La ricorrenza di un centenario è sicuramente un anniversario che non può passare inosservato. Ancor più quando riguarda l’attività pastorale di alcune comunità parrocchiali della nostra diocesi di Acireale.
Il prossimo 19 dicembre, infatti, ben 42 parrocchie sparse nel territorio diocesano taglieranno il ragguardevole traguardo di 100 anni di autonomia pastorale parrocchiale.
Tra queste, le comunità di ‘San Michele Arcangelo’ e ‘San Giuseppe’ di Acireale.
Una conferenza tenuta nel salone parrocchiale della chiesa di San Giuseppe da monsignor Giovanni Mammino, vicario generale della nostra diocesi, ha sottolineato l’imminente ricorrenza.
Le parrocchie: antefatto
Come espresso nella sua relazione, per alcune delle comunità che si apprestano a tagliare l’importante traguardo, la ‘parrocchialità’ è ben antecedente alla data ufficiale di costituzione. Per le parrocchie cittadine di ‘San Michele Arcangelo’ e ‘San Giuseppe’, in atto guidate dal parroco don Marcello Pulvirenti, la ‘parrocchialità’ ufficialmente risale infatti rispettivamente al 1571 ed al 1693.
E gli arcivescovi di Catania, monsignor Antonio Faraone e monsignor Andrea Riggio le dichiararono allora ‘chiese sacramentali filiali’ del Duomo di Catania. In esse, dunque, potevano essere celebrati tutti i sacramenti e soprattutto vi poteva trovare posto la fonte battesimale.
All’epoca, non esisteva ancora la diocesi di Acireale, sorta ufficialmente il 3 giugno 1872 e composta dall’unificazione di due parti territoriali: quella a nord (per intenderci da Giarre in sù) era appartenuta all’Arcidiocesi di Messina, la restante parte, invece (coincidente con il territorio delle 9 Aci) era appartenuta all’Arcidiocesi di Catania.
La data ufficiale di istituzione della diocesi acese è, in effetti, il 27 giugno 1844 con la Bolla ‘Quodcumque ad catholicae religionis incrementum’ di papa Gregorio XVI. Ma si attese fino al 1872 per non togliere territori alle preesistenti arcidiocesi prima della scomparsa dell’arcivescovo messinese.
L’esecuzione della ‘Bolla’ pontificia istitutiva della nuova diocesi fu affidata al vescovo di Caltanissetta monsignor Giovanni Guttadauro. Ed il primo vescovo, il nobile agrigentino monsignor Gerlando Maria Genuardi, fu consacrato da papa Pio IX nella Basilica vaticana in data 11 agosto 1872. Egli poi fece ufficialmente ingresso nella nascente diocesi il successivo 10 novembre dello stesso anno.
Le parrocchie del ‘Messinese’ e del ‘Catanese’
Nella parte già ‘messinese’ della nostra diocesi già esistevano molte parrocchie.
Diversamente, invece, accadeva nel territorio già ‘catanese’, dove l’istituzione delle parrocchie era osteggiata dal ‘Capitolo dei Canonici’ della Basilica Collegiata ‘Maria Santissima Annunziata’ poi divenuta la Cattedrale di Acireale.
In quest’ultimo territorio il vescovo era all’epoca l’unico parroco dell’unica parrocchia. Sin dal ministero del primo vescovo si notavano, tuttavia, fermenti che manifestavano la volontà di alcune comunità, allora ‘chiese Sacramentali filiali’ del Duomo acese, di addivenire ad una autonomia parrocchiale. Il vescovo monsignor Genuardi ed il suo successore e già Ausiliare monsignor Arista lasciarono la situazione invariata. Mentre maturava già l’idea di una necessaria complessiva riforma.
Questa si attuò con l’avvento del terzo vescovo monsignor Salvatore Bella, originario di Acicatena, affiancato dal vicario generale monsignor Giovanni Musumeci. Costui era già stato parroco della comunità di ‘San Giovanni Montebello (frazione di Giarre) che era stata la prima a lanciare l’idea, poi seguita da altre comunità ecclesiali della diocesi, di in nuovo ‘status’ parrocchiale, che poi doveva comunque ottenere il riconoscimento anche dello Stato. Ottenuta l’autonomia parrocchiale, dovevano essere assegnati alle comunità ecclesiali i parroci e l’assegnazione avveniva a seguito di regolare procedura concorsuale
Dunque, si tratta per le due comunità parrocchiali acesi solo dell’ufficializzazione di qualcosa che, in effetti, già era attivo. E dal 19 dicembre 1921 esse hanno iniziato il nuovo itinerario spirituale. Mentre già nel 1917, il nuovo Codice di Diritto Canonico aveva evidenziato la necessità che le diocesi provvedessero all’istituzione di nuove parrocchie.
La serata si concludeva con la consegna di una targa ricordo a mons. Mammino.
Nando Costarelli