E’ aperta fino a Pasqua, la mostra sulla Passione e sulla Sacra Sindone dal titolo Voltus Domini, il volto del Signore, installata nei campanili della Cattedrale di Acireale.
Organizzata dalla Diocesi, si snoda in un percorso evocativo e suggestivo, intrecciato di simboli e richiami alle scene della Passione. Tocca i momenti salienti della vita del Signore e della Madonna, e accompagna il fedele in un viaggio apparentemente a ritroso. Dalla salvezza ottenutaci da Cristo, attraverso la morte e la Resurrezione, punto di arrivo della vita terrena del nostro Dio, fino alla vita di Maria, madre del nostro Salvatore. Le scritte apposte alle pareti accompagnano nella riproposizione di quei momenti di Passione e aiutano la preghiera personale: sono citazioni dai Vangeli.
La mostra sulla Passione di Cristo
Un piccolo vano dall’antica volta, situato nel campanile rappresenta il sepolcro vuoto, con un lenzuolo rimasto piegato e che riporta impressi i tormenti di un corpo, dai colpi di flagelli ai chiodi della crocifissione, al colpo di lancia: la Sindone. Un lenzuolo che rappresenta la reliquia per eccellenza. E insieme ad essa la riproduzione di oggetti citati nei vangeli o che ad essi si agganciano. Sono la corona di spine, i chiodi, il martello, la lancia. La tunica accostata ai dadi perché “era senza cuciture”, tessuta a telaio probabilmente da Maria, lasciata intera e giocata tirando a sorte per la sua bellezza. Perché Gesù era elegante anche se povero. La spugna issata sulla canna per dargli da bere, perché aveva sete … e gli unguenti per la sepoltura.
Un altro ambiente ricostruisce il pretorio romano, luogo della flagellazione. Anche lì la ricostruzione dei momenti della Passione attraverso oggetti iconici. Un bacile con acqua ricorda il gesto vigliacco di Pilato; le fruste sono“accessoriate”, come quelle usate per martoriare Gesù. E una colonnetta bassa, come quella alla quale Gesù fu legato per essere flagellato. Reliquia custodita a Roma in una Basilica, santa Prassede, nei pressi di Santa Maria Maggiore.
In mostra le reliquie della Passione di Cristo
Alcune didascalie illustrano il ruolo di sant’Elena, madre di Costantino, nella ricerca e nel ritrovamento in Palestina delle reliquie della Passione: la scala santa, la croce, le spine della corona, i santi chiodi, il titulus crucis cioè la scritta che Pilato fece apporre alla croce in tre lingue: latino, greco, aramaico. Alcune di queste reliquie sono custodite nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Diverse città possiedono frammenti della croce. La corona di spine finì invece a Parigi e venne danneggiata durante la Rivoluzione francese. Sant’Elena reperì queste reliquie dopo la conversione, seguita a quella del figlio, stando a quanto ci racconta la cronaca di Eusebio, che fu consigliere e biografo di quell’imperatore, Costantino, che permise ai cristiani di professare apertamente la fede.
Il Velo col volto di Gesù
Un’altra reliquia importante fu il velo della Veronica, tessuto di lino che secondo il racconto dei Vangeli riportò l’immagine del volto di Cristo allorché una donna, la Veronica appunto, volle asciugargli il volto.
“Una donna di nome Veronica si fa strada tra la folla. Porta un lino bianco ripiegato, con il quale terge devotamente il viso di Gesù. Il Signore lascia impresso il suo Santo volto sulle tre parti del velo”(Via Crucis di J. Escrivà).
Donna coraggiosa, Veronica, nella quale si rispecchiano tutte le donne che hanno incontrato Cristo nell’abisso di dolore dell’uomo ferito. Il velo fu custodito nella vecchia Basilica di San Pietro a Roma, esposto in quel Giubileo del 1300, il primo della storia, ricordato da Dante nella Divina commedia. Della reliquia si persero le tracce in seguito e tuttavia molti luoghi vantano il possesso di una parte di esso.
Dalla Resurrezione e dalla Passione alla vita terrena e ordinaria di Cristo, fino alla sua nascita. Modello di una nascita che diviene rinascita, quella pasquale.
Maria Ortolani