca la relazione di don Duilio Albarello, dal titolo “Testimoniare la fede. Un’opportunità e un compito per la comunità ecclesiale”. Allora non si tratta più di aspettare che altri dicano come comportarci, quali strade intraprendere o quali strumenti utilizzare, ognuno di noi ha nel proprio cuore gli elementi di conoscenza che la fede, il culto, la grazia ha profuso e continua a donare nel dialogo intimo e profondo con il Signore in cui crede e dal quale sa di essere amato; si tratta di esprimere a sua volta questo amore e rivelarlo nella maniera più congeniale al proprio stato di vita, familiare, professionale, abitativa, sociale, esprimendo quella relazione d’amore che il Creatore ha per primo manifestato sin dalla creazione del mondo, invitando l’uomo a “regnare” su tutte le cose create e a vivere da fratello con tutti gli abitanti della terra.
Il compito del cristiano non può rimanere nel circuito nascosto di una religione del culto o ancor più di un culto vissuto nell’intimità di un “io” chiuso in se stesso, ma tutta la vita del credente, dell’intera comunità ecclesiale, si esprima in “agape”, manifesti una Chiesa che si ama, in cui né invidie né gelosie né maldicenze né steccati allontanino o scandalizzino i piccoli e i lontani, ma ove chi guarda a distanza possa dire “guardate come si amano” e chiedere ragione di un amore, capace di dare credito alla vita.
Le sette aree tematiche scelte per i laboratori di riflessione e di scambio di esperienze sono state le opportunità offerte per guardare più da vicino i luoghi dove oggi l’uomo vive la fatica dell’esistenza e dove concorre a realizzare o a vanificare quella salvezza che Dio ha offerto ad ogni uomo . Il mondo è amato da Dio, che lo ha voluto, creandolo; lo ha abitato da vero uomo e lo ha salvato con la morte e resurrezione del Figlio Gesù.
Ma, noi credenti, come ci poniamo davanti a questo mondo? Ci chiede il Vescovo. Che cosa significa per noi “salvezza”, che è luce che illumina? Di che abbiamo paura? La paura è frutto del peccato. La Provvidenza è la fiducia che Dio porta a compimento la sua opera di salvezza ancora oggi. A ciascuno si propone un cammino di santità, a ciascuno la propria personale risposta: “SI”, “NO”. Per questo siamo stati amati, prescelti ed inviati.
Teresa Scaravilli